Pagelle Vuelta a España 2022: Remco Evenepoel e Juan Ayuso simboli del nuovo che avanza, l’ultima di Vincenzo Nibali e Alejandro Valverde in favore dei compagni

Remco Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl), 10: Tre settimane quasi perfette per il predestinato belga, che corona una già splendida stagione con la vittoria che tutti aspettavano da lui, dimostrando di saper gestire anche molto bene la grande pressione a cui era sottoposto. Partito subito fortissimo, vive una leggera flessione in conclusione di seconda settimana, ma si gestisce bene e nella terza è pieno controllo, imparando dai suoi errori per riportare il Belgio sul gradino più alto di un GT dopo 44 anni. Aiutato anche dalla fortuna, mette un nuovo tassello nella sua già splendida carriera.

Juan Ayuso (UAE Team Emirates), 10: Salire sul podio al primo GT della carriera è per pochi, farlo a neanche venti anni è cosa praticamente unica (è il 2° più giovane della ultracentennale storia del ciclismo). Impressiona anche per il modo di farlo, correndo con intelligenza, senza farsi prendere dalla voglia di strafare, ma gestendosi, lasciando sfogare gli avversari per poi spesso rimontarli e superarli con una progressione che con il passare delle settimane impara a gestire in un crescendo di forma che è ulteriormente impressionante.

Mads Pedersen (Trek-Segafredo), 9,5: Tre tappe e una Maglia Verde dominata con grande determinazione, senza praticamente mai risparmiarsi. Un bilancio eccezionale per un corridore che conferma anno dopo anno quanto quella maglia iridata conquistata da quasi sconosciuto fosse stata più che meritata. Peccato non vederlo all’opera in Australia per cercare di vincerne un’altra… Ci aspettiamo invece di vederlo presto in lizza per un verde ancor più prestigioso e sarà uno spettacolo nello spettacolo.

Enric Mas (Movistar), 9: In salita gli manca il guizzo decisivo, ma sin dai primi giorni è l’unico in grado di seguire il dominatore. Costante e regolare per le prime due settimane, paga dazio a cronometro e nella terza non riesce a recuperare il gap accumulato, apparendo per la prima volta un po’ scarico. Il suo terzo secondo posto nel GT di casa lo rilancia dopo una stagione complicata, ancor prima mentalmente che fisicamente. Una reazione di forza importante per un corridore ancora giovane e con importanti margini di crescita.

Carlos Rodriguez (Ineos Grenadiers), 9: Una caduta rovina il suo ottimo GT d’esordio. In lotta per una top 5 e forse anche per il podio, finisce poi per scivolare giù da quelle splendide posizioni per le conseguenze dell’incidente subito, ma il risultato finale resta di altissimo spessore, fosse anche arrivato in maniera meno sfortunata. Classe 2001, in una squadra gremita di talenti si dimostra uno di coloro per i quali bisognerà lavorare in futuro.

Richard Carapaz (Ineos Grenadiers), 8,5: Arrivato con grandi ambizioni, dimostra da subito di non avere le gambe dei giorni migliori e nella prima settimana paga pesantemente dazio. Non si da per vinto e dalla seconda settimana emerge come cacciatore di tappa, portandosi alla fine a casa tre successi uno più bello dell’altro e la maglia a pois di miglior scalatore. Nel mezzo lavora anche per la squadra senza risparmiarsi ogni volta che non ha possibilità di vincere una tappa.

Thymen Arensman (Team DSM), 8,5: Una vittoria di tappa e tante prestazioni solide per tre settimane in crescita, tanto da giocarsela con i migliori nelle ultime salite della corsa. Dopo un bel Giro d’Italia, il longilineo scalatore classe 1999 conclude così una stagione di grandissima crescita che lo propone di diritto come uno degli uomini di un futuro ormai sempre più presente.

Primoz Roglic (Jumbo-Visma), 8: Vince una tappa, poi soffre, ma non crolla, stringendo i denti in attesa di tempi migliori, che prontamente arrivano. Se non era al suo meglio e non è detto che il ribaltone gli sarebbe riuscito, senza la caduta avrebbe sicuramente potuto dare spettacolo e ci avrebbe fatto divertire. Conferma comunque che quando è al via è sempre pronto a provarci, con una determinazione fuori dal comune. Unica nota davvero stonata la polemica e le accuse pubbliche in seguito alla sua caduta.

Jay Vine (Alpecin-Deceuninck), 8: Una prima settimana eccezionale che gli avrebbe probabilmente garantito la maglia a pois, oltre alle due splendide vittorie di tappa, non viene intaccata dal calo di condizione, né tantomeno dalla sfortunata caduta che lo costringe a salutare la corsa anzitempo.

Sam Bennett (Bora-hansgrohe), 8: Conquista le prime due volate di questa edizione, candidandosi come il velocista di riferimento, poi ci pensa il covid a farlo fuori. Ma quelle due vittorie non gliele toglie nessuno, confermando che merita le sue occasioni nei GT, ai quali tornava dopo due cocenti esclusioni.

Remi Cavagna (Quick-Step Alpha Vinyl), 8: Simbolo del grandissimo lavoro della formazione belga per il suo capitano, il francese è colui che passa più tempo in testa al gruppo in questa Vuelta, primo uomo di un gruppo di faticatori in cui spiccano anche Ilan Van Wilder (8) e Louis Vervaeke (7,5), mentre fa più fatica il comunque generoso Fausto Masnada (7), spesso usato diversamente. Si fa notare sin dai primi giorni anche Julian Alaphilippe (sv), che non fa in tempo ad esprimersi pienamente per colpa di una brutta scivolata.

Marc Soler (UAE Team Emirates), 8: Gestirlo non è semplice, ma dandogli la giusta dose di libertà il corridore catalano si esprime al suo meglio, conquistando una bella vittoria di tappa. Qualche volta non sembra gestirsi proprio nel modo migliore, ma se non riesce più a vincere si mostra anche molto utile nelle tattiche di squadra, con tanto lavoro al servizio dei compagni.

Kenny Elissonde (Trek-Segafredo), 7,5: Malgrado la taglia minuta, il grimpeur transalpino si vede più spesso in testa in pianura che in salita, sacrificando praticamente tutte le sue energie per la causa di Pedersen. Come lui i vari Dario Cataldo, Julien Bernard e Antonio Tiberi, che malgrado le proprie caratteristiche si convertono in uomini del treno dell’ex iridato, fondamentali per fare selezione, tenere la corsa chiusa e lanciarlo verso i suoi successi.

Fred Wright (Bahrain-Victorious), 7,5: Malgrado ci provi in ogni scenario e praticamente in ogni modo possibile, la vittoria non ne vuole sapere di arrivare. Corridore resistente e veloce, si dimostra uno dei cacciatori di tappe più interessanti del panorama internazionale e la vittoria di peso non tarderà ad arrivare.

Miguel Angel Lopez (Astana Qazaqstan), 7,5: Arriva in sordina, per poi crescere progressivamente. Quando tuttavia sembra arrivato il suo momento per mettere la freccia e dare una svolta alla sua Vuelta, inizia ad arrancare e non riesce a lasciare il segno come ci sarebbe atteso da un corridore come lui. Dopo quattro ritiri negli ultimi GT il quarto posto è chiaramente un buon punto di ripartenza, resta l’amaro in bocca perché resta lontano dal suo livello.

Rigoberto Uran (EF Education – EasyPost), 7,5: Per il settimo anno consecutivo centra la sua Top 10 in un grande giro, condendola peraltro con un bel successo che mancava ormai da cinque anni su questi palcoscenici. Non è il più appariscente, ma è concreto e i punti ottenuti faranno molto bene alla sua squadra.

Jesus Herrada (Cofidis), 7,5: Una vittoria di tappa e tanti tentativi per un corridore che si conferma ancora una volta affidabile per una squadra a sua volta in lotta per non retrocedere dal WorldTour. Rinunciate alle velleità di classifica che lo hanno attraversato per un paio d’anni, ha capito la sua dimensione ed è un ottimo interprete dell’arte della fuga.

Kaden Groves (Team BikeExchange-Jayco), 7,5: Al primo GT in carriera trova una importante vittoria di tappa in una delle poche occasioni in cui riesce a dire la sua. Un bottino importante in ottica retrocessione per una squadra che aveva appena perso il suo capitano

Joao Almeida (UAE Team Emirates), 7,5: Parzialmente oscurato dalle prestazioni del giovane compagno che hanno chiaramente anche sovvertito le gerarchie, il corridore portoghese ha corso tre settimane con il suo consueto stile, sulla difensiva e giocando di rimessa. Grazie alla sua costanza e le ottime capacità a crono, alla fine è uscito fuori un discreto quinto posto, a conferma della sua regolarità, condito anche da un buon lavoro al servizio di Ayuso le poche volte che gli è servito.

Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates), 7: Si presenta come ultimo uomo di un mini-treno potenzialmente letale, ma per colpa o per sfortuna le cose non sembrano mai realmente funzionare, dando comunque spesso l’impressione di averne più di quello che doveva essere il suo capitano. Una sensazione che si conferma pienamente l’ultimo giorno, quando chiude le tre settimane di corsa con un successo inatteso visto che ancora una volta doveva essere al servizio del compagno.

Ben O’Connor (Ag2r Citroën), 7: Dopo la delusione del Tour de France, si rilancia con una discreta Vuelta, nella quale ritrova progressivamente una buona condizione che gli permette di concludere con un buon piazzamento finale figlio di alcune buone prestazioni in salita, alle quali ha comunque faticato a dare costanza.

Louis Meintjes (Intermarché-Wanty-Gobert), 7: Dopo anni di quasi anonimato per ottenere piazzamenti, ora usa una strategia ben diversa e, se a livello di classifica stavolta il colpo non riesce, da vedere è molto più piacevole e probabilmente le soddisfazioni sono per lui anche maggiori. Superata ormai la soglia dei 30 anni va così a conquistare la sua prima vittoria in un GT, confermando una nuova strada che dovrà provare a seguire sempre di più

Alejandro Valverde (Movistar), 7: Tre settimane non proprio appariscenti per il murciano, che avrebbe sicuramente preferito chiudere con una ennesima perla. Ma questa volta, complici anche le necessità del team, deve fare molto più lavoro sporco e fa fatica a trovare spazio anche per emergere in prima persona. Da ottimo professionista si cala perfettamente nel compito, chiudendo comunque con un piazzamento a ridosso dei primi dieci, confermando di avere ancora qualcosa da dire malgrado i 42 anni. E nelle prossime settimane ce lo aspettiamo.

Samuele Battistella (Astana Qazaqstan), 7: Grinta, determinazione e coraggio, oltre che grandi capacità, hanno fatto di lui uno dei corridori più temibili in fuga. Purtroppo è costretto al ritiro dovendo rinunciare a continuare una corsa in cui la vittoria sembra aspettarlo. Ma l’appuntamento è solo rimandato perché la sua capacità di resistere in salita e il suo spunto veloce non potranno che premiarlo.

Tao Geoghegan Hart (Ineos Grenadiers), 6,5: Complice anche una caduta, è ancora lontano dalla condizione che nel 2020 gli ha regolato quello che sinora è il più bel trionfo della sua carriera. Il corridore britannico è tuttavia prezioso al servizio di colui che si impone come capitano del team, proponendosi spesso come possibile testa di ponte, oppure come supporto nei momenti di difficoltà.

Edoardo Zambanini (Bahrain-Victorious), 6,5: Al primo GT della carriera si fa vedere spesso e bene, confermando un primo anno tra i professionisti di ottimo livello. Non a caso, arriva un adeguamento di contratto.

Robert Gesink (Jumbo-Visma), 6,5: Finché ha un capitano per cui lavorare è interamente al suo servizio, come ormai è consuetudine in questi anni, lavorando anche lontano dalle montagne, ma quando ha la libertà di colpire si rivede un corridore completamente diverso, capace di grandi cose in salita, tanto da sfiorare il successo in una delle tappe più belle e importanti.

Jai Hindley (Bora-hansgrohe), 6: Il piazzamento nei dieci, risicato e sempre lontano dai migliori, è decisamente troppo poco per chi ha vinto il Giro, ma era anche la prima volta in carriera che affrontava due GT. Potrebbe uscire da questa sconfitta rafforzato, anche considerando che in terza settimana è apparso in crescita.

Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), 6: La gamba è ancora molto lontana da quella che nel 2019 sembrava averlo lanciato verso il successo al Tour, così come la testa è ormai diversa, ma lo scalatore francese ci mette sempre anima e cuore, dimostrando ancora sprazzi di grande qualità.

Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan), 6: Sognava sicuramente di salutare in modo migliore i grandi giri che tanto gli hanno dato, partendo proprio dalla corsa spagnola, che nel 2010 lo vide trionfare per la prima volta. Ci prova più volte, ma anche lui, come molti di coloro che hanno corso ad alti livelli il Giro, non ne ha rispetto a corridori più freschi (oltre che più giovani). Chiude comunque con grinta e generosità sino all’ultima giornata, pronto a mettersi al servizio della squadra.

Sergio Higuita (Bora-hansgrohe), 5,5: Venuto per fare classifica dopo aver specificatamente preparato questa corsa già dallo scorso inverno, complice anche qualche problema di preparazione è lontanissimo dal livello sperato sin dalle prime uscite. Qualche intoppo lo costringe ad uscire di classifica e prova lentamente a trovarsi una nuova dimensione, ma il riscatto non arriva.

Lawson Craddock (Team BikeExchange-Jayco), 5,5: Tre settimane all’attacco, ma sempre fuori tempo. Più volte è nell’azione giusta, sbagliando purtroppo per lui i tempi per muoversi, finendo così per spendere troppo al momento sbagliato. Peccato, la condizione non sembrava male.

Bob Jungels (Ag2r Citroën), 5: Si vede poco e male. Dopo le ottime prestazioni di inizio estate tra Svizzera e Tour, ci si aspettava sicuramente qualcosa in più.

Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan), 5: Arrivato in versione cacciatore di tappe e per dare una mano alla squadra quando necessario, il corridore kazako non lascia mai il segno, sparando a salve nelle poche occasioni in cui ha a tiro qualcosa.

Pascal Ackermann (UAE Team Emirates), 5: In assenza di un vero e proprio treno stavolta non riesce a combinare granché, malgrado avesse l’ultimo uomo potenzialmente più forte. A volte prova anche a fare completamente da solo, ma sbaglia regolarmente i tempi. Non gli manca molto, ma gli manca sempre qualcosa.

Tim Merlier (Alpecin-Deceuninck), 5: Un paio di piazzamenti son davvero troppo poco per un corridore che sinora nei GT riusciva sempre a lasciare il segno. Non proprio un passo indietro, ma sicuramente qualche segnale non proprio entusiasmante.

Bryan Coquard (Cofidis), 5: Continua a piazzarsi, mostrando lampi di grandissima qualità, ma per una cosa o per un’altra anche stavolta gli è mancato sempre qualcosa. Il numero di piazzamenti senza vittorie nella massima categoria fa riflettere.

Mikel Landa (Bahrain-Victorious), 5: Dopo il terzo posto al Giro d’Italia ci si aspettava obiettivamente di più. Lo si vede invece pochissimo, spesso solo nel momento in cui si stacca. D’altro canto, la maggior parte di coloro che hanno fatto il Giro hanno faticato e lui da subito aveva detto di essere lontano dalla condizione necessaria dopo una preparazione claudicante.

Mark Padun (EF Education – EasyPost), 5: Con tutte le attenuanti del caso per la situazione che vive il suo paese e chissà quante persone a lui care, qualche tentativo di fuga, senza mai essere realmente nel vivo dell’azione, è davvero troppo poco per un corridore che lo scorso anno ha cambiato squadra per cercare di ampliare i suoi orizzonti e puntare a traguardi importanti.

Sepp Kuss (Jumbo-Visma), sv: Fermato da una febbre che poi diventerà covid, lo statunitense sarebbe potuto essere uno dei protagonisti di questa corsa, ma ovviamente è impossibile saperlo.

Domenico Pozzovivo (Intermarché-Wanty-Gobert), sv: Non era quello dei giorni migliori, dovendo poi salutare al termine della seconda settimana dopo alcuni giorni di sofferenza.

Mike Woods (Israel Premier Tech), sv: Arrivato con grandi ambizioni, la sua Vuelta non dura neanche tre tappe.

Simon Yates (TeamBikeExchange-Jayco), sv: Arrivato alla corsa in buona condizione, ancora una volta è il covid ad avere ragione di lui, costringendolo al ritiro mentre era in lizza per un buon risultato.

Pavel Sivakov (Ineos Grenadiers), sv: Arriva con grandi ambizioni e ottima forma, ma la sfortuna è ancora una volta dietro l’angolo.

Davide Cimolai (Cofidis), 10: Ultimo uomo di Coquard, prova a pilotare il suo capitano come può, portando poi a termine la corsa. Simbolo di tutti coloro che hanno sudato portando a termine la corsa, un grande applauso anche per lui.

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