Pagelle Giro di Romandia 2017: Porte e Yates lasciano il segno, Froome e Meintjes nell’anonimato

Richie Porte (BMC), 9: La corsa non era cominciata nel modo migliore, ma da subito prova a rivalersi e quando arrivano le tappe decisive ribalta la situazione, dimostrandosi il più forte in salita, tra i migliori a cronometro. Dopo un mese di pausa, non era scontato farsi trovare così pronti, segno anche di una evoluzione non solo fisica, anche mentale. Certo, la concorrenza non era e non è stata irresistibile.

Simon Yates (Orica-Scott), 8,5: Se il colpaccio non gli riesce, il britannico ha il merito di aver provato a giocarsi le sue carte nel modo migliore, consapevole che aveva bisogno di guadagnare il più possibile in vista di una crono in cui avrebbe dovuto difendersi (cosa che ha saputo fare comunque molto bene). Con un percorso più duro, non sarebbe stato così semplice metterselo alle spalle.

Primoz Roglic (LottoNL-Jumbo), 8: Ancora una ottima prova dello sloveno, che conferma una costante crescita. Se dovesse riuscire a migliorare ancora un poco in salita, conservando tutta la sua potenza a cronometro diventerebbe un uomo molto pericoloso per tutti. Anche se chiaramente la sua tenuta e continuità sulle tre settimane resterebbe da vedere.

Fabio Felline (Trek-Segafredo), 8: Vincitore un po’ a sorpresa del prologo, dà prestigio alla sua vittoria difendendo benissimo la maglia gialla fino alla tappa regina. Pur perdendo la leadership, resta comunque nelle zone alte della classifica, andando poi a concludere con un ottimo quarto posto, battagliando nuovamente con i migliori nella crono finale.

Ion Izagirre (Bahrain-Merida), 7,5: Pimpante, il basco conferma di essere un corridore molto adatto a queste breve corse a tappe, facendosi trovare con i migliori, in salita come a cronometro. Non brilla, ma è regolare.

Stefan Kung (BMC), 7,5: Dopo due anni difficilissimi, torna a vincere nella corsa in cui si era lanciato prima di tutti i problemi. Più volte si fa notare per la sua determinazione, che alla fine gli vale la maglia di leader della classifica a punti. Un bel punto di ripartenza per un corridore ancora molto giovane.

Tejay Van Garderen (BMC), 7: Pur lavorando per Porte, lo statunitense resta nelle zone alte della classifica, facendo vedere un discreto stato di forma in vista del Giro d’Italia. A cronometro soprattutto è sempre tra i migliori, ma anche in salita non demerita. Se non avrà giornate storte, sarà un cliente al quale sarà meglio non concedere alcun vantaggio.

Michael Albasini (Orica-Scott), 7: La Romandia è il suo terreno di caccia preferito e l’elvetico sfrutta l’ottimo stato di forma dopo le Ardenne per farsi notare. Se le aspettative dopo un successo di tappa quasi inatteso vista la salita finale non sono state poi corrisposte, in realtà il suo lo aveva già fatto.

Elia Viviani (Sky), 7: Risponde nel modo migliore alla non convocazione al Giro. Dopo una lunga serie di secondi posti e piazzamenti vari finalmente arriva il successo tanto cercato, dopo oltre un anno di digiuno. Inutile sbottare contro la squadra, la miglior dimostrazione bisogna darla con i fatti e lui l’ha fatto.

Wilco Kelderman (Team Sunweb), 6,5: Non brilla, ma c’è. Senza acuti, il corridore neerlandese chiude la sua preparazione in vista del Giro con una prestazione solida, in salita e a cronometro. Si fa anche vedere un paio di volte davanti, probabilmente più per saggiare la gamba che per realmente attaccare, ma è lo spirito giusto.

Bob Jungels (Quick-Step Floors), 6,5: In vista del Giro forse ci si aspettava qualcosa in più, ma è evidente che non è qui che bisogna essere al meglio. Se a cronometro avrebbe potuto fare qualcosina in più, un suo leggero calo nella specialità potrebbe anche essere un buon segno per le sue prestazioni in salita.

Jesus Herrada (Movistar), 6,5: Piazzato nelle tappe, piazzato nella generale, lo spagnolo fa quel che può. Corre con attenzione e determinazione ogni giorno, ottenendo alla fine un buon risultato, prezioso per la squadra, alla quale dimostra di poter anche dare qualcosa in più in prima persona.

Emmanuel Buchmann (Bora-hansgrohe), 6,5: Dopo un bel Tour of the Alps, il corridore tedesco conferma le sue qualità con una prova interessante. A cronometro fa ancora evidentemente fatica, ma in salita ha modo di pungere e quasi ci riesce, correndo con coraggio, senza aver paura di rischiare. A 24 anni meriterebbe maggiori spazi per poter crescere.

Sonny Colbrelli (Bahrain-Merida), 6,5: Se la vittoria non arriva, non è certo per non averci provato. Terzo e primo del gruppo a Bulle, beffato dalla fuga, secondo il giorno dopo, battuto dal solo Viviani dopo il gran lavoro della squadra, il bresciano conferma di essere ormai prontissimo per il WorldTour. Tanto che spesso e volentieri è lui, con la sua squadra, a fare la corsa. Il suo status è ormai riconosciuto.

Diego Ulissi (UAE Team Emirates), 6: Qualche piazzamento, di tappa come nella generale, rende sufficiente la sua settimana. Purtroppo però così il corridore toscano resta in una dimensione intermedia, dalla quale certe volte sembra chiuso, quando invece è un corridore potenzialmente tra i più completi, di quelli che potresti vedere quasi sempre protagonisti.

Ilnur Zakarin (Katusha-Alpecin), 5,5: Non è in questa corsa che deve essere al massimo, ma al Giro manca poco e vederlo così spento, a subire la corsa, senza farsi notare né in salita né a cronometro non è un gran segnale. C’è tempo, ma sempre meno.

Chris Froome (Sky), 5: Per un corridore che punta al Tour de France, per il quale i primi mesi dell’anno sono soprattutto un riscaldamento, il risultato non è certo disastroso. D’altro canto vederlo far fatica in salita non è qualcosa di consueto, soprattutto con un livello tutto sommato non altissimo, su un percorso non durissimo. Bisogna anche dire che corre quasi con il freno a mano tirato, per evitare qualsiasi incidente, senza forzare troppo neanche il fisico visto il clima.

Rigoberto Uran (Cannondale-Drapac), 5: Ennesima prova al di sotto delle aspettative per il colombiano, che non si vede quasi mai, se non quando perde le ruote del gruppo. La sua primavera si conclude nel segno dell’attesa, di una forma che sembrava arrivare e che invece si è persa.

Louis Meintjes (UAE Team Emirates), 5: Dopo le Ardenne, primo obiettivo stagionale non proprio centrato, aveva un’occasione quantomeno di farsi notare. Il percorso non era proprio ideale per le sue caratteristiche, ma affrontandolo con più grinta avrebbe potuto cercare di lasciare una traccia. Per il momento, niente, ma il suo grande obiettivo è a luglio e ha tutto il tempo per farsi trovare pronto.

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