I Migliori Gregari del 2021: 1, Michael Mørkøv
Prosegue la nostra analisi dell’annata 2021, e lo fa con una novità. Dopo avervi proposto nelle ultime settimane i Migliori Momenti, le Sorprese e le Delusioni di questa stagione, quest’anno abbiamo infatti deciso di introdurre una nuova rubrica, dedicata a quei corridori che non hanno spesso l’occasione di alzare le braccia al cielo in prima persona ma che offrono un fondamentale contributo per i successi dei compagni di squadra: ovviamente stiamo parlando dei Gregari, di cui di seguito vi proponiamo la nostra top 10 del 2021. Nello stilare la classifica abbiamo tenuto conto non solamente di quei corridori che all’interno delle loro formazioni svolgono prevalentemente compiti di gregariato, bensì anche di coloro che solitamente hanno un ruolo diverso ma che, in un dato momento o in una data corsa, si sono particolarmente distinti al servizio di un loro compagno di squadra. Andiamo dunque a scoprire i dieci nomi che faranno parte della graduatoria, stilata dopo un confronto interno in redazione, che come al solito vi sveleremo a ritroso giorno dopo giorno durante questa settimana.
1. Michael Mørkøv
Michael Morkov non è uno di quei gregari che vedi spesso in testa al gruppo. Anzi, generalmente ci resta poche centinaia di metri: un lasso di tempo tuttavia sufficiente per lasciare il segno sulla corsa e, molto spesso, decidere chi sarà il vincitore del giorno. Da qualche stagione il danese, pistard tra i più forti della sua generazione, si è saputo ritagliare un ruolo di primissimo piano come lanciatore di volate. Un ruolo nel quale la sua esperienza nei velodromi torna preziosissima e che sa far fruttare al meglio. Anno dopo anno i velocisti della corazzata belga si alternano alla sua ruota, trovando in lui precisione e affidabilità. Il 2021 non ha assolutamente fatto eccezione e, anzi, sembra essere stato l’ennesima dimostrazione della grandissima classe del corridore scandinavo, il cui ruolo nel rilancio di Mark Cavendish è tutt’altro che secondario.
2. Tim Declerq
Nonostante il suo miglior risultato dell’anno sia stato il ventiduesimo posto nella tappa di Nimes del Tour de France 2021, anche in questa stagione Tim Declerq può essere considerato l’uomo che molte squadre avrebbero voluto nelle proprie fila. Pur non essendosi mai messo in mostra in primo piano, infatti, tutti gli appassionati di ciclismo sanno riconoscere alla perfezione la grande stazza del belga della Deceuninck – QuickStep per averlo visto tirare in testa al gruppo per ore e ore in molte occasioni. In tutte le gare a cui ha preso parte, il classe 1989 ha saputo dare un eccezionale supporto ai suoi compagni di squadra, tenendo sotto controllo le fughe o aiutando i capitani a mantenere le migliori posizioni del gruppo. Sono quindi tanti i corridori che a fine stagione lo hanno ringraziato per il prezioso lavoro fatto: una piccola parte dei successi ottenuti al Tour da Mark Cavendish, per esempio, è anche sua. Il ruolo del nativo di Leuven all’interno della sua squadra è stato così tanto evidente ed apprezzato, che ha ricevuto anche la convocazione in nazionale per il mondiale casalingo, dove è stato chiamato proprio a prendersi le responsabilità di guidare il gruppo nelle prime fasi di gara.
3. Daniel Martinez
Senza dubbio, è lo scalatore colombiano l’uomo più prezioso al fianco di Egan Bernal al Giro d’Italia quando la strada sale. Se il connazionale in Maglia Rosa mostra grande solidità nelle tre settimane, altrettanto fa il vincitore del Giro del Delfinato 2020, che spesso riesce a scortare fin sul traguardo il proprio capitano lasciandosi dietro anche diversi uomini di classifica, tanto che alla fine concluderà la corsa a Milano addirittura al quinto posto nella generale. E nell’unico momento di crisi del suo leader, a seguito degli attacchi di Joao Almeida e Simon Yates nella tappa con arrivo a Sega di Ala, è proprio il 25enne a incitarlo e a spronarlo a non mollare (come si può vedere nella bella foto qui sopra), con la Maglia Rosa che, grazie al suo lavoro, riesce a contenere i danni nei confronti dei rivali.
4. Pello Bilbao
Corridore capace di raggiungere ottimi risultati in prima persona, come evidenziano i piazzamenti ottenuti nelle ultime due stagioni, il 31enne spagnolo dimostra di non avere problemi nel mettersi anche a disposizione dei compagni di squadra. Emblema di ciò è sicuramente la tappa 20 del Giro d’Italia, nella quale lo scalatore della Bahrain Victorious porta fuori dal gruppo il suo capitano Damiano Caruso con un’azione in discesa a più di 50 chilometri dall’arrivo, tirando poi per tanti chilometri e permettendo così al siciliano di guadagnare un margine che alla fine gli consentirà di andare a conquistare la vittoria all’Alpe Motta e consolidare il secondo posto in classifica generale. Un perfetto lavoro da gregario che, una volta esauritosi, gli vale una semplice, ma altamente significativa, pacca sulla spalla di ringraziamento da parte del compagno di squadra, per quella che resterà una delle istantanee più belle della scorsa edizione della Corsa Rosa.
5. Jonathan Castroviejo
Lo spagnolo è uno dei corridori che più incarna il prototipo del gregario. Solido in salita, bravo a fare quello che chiede la squadra e a impostare il ritmo dei capitani, è sempre uno degli ultimi uomini in appoggio a Egan Bernal al Giro d’Italia, contribuendo per la seconda volta di fila alla conquista della corsa rosa da parte del team Ineos. Anche al Tour, poi, le ambizioni personali sono riposte nel cassetto e questa volta a beneficiare del suo aiuto è Richard Carapaz, che chiuderà poi la corsa sul podio. A dimostrare la grande forza dell’iberico in salita c’è più di un piazzamento in top 20 nell’ultima settimana della Grande Boucle, che dimostrano che ha accompagnato il suo capitano fino alle fasi finali delle tappe, svolgendo proprio il lavoro del perfetto gregario.
6. Davide Formolo
Il veneto è un altro di quei corridori in grado di fare da capitano in prima persona, ma anche di rendersi prezioso nei grandi successi dei compagni. Nella fattispecie, il corridore della UAE Team Emirates ha contribuito in prima persona alla stagione da record di Tadej Pogacar. Il veronese si è presentato al fianco dello sloveno già a marzo alla Tirreno-Adriatico mostrandosi fiero del suo ruolo (“per me è un onore lavorare per lui” le sue dichiarazioni ai nostri microfoni) per poi continuare alla grande la stagione già in primavera, piazzando l’accelerata decisiva per scremare il gruppo nel finale. Dopo un’occasione da capitano al Giro, poi, ha potuto contribuire al successo di Pogacar al Tour, stavolta restando a suo fianco fino alla fine dopo l’amaro ritiro dello scorso anno che gli aveva impedito di essere presente a festeggiare con i compagni all’ombra della Tour Eiffel. Infine, anche nelle classiche italiane dà il suo contributo, prendendosi anche qualche opportunità nelle corse in cui manca il capitano e festeggiandolo invece al Lombardia, corso ancora una volta fianco a fianco fino a che Pogacar non ha fatto la differenza su tutti.
7. Sepp Kuss
Se non militasse in una corazzata del livello della Jumbo-Visma, il 27enne scalatore originario di Durango (Colorado) sarebbe già una realtà delle corse a tappe. Invece di professione fa il gregario, con ottimi risultati. Quest’anno ha saputo alzare ulteriormente l’asticella accompagnando Jonas Vingegaard nell’insperato secondo posto al Tour de France e poi anche Primoz Roglic nel terzo successo consecutivo alla Vuelta a España. Tra tutte, si sono distinte le prestazioni di Andorra-la-Vieille al Tour, dove è riuscito a togliersi la soddisfazione di vincere la tappa partendo da lontano, e dei Lagos di Covadonga alla Vuelta. Il secondo posto alle spalle di Roglic ha suggellato il valore di un gregario che tutti vorrebbero.
8. Luis Léon Sanchez
Lo spagnolo, che spegnerà in questi giorni le 38 candeline, resta uno degli uomini più preziosi in gruppo. Fin dai tempi della Caisse d’Epargne si è sempre distinto per doti fisiche importanti, che gli permettono di essere competitivo su quasi tutti i terreni, e per un innato senso di squadra. Anche quest’anno, oltre agli obiettivi personali, è stato in grado di mettersi al servizio dei compagni nelle corse a tappe. Alla Parigi-Nizza e soprattutto al Giro d’Italia è stato l’uomo di fiducia di Vlasov e Izagirre, non risparmiandosi nelle tappe chiave. Difatti, nonostante l’età avanzata, non ha faticato a trovare una nuova collocazione per l’anno prossimo alla Bahrain-Victorious, dove si metterà al servizio di campioni del calibro di Mikel Landa e Damiano Caruso.
9. Gianni Vermeersch
Guardando ai suoi piazzamenti nelle classiche di primavera, si potrebbe pensare che il 29enne belga sia abitualmente il capitano della sua formazione in quelle corse. Come sappiamo, però, nella Alpecin-Fenix milita un certo Mathieu Van Der Poel, che anche se spesso dà l’impressione di non aver bisogno di una squadra attorno a sé, in realtà è ben supportato dai compagni, tra i quali un ruolo di primo piano lo svolge proprio Vermeersch, che ha aiutato il fenomeno neerlandese in corse come Strade Bianche (poi vinta dallo stesso MVDP), E3 SaxoBank, Gand-Wevelgem, Giro delle Fiandre e, a fine stagione, Parigi-Roubaix. Nonostante tutto il lavoro fatto, tuttavia, i piazzamenti del belga in queste gare sono di primissimo livello (tutte chiuse in top 15, addirittura settimo al Fiandre), sintomo di un corridore in grado di assistere al meglio il proprio capitano fino agli ultimi chilometri.
10. Filippo Ganna
Il corridore della Ineos Grenadiers non è solamente un grande campione capace di successi prestigiosi sia su strada che su pista, ma è anche in grado di svolgere un lavoro esemplare per i propri compagni di squadra. Un esempio di ciò è quanto fatto a inizio stagione alla Milano-Sanremo, quando mette in fila tutto il gruppo sia nel tratto appena precedente al Poggio, sia per quasi metà della salita stessa, non permettendo a nessuno di scattare nel tentativo di agevolare i capitani del team. Ovviamente, però, è soprattutto al Giro d’Italia che il campione del mondo delle prove contro il tempo mostra tutta la sua dedizione, passando molte tappe (anche quelle iniziali in Maglia Rosa) a prendere il vento in faccia, svolgendo un ruolo fondamentale nel successo finale di Egan Bernal. E anche in Nazionale il 25enne verbanese non fa mancare il suo contributo, come nella prova in linea degli Europei (poi conquistata da Sonny Colbrelli), dove il suo lavoro permette per diversi chilometri al gruppo di tenere sotto controllo i fuggitivi.
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