Pagelle Giro d’Italia 2018: Froome da lode, Dumoulin si conferma – Bennett e Viviani quasi pari – Flop UAE e Israel
Chris Froome (Sky), 10 e lode: Non solo il Giro lo vince, ma come lo vince è qualcosa che tutti coloro che lo hanno vissuto ricorderanno per sempre (al netto della possibile squalifica, l’impresa verso Bardonecchia resta scolpita nella memoria). Partito malissimo, aggiungendo una caduta ad una forma volontariamente ancora claudicante, il Keniano Bianco ha il merito di non voler mollare, mentre tutti intorno a lui sembrano non aspettare altro. Rimane, fatica, lotta, cade, perde, risorge, cede, fino al capolavoro lanciato sul Colle delle Finestre. Ha già vinto quattro Tour e una Vuelta, ma questa vittoria (seppur con una Spada di Damocle pendente) è il suo capolavoro.
Tom Dumoulin (Team Sunweb), 9: Sulla sua strada trova più forte di lui e deve inchinarsi, ma lo fa con grande dignità, lottando fino alla fine senza mai mollare, anche quando energie non ne ha più. Se qualcuno poteva avere dei dubbi che lo scorso anno potesse essere stato un momento di grazia, il campione uscente dimostra che nei GT ormai bisogna fare decisamente i conti con lui, un corridore che in salita fai fatica a staccare e che a cronometro ti batte. Ormai, è un riferimento della disciplina.
Elia Viviani (QuickStep – Floors), 9: Il velocista della QuickStep – Floors è il re delle volate in questa edizione del Giro. Quattro i successi a partire dai due in Israele. L’unica giornata no è sul traguardo di Imola, ma Viviani si riesce a riscattare nel migliore dei modi il giorno dopo quando fa sua la tappa di Nervesa della Battaglia. Fin dalla prima tappa in linea inoltre mostra grande interesse per la maglia ciclamino, andando poi ad indossare questa prestigiosa maglia anche sul traguardo finale di Roma, dove deve arrendersi a Bennett, pur festeggiando la conquista della classifica a punti.
Richard Carapaz (Movistar), 8,5: L’ecuadoriano è la vera rivelazione di questo #Giro101. Capitano di una squadra spagnola alla partenza molto contestata per l’assenza dei suoi tre moschettieri, il sudamericano da subito corre con grande attenzione, ben scortato dagli esperti compagni. Con il passare dei giorni migliora, anche se inizialmente viene sottovalutato, tanto da essere lasciato andare a Montevergine di Mercogliano, dove con uno scatto perentorio si prende anche tappa e secondi preziosi. Fino all’ultimo in lotta per Maglia Bianca e podio, ci prova come può.
Simon Yates (Mitchelton-Scott), 8,5: Venuto con grandi ambizioni, ci va davvero vicino. Dominatore assoluto delle prime due settimane e mezzo, correndo da padrone in salita e limitando in maniera sorprendente a cronometro, il giovane britannico sembrava ormai in grado di respingere tutti gli assalti, ma un crollo vertiginoso gli toglie tutto. Nel suo borsino restano comunque tre tappe, una quarta regalata e tanta consapevolezza. E scusate se è poco.
Sam Bennett (Bora – Hansgrohe), 8,5: L’irlandese purtroppo trova sulla sua strada Viviani in questa Corsa Rosa, altrimenti chissà dove sarebbe potuto arrivare. Il bilancio alla fine parla di tre vittorie ed altri cinque podi. In alcune tappe poteva forse ottenere di più, visto che non è riuscito a fare la sua volata alla perfezione, ma il bilancio finale rimane ovviamente molto positivo.
Miguel Angel Lopez (Astana), 8: Il colombiano forse brilla meno di quanto ci si poteva aspettare in salita, con un inizio abbastanza sofferente, ma alla fine chiude sul podio, continuando a crescere mentre gli altri intorno a lui saltano. Certo, senza quei cedimenti improvvisi sarebbe forse anche fuori dai cinque, ma il demerito è degli altri, non certo suo. Unica pecca del suo Giro resta la tappa mancata, anche se forse ancor di più il tatticismo esasperante con cui si è spesso rifiutato di collaborare. Anche se, alla resa dei conti, ha avuto lui (e soprattutto quella vecchia volpe di Giuseppe Martinelli), portandosi a casa anche la Maglia Bianca.
Mikel Nieve (Mitchelton – Scott), 8: Giro da incorniciare per lo spagnolo. Fino al traguardo di Bardonecchia supporta nel migliore dei modi Chaves e soprattutto Yates, rimanendo sempre al suo fianco. Dopo il crollo del suo capitano però ha carta bianca e risponde presente nel migliore dei modi imponendosi nella penultima tappa della Corsa Rosa dopo una bella azione da lontano.
Pello Bilbao (Astana), 7,5: A crono costruisce, in salita cementifica. Da bravo manovale il basco non si fa notare più di tanto, lavorando a testa bassa, senza clamore. Intorno a lui i grandi nomi attaccano e saltano, mentre lui prosegue la sua opera invisibile ma così efficace. Alla fine chiude in sesta posizione una prestazione di grande solidità, in cui ha anche lavorato per il capitano designato in alcuni frangenti. Fuori dalla lotta per le primissime posizioni, sarà il primo degli altri.
Davide Formolo (Bora – Hansgrohe), 7.5: Formolo si ricorderà a lungo la giornata dell’Etna. Quel mancato cambio della ruota costa infatti caro allo scalatore italiano che quel giorno perde 5 minuti. Rimpianti che aumentano vedendo l’andamento in salita con il corridore della Bora – Hansgrohe è sempre con i migliori. Alla fine centra la Top10 in generale che era l’obiettivo alla partenza, ma senza la tappa dell’Etna il risultato poteva esser sicuramente migliori.
José Gonçalves (Katusha – Alpecin), 7.5: Il portoghese prima di questo Giro era visto come un corridore veloce in grado di difendersi bene sulle brevi salite. In queste tre settimane però il corridore della Katusha – Alpecin si riscopre uomo da Grandi Giri, chiudendo la corsa con uno splendido quattordicesimo posto nella generale.
Jack Haig (Mitchelton – Scott), 7.5: Giò l’anno scorso alla Vuelta l’australiano aveva fatto un ottimo lavoro al servizio dei capitani. Quest’anno Haig ha confermato tutte le sue qualità visto che spesso è lui a fare il ritmo in salita, frazionando il gruppo.
Patrick Konrad (Bora-hansgrohe), 7,5: Un altro che compie la sua opera in silenzio, senza voler strafare, con calma e la pazienza di un’ape operaia. Fin dall’inizio fluttua intorno alla decima posizione, senza clamore, senza spiccare, ma correndo sempre con grande regolarità. Quella che gli permette di restare a galla, conscio dei suoi limiti, mentre davanti e intorno a lui gli avversari esplodono.
Sam Oomen (Team Sunweb), 7,5: Non si vede molto, dovendo soprattutto lavorare per il suo capitano, ma con il passare dei giorni emerge sempre più. Regolarmente uno degli ultimi gregari a cedere il passo, è autore di un ottimo finale in crescendo, confermando che in futuro potrà sicuramente puntare a risultati importanti nei GT.
Wout Poels (Sky), 7.5: Altro Grande Giro solido per il corridore della Sky. Sempre al servizio di Chris Froome è lui a frantumare il gruppo sullo Zoncolan, favorendo poi la vittoria del suo capitano. Bravo ad aiutare Froome anche il giorno dopo quando il britannico vive una giornata molto difficile. Nell’ultima settimana è sempre presente tanto da chiudere la generale al dodicesimo posto, nonostante il suo ruolo di gregario, subito davanti ad un altro elemento molto prezioso, Sergio Henao (7), mentre meno brillante è stato David de la Cruz (6,5), che comunque ha saputo fare il suo nello scacchiere Sky, così come un sempre presente e completo Salvatore Puccio (7).
Domenico Pozzovivo (Bahrain-Merida), 7,5: Assolutamente perfetto, anche se forse a tratti troppo remissivo, il corridore lucano sembrava destinato a coronare il suo sogno di podio, con la possibilità anche di regalarsi una bellissima favola. Tutto si stravolge invece sul Colle delle Finestre, dove perde le ruote dei migliori e deve dire addio alle sue giustificate ambizioni. A 35 anni, resta comunque il suo miglior Giro della carriera. Nella botte piccola il vino invecchia ancora meglio…
Maximilian Schachmann (QuickStep – Floors), 7.5: Il tedesco sarà da seguire con grande attenzione in futuro. Al suo primo Grande Giro si comporta molto bene, soprattutto nella prima settimana. Da dimenticare la seconda settimana invece, complice alcuni problemi fisici, prima del riscatto a Prato Nevoso, nella diciottesima tappa della Corsa Rosa quando centra una splendida vittoria dopo una bella fuga da lontano.
Enrico Battaglin (Lotto NL – Jumbo), 7,5: Il corridore italano ritorna grande protagonista. Dopo un avvio di stagione abbastanza anonimo il portacolori della Lotto NL – Jumbo sfiora il colpaccio a Caltragirone quando però si deve accontentare del terzo posto. Si prende la sua rivincita il giorno dopo, battendo nettamente tutti gli avversari sul traguardo di Santa Nifa. Dopo il successo non si accontenta e prova il bis, centrando due quarti posti fra cui quello sorprendente sul traguardo di Montevergine di Mercogliano, quando è uno dei pochi non scalatori a rimanere in gruppo, a conferma di un talento poliedrico che pochi possono vantare.
Matej Mohoric (Bahrain – Merida), 7,5: L’ex Campione del Mondo continua la sua stagione super. Anche al Giro conferma tutte le sue qualità, lavorando alla perfezione sia per Pozzovivo che per pilotare nei finali allo sprint Bonifazio. Ciliegina sulla torta la vittoria di Gualdo Tadino dopo una bella azione nel finale. Si dimostra fra i gregari più preziosi a tutto tondo, riuscendo anche a dire la sua in prima persona quando ne ha l’occasione.
George Bennett (LottoNL-Jumbo), 7: Prestazione convincente del neozelandse che torna sui livelli del 2016 quando si piazzò nella Top10 della Vuelta. Malgrado un inizio in cui sembra al livello dei migliori, il portacolori della Lotto NL – Jumbo non ha giornate con veri e propri acuti, ma, malgrado il calo successivo, neanche grandi giornate di crisi e alla fine chiude la corsa all’ottavo posto della generale.
Carlos Betancur (Movistar), 7: Il colombiano sulla carta era l’uomo di punta della Movistar per la classifica generale. Nelle prime due settimane le prestazioni sono anche abbastanza buone, facendo corsa parallela con Carapaz. Nell’ultima settimana poi decide di sacrificarsi proprio per il più giovane compagno, chiudendo comunque la corsa nella Top15.
Giulio Ciccone (Bardiani-CSF), 7: Questo Giro d’Italia fa segnare importanti conferme e passi in avanti per il 23enne azzurro. Migliora il proprio piazzamento in classifica generale rispetto al 2017 e, soprattutto, dimostra solidità quando la strada sale. Vicino al successo nella penultima tappa di Cervinia, riesce anche a battagliare con i big sullo Zoncolan, facendo ben sperare per il futuro.
Marco Frapporti (Androni – Sidermec), 7: Un Giro all’attacco per il corridore della Androni – Sidermec. Tantissimi i chilometri all’attacco per il lombardo che vince di conseguenza il Premio Fuga Pinarello. Ennesima dimostrazione di cuore e gambe non comuni.
Fausto Masnada (Androni Giocattoli-Sidermec), 7: Il primo Giro d’Italia del giovane italiano è assolutamente positivo. In classifica chiude tra i migliori cinque italiani, riuscendo soprattutto anche a farsi vedere in fuga, così come tutta la Androni. Non può che migliorare.
Ben O’Connor (Dimension Data), 7: Dopo un ottimo avvio di stagione il giovane neoprofessionista della Dimension Data si comporta bene anche al Giro. Con il crollo di Meintjes si ritrova con i gradi di capitano nella squadra sudafricana e risponde presente. Alla partenza della diciottesima tappa era infatti dodicesimo in classifica generale a soli 45 secondi dalla Top10, un piazzamento che era alla portata di O’Connor visto il crollo di Yates e Dennis. Una caduta in discesa però interrompe il sogno, con il corridore costretto al ritiro. Da seguire con grande attenzione in futuro.
Thibaut Pinot (Groupama – FDJ), 7: Giro molto particolare per il francese. Per due settimane rimane in lotta per il podio, ma l’ultima settimana per lui si rivela molto difficile. Dopo una cronometro negativa delude anche a Prato Nevoso, prima di rilanciarsi il giorno dopo quando sul traguardo di Bardonecchia quando risale al terzo posto della generale. Nella penultima tappa però un vero e proprio crollo che lo fa uscire dalla Top10 e lo costringe a non ripartire il giorno dopo nell’ultima tappa per via della polmonite.
Sebastien Reichenbach (Groupama-FDJ), 7: È il gregario più fedele di Pinot e, se il capitano non fosse crollato proprio a un passo dal podio, gran parte del merito sarebbe stato suo. Più volte è lui l’ultimo dei gregari a staccarsi dai big quando parte la bagarre, rivelandosi fondamentale soprattutto nel giorno del Colle delle Finestre, a conferma di poter essere a sua volta competitivo sulle tre settimane.
Tim Wellens (Lotto FixAll), 7: Il belga centra il suo secondo successo in carriera al Giro con una splendida vittoria a Caltagirone. Prova il bis ad Imola, ma complice alcuni problemi di salute è costretto a chiudere in anticipo la sua Corsa Rosa. Si conferma un gran bel cacciatore di tappe.
Niccolò Bonifazio (Bahrain – Merida), 6,5: Nonostante non arrivi la vittoria il suo bilancio a fine Giro è tutto sommato abbastanza positivo. Nelle volate di gruppo è spesso e volentieri uno dei protagonisti, centrando tre podi. Deve ancora crescere, ma considerando che si è trovato di fronte due corridori in grandissima forma, non c’era forse molto più che potesse fare.
Valerio Conti (UAE Team Emirates), 6,5: Il corridore romano è una delle poche note positive in casa UAE Team Emirates in questo Giro insieme a Marco Marcato (6,5 anche per lui). Spesso e volentieri all’attacco, conferma ancora una volta buone qualità in salita, anche se non riesce a portare a casa un risultato di prestigio.
Luis Leon Sanchez (Astana), 6,5: Tantissimo lavoro per il capitano, spesso facendo male al gruppo, ma anche tanti tentativi di attacco. Uno dei corridori più in vista di questa edizione del Giro per la sua costante grinta e presenza nelle posizioni di vertice. Personalmente non riuscirà a concludere quanto sperato, ma il suo impegno per la squadra viene premiato col bel risultato del capitano.
Giovanni Visconti (Bahrain-Merida), 6,5: Tantissima fatica per il siciliano che svolge al meglio i suoi compiti di gregariato, che sia per attaccare o per difendere, riuscendo anche a farsi notare in prima persona. In particolare è protagonista nella sua isola, dove conquista un secondo posto di tappa non privo di rimpianti.
Alexandre Geniez (AG2R La Mondiale), 6,5: Il corridore francese non si vede mai nelle tre settimane di corsa, tanto che solo ad Osimo è riuscito a piazzarsi nella Top5 di tappa. Nonostante ciò il portacolori della AG2R La Mondiale fa una corsa molto solida, chiudendo la classifica generale a ridosso della Top10. Un risultato importante, pensando soprattutto al suo rendimento nelle ultime due stagioni al Giro, non riuscendo a chiudere la corsa nel 2016 e nel 2017.
Mattia Cattaneo (Androni – Sidermec), 6,5: Il lombardo sperava in un Giro diverso. La frattura della clavicola rimediata alla Coppi e Bartali condiziona il suo percorso di avvicinamento e nelle prime settimane di corsa non riesce a mettersi in mostra come voleva. Con il passare delle tappe però la situazione migliora e prova diverse fughe da lontano con l’obiettivo di vincere una tappa. Ci va molto vicino a Prato Nevoso, quando perde contatto solo nei metri finali e taglia il traguardo al terzo posto.
Alessandro De Marchi (BMC), 6: Un Giro all’attacco per il Rosso di Buja. Prova spesso ad entrare nelle fughe da lontano, ma purtroppo per lui il gruppo non gli lascia mai spazio. Tanta fatica, ma purtroppo risultato praticamente inesistente.
Manuel Belletti (Androni-Sidermec), 6: Non c’è molto spazio per un corridore come lui, ma ci prova in continuazione, gettandosi nella mischia come e quando può, sia nelle volate che provando l’azione da lontano. Contribuisce con coraggio a rendere un successo il Giro della sua squadra.
Kenny Elissonde (Sky), 6: Inizialmente il francese non si vede praticamente mai, complice anche alcuni problemi al ginocchio, ma alla distanza viene fuori ed è lui a piazzare l’accelerazione finale che mette in rampa di lancio il suo capitano sul Colle delle Finestre. A piccole dosi, ma fondamentali.
Jakub Mareczko (Wilier – Selle Italia): 5,5: Dopo i due secondi posti dell’anno scorso, il velocista italo-polacco inizia il suo Giro con l’obiettivo di far sua una tappa. Alla prima occasione centra il secondo posto, ottenendo poi altri due piazzamenti nella Top6 sia a Eliat che a Praia al Mare. Sul Gran Sasso vive una giornata difficile, staccandosi subito, chiudendo così in anticipo la sua Corsa Rosa. Una pecca non da poco.
Rohan Dennis (BMC), 5,5: L’australiano non sembra ancora pronto a puntare a fare classifica in un Grande Giro. Vince la cronometro di Rovereto e a Gerusalemme ci va vicino, ma anche lui si deve arrendere ai tapponi alpini. Resiste fino a Prato Nevoso, ma poi crolla definitivamente tra Bardonecchia e Cervinia chiudendo a quasi un’ora da Froome.
Robert Gesink (LottoNL-Jumbo), 5,5: Prova più volte la fuga e chiude in crescendo con un incoraggiante secondo posto a Cervinia. Dopo un inizio di stagione complicato è un bottino comunque onorevole, anche se non basta per poter considerare sufficienti le sue tre settimane.
Darwin Atapuma (UAE Team Emirates), 5: Il colombiano non si vede mai nelle tre settimane di corsa. Se nella prima parte della corsa questo era in parte giustificato dal suo ruolo in supporto ad Aru lo stesso non si può dire per la seconda parte della Corsa Rosa, dopo che il suo capitano è uscito di classifica. Anche in queste tappe finali non è infatti mai riuscito a farsi trovare fra i protagonisti.
Gianluca Brambilla (Trek – Segafredo), 5: Parte con l’idea di puntare ad un buon risultato in classifica generale. Nei primi arrivi in salita perde però un po’ troppo terreno e quindi è costretto a rivedere i suoi piani. Prova allora a mettersi in mostra con qualche fuga da lontano, ma non riesce a lasciare il segno neanche con delle azioni dalla lunga distanza. Ha il merito comunque di provarci appena possibile.
Esteban Chaves (Mitchelton – Scott), 5: Giro dai due volti per il colombiano. Nella prima settimana di corsa in Italia è uno dei grandi dominatori, come testimonia la bella vittoria sull’Etna. La seconda settimana però si apre nel peggiore dei modi per lui, vivendo una giornata da incubo che lo porta a perdere minuti su minuti, uscendo di classifica. La situazione non cambia nelle giornate successive con il colombiano che perde terreno ogni volta che c’è anche un breve strappetto, riuscendo a dare ben poco contributo alla causa del capitano. È comunque rimasto sino alla fine, sempre soffrendo ma sempre stringendo i denti.
Ben Hermans (Israel Cycling Academy), 5: Partito con importanti ambizioni di classifica, crolla subito alle prime difficoltà. Non si vede mai tra i primi e, pur tentando fortuna in fuga, non riesce a lasciare il segno.
Tony Martin (Katusha – Alpecin), 5: La speranza del tedesco era quella di vestirsi di rosa dopo la crona inaugurale. Quel giorno però Martin delude un po’ le aspettative, chiudendo la tappa al nono posto. Si prova a riscattare nella crono di Rovereto e quel giorno la prova è sicuramente migliore, anche se sulla sua strada trova un super Dennis che gli nega la soddisfazione. Nel mezzo anche qualche tentativo di allungo, mai andati a buon fine.
Sacha Modolo (EF – Drapac), 5: Al via del Giro ci si aspettava qualcosa in più dal velocista italiano. A Eliat sfiora il successo di tappa, ma alla fine quello sarà l’unico podio centrato nell’edizione numero 101 della Corsa Rosa.
Jarlinson Pantano (Trek – Segafredo), 5: Il colombiano era uno degli uomini più attesi nel caso di fuga da lontano in tappe di montagna o collina. In realtà il portacolori della Trek – Segafredo qualche attacco lo prova, ma senza mai dare l’impressione di poter dire la sua.
Nicolas Roche (BMC), 5: Alla partenza del Giro partiva come co-capitano di Dennis e si poteva pensare ad un suo piazzamento finale nei primi 15. Fin dalle prime tappe però Roche fatica più del dovuto, perdendo minuti su minuti prima del ritiro nella quindicesima tappa.
Kristian Sbaragli (Israel Cyclin Academy), 5: Il velocista toscano aveva una grande occasione in questo Giro con pochi grandi sprinters al via. Il risultato non è quello sperato, complice anche molta sfortuna in alcune tappe, con Sbaragli che centra solo un piazzamento nei primi 10.
Michael Woods (EF-Drapac), 5: Ci si aspettava una prestazione che confermasse l’ottima Vuelta 2017 disputata dal canadese e invece non riesce a lasciare il segno. Solo Wellens gli impedisce il successo di tappa a Caltagirone e per metà Giro riesce anche a rimanere nelle parti alte della classifica. Tenta un attacco azzardatissimo a Sappada e poi scompare del tutto, chiudendo il Giro a oltre un’ora da Froome.
Diego Ulissi (UAE Emirates), 4,5: Impalpabile il Giro d’Italia del 28enne toscano. Mai in corsa per un successo di tappa, si accontenta di una buona regolarità che lo porta a concludere questa edizione nei primi trenta. Forse in alcune circostanze chiuso dalla presenza di Aru, ci si aspettava sicuramente di più.
Louis Meintjes (Dimension Data), 4: Altra prova da dimenticare per il sudafricano. Rimbalza sul primo arrivo in salita della corsa e nelle successive frazioni la situazione non migliora. Corsa molto negativa che si conclude con un ritiro anticipato.
Fabio Aru (UAE Team Emirates), 4: Giro da dimenticare per il corridore sardo. Già nella cronometro inaugurale le sensazioni non sono delle migliori visto che perde forse più di quanto ci si aspettava. Brutte sensazioni confermate anche nei primi arrivi in salita quando perde ulteriore terreno. Il crollo definitivo fra Zoncolan e Sappada quando sembra volersi ritirare. Stringe i denti e con una buona cronometro manda buoni segnali in vista magari di un attacco da lontano per vincere una tappa. Un attacco che però non arriva visto che nella terz’ultima tappa sale in ammiraglia pochi chilometri dopo il via. Qualcosa non è andato, da capire cosa.
Andrea Guardini (Bardiani – CSF), s.v.: Ritorno al Giro da incubo per il corridore della Bardiani – CSF. Già in Israele Guardini non è al meglio tanto da non riuscere a disputare lo sprint nella seconda e nella terza tappa. Con l’arrivo in Italia la situazione non migliora, ma anzi peggiora con il velocista italiano costretto ad alzare bandiera bianca dopo un un attacco febbrile.
Edoardo Zardini (Wilier – Selle Italia), s.v.: Molto attivo nelle tappe siciliane della Corsa Rosa. Nella giornata dell’Etna prova una fuga da lontano, ma in una caduta poco prima dell’imbocco della salita finale si procura una frattura della clavicola, chiudendo così con largo anticipo il suo Giro.
Giuseppe Fonzi (Wilier – Selle Italia), 10: Per il secondo anno consecutivo il portacolori della Wilier – Selle Italia è la maglia nera della Corsa Rosa. Un obiettivo che porta a termine con impegno, riuscendo a chiudere in coda alla corsa anche quando passa la giornata in fuga, quasi una missione per lui. Il suo è un voto comunque anche simbolico per premiarlo, così come gli altri 148 corridori che hanno portato a termine le tre settimane di corsa. Che già di per sé è una piccola grande impresa.
Adam Hansen (Lotto-FixALL), 20: Come il numero di GT consecutivi a cui partecipa, portandoli tutti a termine. Non c’è altro da dire.
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mi auguro che la vicenda salbutamolo si risolva positivamente per froome . per me sinceramente quello che ha fatto nella tappa del colle delle finestre vale anche di più di un giro d’italia è stata una vera e propria impresa che rimarrà nella storia di questo sport. ora sono curioso di vedere come arriverà al tour … storicamente al secondo gt va sempre più forte come l’anno scorso alla vuelta . I suoi avversari probabilmente saranno i 3 movistar , con nibali e bardet e ci metto anche lo stesso bernal (non credo farà il gregario … quanto piuttosto la seconda punta in casa sky)