Daniele Colli a 360 gradi: “Sogno le nostre Professional unite per creare una WorldTour”

È sempre un piacere incontrare Daniele Colli. Conosciuto dal grande pubblico più per gli sfortunati eventi che hanno condizionato negativamente la sua carriera che per i suoi successi, l’ex portacolori della formazione di Scinto oltre ad essere stato un corridore molto promettente e completo, è persona competente e carismatica, intenditore del mondo delle due ruote nel quale ha subito trovato nuovo ruolo una volta appesa la bici al chiodo (e già nei suoi ultimi anni in sella aveva avviato un suo progetto). L’abbiamo incontrato il mese scorso alla presentazione dello Speeder team, una squadra elvetica Under23 ed élite con la quale collabora per chiedergli della sua vita giù dai pedali e un suo punto di vista sulla situazione dei corridori azzurri e sulla stagione appena iniziata.

Daniele, hai chiuso la carriera con una formazione cinese due anni fa. Di cosa ti occupi ora?
Fortunatamente prima di smettere ho pensato a cosa fare da grande e ho deciso di aprire una piccola azienda, la Becyclist, che produce abbigliamento tecnico e casual per i ciclisti e organizzo eventi. Lo scorso anno ne ho organizzati due, uno per City Life e uno per Eicma, che replicherò anche nel 2019 e per me si è aperto un mondo: io ero abituato a presentarmi e partecipare alle gare, invece non è così semplice, perché dietro ad un evento c’è un lavoro eccezionale. Pensa che nei due mesi precedenti lavoravo tutto il giorno fino a notte fonda e poi una volta a letto non riuscivo a dormire perché pensavo a tutto quello che avrei dovuto fare il giorno successivo. Se mi dovessero chiedere “sei più teso alla partenza della Sanremo o la mattina dell’evento?” risponderei senza esitazione alla seconda, perché hai molte più responsabilità.

Da velocista, come vedi gli azzurri e le tue aspettative per questa stagione visto che il percorso dei mondiali potrebbe anche riservarci un arrivo in volata?
Sono ottimista perché i velocisti in Italia ci sono e abbiamo Viviani che è il numero uno, perché se pedala come l’anno scorso andrà molto lontano. Nizzolo è in ripresa, ha avuto un problema al ginocchio lo scorso anno, ma secondo me bisogna puntare ancora forte su di lui perché è molto forte. Poi c’è questo giovane Moschetti che è la novità, ma ha già vinto e ha dimostrato di saperci fare. Molti dicono che in futuro potrebbe essere anche meglio di Nizzolo, perché va molto bene anche in salita. Non lo conosco personalmente, ma ho grandi aspettative su di lui e, vista la giovane età, ha davanti a sé la possibilità di crescere ed affermarsi. Per il Mondiale se fossi Cassani punterei ovviamente su Viviani. Non dimentichiamoci poi Trentin che ha già vinto in questo inizio di stagione e Colbrelli che, oltre ad essere un ottimo sprinter, lo vedo come l’uomo di punta del nostro movimento per le Ardenne.

A parte le ruote veloci quali sono gli altri italiani che vedi protagonisti della stagione?
Moscon farà sicuramente bene e sono curioso di vedere cosa farà Filippo Ganna con la Sky perché credo possa fare il salto di qualità, soprattutto nelle classiche come la Parigi Roubaix che ha già vinto da Under23. Poi per le gare a tappe abbiamo Nibali e Aru che speriamo si riprenda e possa tornare al suo vero livello. Non abbiamo tanti corridori come una volta, ma i nostri sono fortissimi.

Leggendo i favoriti della Corsa Rosa sembra proprio che abbiamo superato i francesi rispetto al Tour. Qual è il tuo punto di vista e il tuo pronostico?
Il Tour de France a livello mediatico e di risultato è diverso al Giro. Anche se il percorso sembra più semplice, è difficilissimo vincerlo, quindi tanti hanno puntato sul Giro convinti che i migliori avversari puntassero sulla Grande Boucle. Ma a parte le battute è vero, al Giro avremo tutti i migliori e per assurdo per Froome sarà molto più facile vincere in Francia perché non vedo grossi avversari, mentre qui da noi potrà davvero succedere di tutto perché ci saranno grandi campioni a battagliarsi, ma non ci saranno squadre stradominanti come la Sky al Tour. Quindi in alcune tappe potrà succedere di tutto. Poi i tracciati del Giro sono insidiosi e difficili, mentre nella corsa transalpina trovi tappe lineari e salite regolari, mentre qui ci sono le salite più dure d’Europa e ne vedremo delle belle. A livello di favoriti vedo Dumoulin che verrà per vincere, ma noi abbiamo Nibali che è assolutamente al suo livello e poi parlano tutti di questo Bernal che in salita va fortissimo. Il Giro è perfetto per lui.

Il movimento azzurro non avendo formazioni di primo livello punta tutto sugli inviti. Come vedi le nostre quattro formazioni professional considerando anche la riforma del ciclismo che le coinvolge direttamente?
Le nostre professional si stanno muovendo bene in vista della nuova riforma e si sono ben attrezzate, però devono fare i conti con il budget. Perché a fronte di una disponibilità di circa due milioni di euro per coprire la stagione devono fare i conti e confrontarsi con realtà da 20 milioni e quindi fanno quello che possono e si difendono egregiamente. È bello vedere che RCS abbia dato un’ultima possibilità prima della riforma a tre formazioni italiane su quattro di partecipare al Giro, anche se purtroppo è rimasta fuori la mia ex squadra, la Neri-Selle Italia – KTM. A quanto pare con questa riforma sarà davvero dura rivederle al via del Giro e devono davvero darsi da fare su tutti i fronti per affermarsi. Sarebbe bello magari vedere un giorno queste formazioni unite per fare una WorldTour. Sarebbe un sogno, ma per assurdo potrebbe cambiare le sorti del ciclismo italiano.

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