Ciclomercato, Alex Turrin si ritira a 26 anni: “Non c’erano le condizioni per continuare, non aveva senso tornare in una Continental”

Alex Turrin dice addio alla sua carriera da corridore, a soli 26 anni. Decisivo per l’atleta bellunese il mancato accordo per il rinnovo di contratto con la Wilier-Selle Italia, squadra con cui ha corso le sue uniche due stagioni da professionista dopo l’anno alla Unieuro Wilier. Il classe ’92 appende la bicicletta al chiodo senza aver ottenuto un successo tra i pro, nonostante i numerosi piazzamenti: quest’anno ha centrato la top ten al Giro dell’Appennino e al Tour de Taiwan, chiusi in nona posizione, mentre nel 2016 era arrivato terzo al Sibiu Cycling Tour e secondo al Tour de Serbia. Il ciclista veneto ha deciso di non cercare una nuova sistemazione in una squadra Continental, scendendo di categoria, dopo aver constatato l’impossibilità di accasarsi in una Continental Pro.

Il corridore ha spiegato la propria scelta in un’intervista al Corriere delle Alpi: “Non c’erano più le condizioni per continuare e così ho preferito dire basta e pensare concretamente al futuro. Ho preso la decisione a fine novembre, dopo aver valutato bene come non ci fossero le condizioni né per rimanere alla Wilier né per trovare un’altra sistemazione in una Professional. In questo momento dell’anno, a meno che uno non si chiami Peter Sagan, accasarsi è una missione impossibile, o quasi. Forse avrei potuto trovare posto in una Continental, ma fare un passo indietro, per tornare a fare un’attività più dilettantistica che professionistica, non mi andava. Le Continental possono andare bene per un ragazzo di vent’anni, perché gli consentono di fare esperienza all’estero, ma non per un atleta di 26 anni. No, decisamente meglio fermarsi, reinventarsi ed entrare il prima possibile nel mondo del lavoro”.

Turrin è soddisfatto di ciò che ha fatto, anche se con il senno di poi cambierebbe una decisione: “Non ho rimpianti. Come atleta ho fatto tutto quello che dovevo fare, ho fatto il professionista al 100%. E credo di aver dimostrato che quando stavo bene potevo dire la mia nel gruppo. Ora, visto come tutto si è concluso, dico che mi sarei mosso diversamente la scorsa estate nel cercare un contratto. Ma lo dico ora, quindi conta nulla. Sono sereno, tranquillo. Mi dispiace smettere a 26 anni, certo, ma la vita non sempre ti sorride e bisogna guardare avanti, non indietro”.

Infine il veneto ha ripercorso i momenti migliori e peggiori della sua carriera: “Il momento più alto lo ho raggiunto la scorsa primavera, tra il Tour of the Alps e il Giro dell’Appennino, passando per il Giro d’Italia. Ecco, il Giro, il mio primo e unico, è stato la parte di carriera che mi ha dato le emozioni maggiori. E credo di non aver sfigurato. Il momento peggiore è stata la doppia rottura del femore, la prima volta nel 2013, la seconda nel 2014. È stato durissimo risalire in bici. La bicicletta mi ha permesso di girare il mondo, vedere culture diverse, conoscere tante persone e aprirmi la mente. Spero che questo mi serva per costruirmi il futuro. Continuerò a pedalare, un atleta rimane atleta. Mi piacerebbe anche rimanere nel mondo del ciclismo, anche se non so ancora con quali modalità”.

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