Alpecin-Fenix, tanta Italia col nuovo co-sponsor e non solo: Philip Roodhooft si aspetta “molto” da Kristian Sbaragli

C’è moltissimo fervore attorno alla Alpecin – Fenix. La squadra belga presentata ieri, nuova veste della Corendon-Circus, vive una inaspettata dimensione grazie all’esposizione mediatica di Mathieu van der Poel, asso del ciclocross e astro nascente su strada. Polivalente per vocazione, la Alpecin – Fenix parteciperà quindi ad eventi su strada, di ciclocross e di mountain bike sia in ambito maschile che femminile. Non di secondo piano è la forte italianità di questo nuovo progetto, grazie non soltanto all’ingaggio di Sacha Modolo e Kristian Sbaragli, ma soprattutto grazie a FENIX®, marchio dell’azienda Arpa Industriale di Bra, in provincia di Cuneo, dedicato allo sviluppo e produzione di materiali innovativi per applicazioni verticali e orizzontali per cucine, hospitality, healthcare, trasporti, bagni ed elementi di arredo.

Per Fenix è la prima esperienza di sponsorizzazione nel campo del ciclismo – commenta Sandro Marini, Corporate Communications Manager di Arpa Industriale in un comunicato –  siamo estremamente entusiasti di aver abbinato un nostro brand che ha una distribuzione internazionale a una squadra dal valore mondiale come quella capitanata da Mathieu van der Poel e a questo si aggiunga il fatto che la squadra è impegnata su più fronti sportivi e, ultimo ma non certo per importanza, che ha scelto di valorizzare anche la presenza femminile nel ciclismo”.

I fratelli Philip e Christoph Roodhooft, che dirigono la squadra, provano a sviare un po’di attenzione dal solo van der Poel: “Mathieu è il numero uno assoluto, non c’è dubbio. Ma vediamo anche il campione belga Tim Merlier, che ha un profilo diverso, come leader a pieno titolo – precisa poi Philip Roodhooft a Wielerflits –  punteremo su Tim in altre situazioni. Ha dimostrato di poter vincere. A lungo termine vediamo bene anche Petr Vakoč. Se raggiunge di nuovo il livello del 2016, almeno. E personalmente mi aspetto molto da Kristian Sbaragli. Ha terminato sesto nel GP di Montreal, tra i primi 15 nella Freccia del Brabante. Manca ancora la vittoria, ma non deve migliorare molto per vincere”.

Tuttavia, il calendario completo deve ancora essere stilato del tutto: “Fino ad ora, ci siamo concentrati principalmente sulla stesura del calendario fino al mese di maggio compreso – precisa – Stiamo ancora aspettando una serie di risposte da ASO, ma gli incontri sono andati beni. Stanno andando bene anche con RCS, ma ovviamente non possiamo dire nulla. Speriamo di ottenere le WildCard o gli inviti che vogliamo. È stato elaborato un piano ideale, ma ciò non significa oggi che saremo in grado di completarlo del tutto”.

Aggiunge poi di non voler “perdere l’opportunità” di vincere l’Europe Tour 2020, potendo così contare sull’invito di diritto a tutte le corse WorldTour per il 2021: “Deve essere principalmente il risultato di qualcosa, non tanto un obiettivo”.

Roodhooft mette anche fine alle speculazioni sul budget della squadra, che qualcuno aveva addirittura avvicinato ai dieci milioni di euro: “Non siamo così in alto. Diciamo che il nostro budget è triplicato, ma siamo lontani dai budget del WorldTour. L’anno scorso abbiamo effettivamente fatto cose che non rientravano nel nostro bilancio e abbiamo esaurito le riserve accumulate negli anni passati. Quindi anche in parte le recupereremo”.

Con un contratto in tasca fino al 2023, l’idea è quella creare un rapporto a vita con van der Poel: “Stiamo gradualmente pensando a un sodalizio come Poulidor e Mercier o Boonen e Lefevere. È questo il nostro sogno finale? Per me e Christoph sarebbe soprattutto la conferma che non solo abbiamo preso ma anche dato, ma è ancora troppo lontano per lavorarci già”.

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