AIOCC, Renzo Oldani dopo l’incontro tra gli organizzatori: “Ipotesi safety car. Italia deve trovare più voce a livello internazionale”

Il patron della Tre Valli Varesine Renzo Oldani ha detto la sua riguardo le corse fermate dal maltempo, ma non solo. Il direttore della Società Ciclistica Alfredo Binda, che nel mese di ottobre ha dovuto prendere la decisione sofferta di fermare e cancellare l’edizione 2024 della classica lombarda per via della pioggia torrenziale e delle strade allagate, ha parlato di quanto è stato discusso ieri a Riva del Garda durante l’assemblea generale della AIOCC, ovvero l’Associazione Internazionale degli Organizzatori di Corse Ciclistiche. Oldani, intervistato ai microfoni di RadioCorsa, ha rivelato che durante l’incontro si è discusso anche di safety car nel ciclismo e ha poi posto l’accento sulla necessità per il ciclismo italiano di trovare più voce a livello internazionale.

“Si stanno cercando delle soluzioni, oggi si parlava addirittura di dover fare una safety car come in Formula 1. Potrebbe essere un’idea – ha detto il patron della Tre Valli riguardo il forte maltempo che, causa cambiamento climatico, mette sempre più a rischio le corse ciclistiche – L’importante è che non si fermino le corse creando un danno agli organizzatori, a tutto il ciclismo, agli appassionati principalmente. Questa è la cosa più importante”.

Un altro aspetto che preoccupa chi organizza gare ciclistiche è un calendario sempre più fitto di appuntamento di alto livello. “La preoccupazione maggiore per gli organizzatori è quella del continuo aumento del calendario – evidenzia Oldani – si parla di altre 14 corse WorldTour in più, che porterebbe sicuramente, quantomeno all’Europa e agli organizzatori, già colmi di organizzazione, una concorrenza insostenibile. È un momento difficile per il ciclismo, il ciclismo italiano deve trovare più voce sicuramente a livello internazionale, questa è la cosa che ci preme di più”.

Spesso però le decisioni più importanti vengono prese dall’alto, dall’Unione Ciclistica Internazionale. “Non basta voler fare, voler impegnarsi, le decisioni dell’UCI volano sopra le nostre teste. Spero che l’UCI tenga conto della storicità delle corse – ha poi sottolineato – Direi che in alcune nazioni è giusto promuovere il ciclismo, però in altre è giusto fare il ciclismo dove ci sono tanti appassionati, tanta gente che lo segue e dove c’è la storia. È difficile che si tenga conto di questo in un momento in cui l’economia detta le leggi. Speriamo che qualcuno alzi la voce a livello internazionale e aiuti il ciclismo italiano“.

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