Marco Pantani, Procura di Rimini apre terza inchiesta sulla morte del Pirata: “Nuovi elementi che potrebbero introdurre novità processuali”

La Procura di Rimini apre nuovamente l’inchiesta sulla morte di Marco Pantani. Il fascicolo sulla morte del Pirata, avvenuta il 14 febbaio 2004, è stato aperto per la terza volta dopo che nei giorni scorsi il procuratore capo Elisabetta Melotti e il sostituto procuratore Luca Bertuzzi hanno ascoltato per un paio d’ore la madre del campione romagnolo, che ha consegnato un memoriale di 51 pagine nel quale viene nuovamente raccontata tutta la vicenda e i suoi interrogativi che da allora rimangono sospesi. A seguire Tonina Pantani sono gli avvocati Fiorenzo e Alberto Alessi, che hanno preso in mano il caso dopo che la famiglia aveva rotto con i precedenti legali. Il fascicolo, aperto contro ignoti per omicidio, riprende dunque un caso che nel 2016 era stato archiviato, cercando di ripartire da nuovi spunti che all’epoca non erano emersi.

In particolare sarebbe un’audizione del 7 gennaio 2020 di Fabio Miradossa alla commissione parlamentare a far ripartire i sospetti che non si tratti di suicidio. “Marco è stato ucciso, l’ho conosciuto 5-6 mesi prima che morisse e di certo non mi è sembrata una persona che si voleva uccidere – aveva spiegato colui che fornì l’ultima dose al Pirata e che per questo nel 2005 patteggiò una pena per spaccio – Era perennemente alla ricerca della verità sui fatti di Madonna di Campiglio, ha sempre detto che non si era dopato”.

L’obiettivo dunque è nuovamente cercare di fare chiarezza sugli ultimi giorni di vita di Marco Pantani. “Mamma Tonina chiede di capire una volta per tutte se il figlio è morto per un mix di antidepressivi con la cocaina assunta precedentemente oppure se ci sono altri motivi – spiega l’avvocato Florenzo Alessi al Corriere di Bologna – Non è detto si aprano scenari clamorosi. Non faremo indagini di parte in qualità di difesa ma suggeriremo alla Procura elementi che potrebbero introdurre novità processuali rimettendoci con rispetto all’attività dei magistrati”.

Tonina Pantani spiega dunque le sue ragioni al Resto del Carlino: “Ho ripercorso tutta la vicenda. Ero e resto convinta che non sia venuta fuori ancora tutta la verità sulla morte di Marco, su quello che è accaduto all’hotel nelle ore e nei giorni precedenti alla morte […] Ho fatto tante battaglie ma in passato mi sono affidata ad avvocati che probabilmente non mi hanno consigliato a dovere. Mi auguro che questa volta venga messa la parola fine sulla tragedia di Marco. Non ci interessano vendette, vogliamo solo verità e giustizia”.

La commissione antimafia ha intanto consegnato alla Procura nuovi atti emersi durante gli interrogatori. “La Procura ha già sentito a lungo mamma Tonina e sta lavorando con grande serietà grazie al coordinamento della procuratrice generale Elisabetta Melotti – aggiunge il team legale al Corriere della Sera – Tonina e il marito, dopo anni di battaglie, hanno bisogno di mettersi il cuore in pace e l’unico modo di farlo è rileggere tutte le carte, dissecretare le testimonianze chiave e chiudere una vicenda che si trascina da 17 anni: qualunque verità emerga, la accetteremo”.

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