Vincenzo Nibali tra passato e futuro: “Mi dispiace non avere vinto la Liegi. Al momento non vedo corridori italiani all’altezza di vincere un Grande Giro”

Vincenzo Nibali tra pochi giorni sarà ufficialmente un ex corridore. Il 38enne campione del ciclismo azzurro ha deciso di appendere la proverbiale bicicletta al chiodo dopo 18 anni di professionismo ricchi di soddisfazioni con le maglie di Fassa Bortolo, Liquigas, Astana (l’ultima proprio nel 2022), Bahrain-Merida e Trek-Segafredo. I grandi successi del messinese hanno fatto gioire l’Italia per oltre un decennio, dalla Vuelta 2010 ai Giri d’Italia 2013 e 2016, passando per lo storico Tour de France 2014, sedici anni dopo Marco Pantani. Il suo talento gli ha permesso anche di vincere numerose classiche, tra cui spiccano due Lombardia, una Sanremo, ma non la Liegi-Bastogne-Liegi.

“Penso di aver avuto il maggior numero di presenze a Lombardia e Liegi-Bastogne-Liegi. In effetti la Liegi mi piaceva molto e mi dispiace un po’ di non averla vinta, ci sono andato molto vicino ma va bene così, bisogna anche sapersi accontentare nella vita, spiega a Gianluca Suardi di Global Cycling Network. Non è riuscito a fare di più soprattutto a causa di avversari molto forti: “Nelle corse a tappe lo erano senza dubbio Chris Froome e Alberto Contador. Nelle gare di un giorno è stato sicuramente Valverde a prendersi la scena”.

Le fortune dei capitani, si sa, le fanno anche i gregari: “Ho passato gran parte della mia carriera quasi sempre con lo stesso compagno i stanza, Alessandro Vanotti. Era molto calmo, c’era sempre molta quiete, a volte arrivavo molto tardi in camera perché avevo fatto mille cose tra interviste e premiazioni e quando entravo trovavo tutto già sistemato”.

Il suo più grande rammarico restano la caduta ai Giochi Olimpici di Rio, arrivata quando era in corsa per la medaglia d’oro, e il Mondiale casalingo i Firenze nel 2013: “Sono arrivato a entrambe queste gare in una forma straordinaria, ma a Firenze è stata una giornata difficile con strade molto scivolose, mentre a Rio sappiamo tutti come è andata”.

Archiviato il passato, bisogna pensare al futuro ma sembra che al momento il regno di Nibali non abbia eredi: “In questo momento, per le corse a tappe, non vedo corridori italiani all’altezza, magari si potranno costruire fisicamente e mentalmente in futuro, ma ora – mi dispiace dirlo – bisognerà aspettare un po’”, è costretto ad ammettere. Sul fronte corse di un giorno vede invece maggiori prospettive: “Ci sono diversi italiani che possono ancora crescere e magari vincere una Monumento. Primo fra tutti Ganna, in pista ha vinto praticamente tutto, ora dovrebbe concentrarsi di più sulle Monumento. Bagioli potrebbe fare qualche passo in avanti e sta crescendo anche Battistella. Non ha ancora vinto ma ha quella grinta, La Cazzimma come si dice in napoletano! Ciccone è in una fase che deve concretizzare di più. Sono tutti lì, ma serve quel qualcosa in più per fare la differenza“.

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