UAE Emirates, Tadej Pogačar alla vigilia del Lombardia risponde sui sospetti nei suoi confronti: “Il ciclismo soffre ancora del suo passato. Stupido rischiare la salute per 10 anni di carriera”
Tadej Pogačar risponde ai dubbi di chi vede qualcosa di sospetto nel suo dominio nel mondo del ciclismo. A margine delle domande relative a Il Lombardia 2024, ultimo grande obiettivo di una straordinaria stagione, lo sloveno non si è tirato indietro nel rispondere ad alcune domande legate al suo 2024, al suo dominio di questa stagione e ai sospetti che i risultati da lui raggiunti negli ultimi mesi hanno fatto nascere in alcuni appassionati e addetti ai lavori. Nello specifico, al corridore della UAE Team Emirates è stato chiesto di rispondere ad alcune dichiarazioni del direttore del Tour de France Christian Prudhomme che, intervistato dal giornale francese La Dépêche du Midi, aveva nei giorni scorsi risposto ad una domanda su come avrebbe reagito nell’ipotesi di un eventuale coinvolgimento di Pogacar in un caso di doping.
“Il ciclismo è uno sport in cui in passato gli atleti facevano tutto quello che potevano al loro corpo per migliorare, senza sapere che cosa avrebbe causato per la loro salute e rischiando così la loro vita – spiega il nativo di Klanec nel corso della conferenza stampa svoltasi alla vigilia della Classica delle Foglie Morte – Un sacco di ragazzi sconosciuti, neanche i vincitori, oggi sono probabilmente malati o hanno qualche problema di salute fisico o mentale a causa di quello che hanno fatto al loro corpo negli ultimi 20-30 anni. La mia sincera e umile opinione è che il ciclismo abbia sofferto molto a causa di quegli anni. Non c’era fiducia ed è compito di noi corridori riconquistarla. Ma non c’è niente che possiamo. Possiamo solamente fare la nostra corsa e sperare che le persone inizino a crederci”.
Il 26enne prosegue augurandosi che in futuro i tifosi e gli appassionati possano dimenticarsi delle pagine buie della storia del ciclismo: “Nello sport c’è sempre bisogno che ci sia un vincitore, e sarà sempre il vincitore ad attirare i sospetti di aver barato. Magari tra qualche generazione le persone si dimenticheranno di Armstrong e degli altri, che hanno fatto quello che hanno fatto, e riusciranno a voltare pagina”.
Nato nel 1998, anno buio per il ciclismo, Pogačar è ben lontano da quel passato: “Nella mia esperienza personale credo che il ciclismo sia uno degli sport migliori […] nel quale gli atleti cercano di essere più in salute e non di stare peggio solo per raggiungere le performance migliori […] Ci stiamo rendendo conto che il ciclismo è uno sport veramente pericoloso. Così come quando hai un problema cardiaco, non ci si può spingere oltre il limite, bisogna rimanere in salute. Se vuoi mettere a rischio la tua salute per 10 anni di carriera è uno spreco della tua vita ed è una cosa stupida“.
In conclusione il fenomeno sloveno fa anche un accenno a chi si lamenta del suo dominio, sostenendo come sia solo questione di tempo prima che arrivi qualcun altro a spodestarlo: “C’è un dominio dappertutto. C’è dominio nel mondo degli affari, c’è dominio nel tennis, nella NBA, nel calcio. In tutti gli altri sport si assiste al dominio di alcune squadre o di alcuni atleti. Credo che ci sia sempre il dominio per qualche anno al massimo, e poi, ad un certo punto, arriva un nuovo talento, un nuovo ragazzo più giovane, più affamato o una squadra migliore. A quel punto ci sarà un cambio generazionale e ci sarà qualcuno di nuovo a dominare, è così che funziona nella vita“.
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