Team DSM, Romain Bardet ha trovato nuovi stimoli: “Il cambiamento di cui avevo bisogno, mi sono divertito perché non ero leader unico”

Romain Bardet non è solo Tour de France. Se fino a poco più di un anno fa la prima immagine che associavamo al corridore transalpino era proprio quella della Grande Boucle, oggi, dopo la prima stagione nelle vesti del Team DSM, l’ex maglia a pois si è mostrato un corridore più completo ed anche interessante, capace di spaziare e uscire dalla propria zona di comfort per cercare di migliorarsi, come atleta e come persona. Già in passato protagonista in alcune corse di un giorno, vedi il podio mondiale ad Innsbruck e quelli a Strade Bianche e Liegi – Bastogne – Liegi, l’ex corridore della Ag2r La Mondiale ha ora cominciato ad allargare ulteriormente i suoi orizzonti.

É stata esattamente la mossa di cui avevo bisogno“, esordisce il trentunenne intervistato da cyclingnews, togliendo subito agli appassionati il dubbio che questa possa esser stata una scelta forzata da problematiche con la sua ex squadra: “Ero felice alla AG2R, ma allo stesso tempo dovevo cambiare, sarei potuto rimanere lì per altri quattro o cinque anni perché mi sentivo come in una famiglia, ma allo stesso tempo avevo bisogno di persone che mi spingano oltre“.

Una scelta coraggiosa, che lo ha costretto a guardarsi allo specchio e a correre il rischio: “Questa mossa mi ha fatto uscire dalla zona di comfort e avevo molto da perdere, lo devo ammettere”. Con altrettanta sincerità il classe 1990 guarda al suo rapporto col Tour de France: “Dovevo essere onesto con me stesso. Ho vissuto una favola con il Tour de France fino al 2018. Andavo avanti in quel modo, ma non potevo rimanere su quella strada per il resto della mia carriera perché stava diventando ovvio che non stava più funzionando”.

Conscio di ciò, per la prima volta dal suo debutto tra i professionisti Bardet non ha corso il GT francese, ma ha cambiato meta, partecipando al Giro d’Italia per la prima volta nella sua carriera prima di schierarsi a fine stagione alla Vuelta a España: “Potevo andare al Tour e dire che ambivo alla Top 10, che è sempre un gran risultato, ma anche nel 2018 sono arrivato sesto, ed è stato il mio miglior Tour per certi versi, ma le persone continuavano a dire ‘cosa sta facendo? Non è cosi bravo…’ Quindi ho sentito di dover fare qualcosa”.

Nei due GT l’ex AG2R ha lottato molto, soffrendo anche alcuni problemi fisici causa cadute, ma è riuscito anche a conquistare una vittoria alla Vuelta, nella quale ha anche lottato a lungo per la maglia a pois azzurri, poi conquistata dal suo compagno Michael Storer. Per la prima volta inoltre si è visto svolgere del lavoro in funzione di altri corridori: “Alla Vuelta c’erano giorni in cui lavoravi per gli sprint e il giorno dopo lottavi per le fughe nelle tappe di montagna. É stato veramente bello e divertente, era il tipo di ciclismo che stavo cercando”. Una bella differenza con la formazione precedente, in cui invece tutto il lavoro veniva svolto soltanto per lui, generando una situazione molto stressante per tutti: “Mi sono veramente divertito quest’anno in bici precisamente perché non ero l’unico leader. Quando corri 21 tappe di un GT con un solo obiettivo e tutti i ragazzi lavorano per te può essere difficile, magari anche noioso”.

Un clima diverso, con un’organizzazione nuova e più dinamica, nonché una mentalità più combattiva, sembra dunque essere quello che ci voleva per il 31enne transalpino, che è tornato a far parlare di se e già strizza l’occhio al Tour de France 2022: ” Mi piacerebbe tornare al Tour, ma penso che farlo corrispondere anche con un altro GT sia difficile. […] Vorrei fare due grandi giri nello stesso anno e ha funzionato bene con Giro e Vuelta quest’anno, anche se il percorso del Tour è adatto a me l’anno prossimo. Vedremo se posso fare la differenza, ma dobbiamo essere furbi perché ci sono corridori più forti di me. Penso di poter lottare per i primi cinque ed il podio se le cose vanno bene, ma se ci sono Pogacar, Bernal e Roglic devi essere intelligente e scegliere il GT più adatto a te“.

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