Parigi-Nizza 2024, il trionfatore Matteo Jorgenson: “Ero venuto qui pensando al podio, non mi aspettavo di vincere. Cambiare squadra la decisione migliore della mia carriera”

È un Matteo Jorgenson visibilmente rilassato e sognante quello che ha parlato ai nostri microfoni al termine della ottava tappa della Parigi-Nizza 2024. Il vincitore della breve corsa a tappe francese durante la frazione conclusiva è stata l’unico in grado di tenere la ruota di uno scatenato Remco Evenepoel. Il belga della Soudal-QuickStep è poi andato a prendersi la vittoria di tappa, lasciando la maglia gialla meritatamente sulle spalle dello statunitense della Visma | Lease a Bike. Nella lunga intervista che ci ha concesso nel dopo tappa lo scalatore 24enne ha voluto ripercorrere i passi che lo hanno portato alla conquista di questa prestigiosa breve corsa a tappe.

Alla prima tappa dicevi che non pensavi alla classifica generale. Come ti senti nell’essere il vincitore di questa Parigi-Nizza, una delle corse a tappe più storiche e blasonate?
”È una cosa folle, veramente folle. Come hai detto tu, non sono venuto qui con le aspettative di vincere la Parigi-Nizza, ma speravo di salire sul podio. Anche Marc Reef, il nostro direttore sportivo, in una telefonata prima della corsa per discutere sulle tattiche della settimana mi aveva detto che sarebbe stato felice di una Top 10. Era quello che il team si aspettava. Io ho risposto che la Top 10 non era il motivo per cui venivo qui, dopo essere arrivato due volte ottavo (nel 2021 e nel 2023, ndr) e che volevo puntare a un risultato migliore. Gli avevo detto che secondo me il podio era possibile. Lentamente nel corso della settimana questo obiettivo è stato sempre più realistico, ma è stato solamente ieri sera che ho iniziato a sentirmi più nervoso al pensiero che potevo vincere la corsa”.

Lo scorso anno qui a Nizza eri già a un ottimo livello. Cosa pensi dei tuoi progressi e di come ti sei evoluto come corridore da classifica generale?
”Sicuramente significa molto. Non sono qui a dire che vincerò un grande giro o che sono un grande corridore, ma questa settimana è stata veramente bella. La Parigi-Nizza è una corsa che mi si addice parecchio e credo che posso continuare a far bene nelle corse di una settimana. Voglio solamente provare a godermi questa vittoria”.

Nella tua squadra c’è una grande competizione per essere il leader in una corsa a tappe. Come la vivi?
”È una cosa positiva. Penso di essere in un team che spinge i suoi corridori a dare il meglio e se vuoi avere le tue opportunità devi fare dei sacrifici, allenarti al meglio e cercare di essere al miglior livello per guadagnarti queste opportunità. Credo di essere in un ambiente perfetto”.

L’attacco di Remco sulla Côte de Peille si è poi rivelato positivo anche per te e per la tua classifica generale?
”Seguire Remco quando attacca non è mai così piacevole, ma sì, me lo aspettavo al 100%. A inizio giornata pensavo partisse subito dopo il traguardo volante, ma poi la tappa è diventata caotica molto prima e lui lo ha intuito ed è partito nel momento giusto. Pedersen aveva appena finito di tirare e io me lo aspettavo al 100%, ero alla ruota di Remco in attesa. Ci ha provato tre volte e alla fine siamo riusciti a toglierci Brandon [McNulty – ndr] di dosso. Era ciò che volevo, e quando è successo ho iniziato a dare il cambio a Remco e gli ho detto che poteva avere la tappa se continuava a correre con me. Fortunatamente abbiamo lavorato molto bene insieme, è stato un onore stare davanti con un campione così”.

Tu abiti vicinissimo a dove si sono svolti i chilometri finali di questa tappa, cosa ti è passato per la testa percorrendo queste strade in gara?
”La discesa della Moyenne Corniche è la strada che faccio per tornare a casa alla fine di ogni allenamento. È stata una sensazione abbastanza strana, perché solitamente facendola a fine allenamento penso che ho finito di fare il mio lavoro e ho avuto la stessa identica sensazione anche in corsa. È stato un momento particolare, ma mi sono sentito veramente a mio agio”.

Quest’anno hai cambiato squadra. Come questo cambiamento ti ha permesso di fare un passo in avanti?
”Sì, ho fatto un passo in avanti. Non posso dire che sia un passo enorme, ma in questa squadra si prendono cura di ogni singolo dettaglio. Non facciamo nulla di diverso rispetto alle altre squadre, ma facciamo ogni singola cosa al meglio. Hanno una mentalità che mette le prestazioni al centro in ogni aspetto, nutrizione, viaggi, management… I dirigenti vogliono che tu sia felice, è un piacere essere in un team così. Credo che sia la miglior decisione della mia carriera, in tanti pensavano fosse un’idea stupida per me andare in una squadra dove devo correre al servizio di Jonas [Vingegaard] al Tour de France. Ma per me è un onore cercare di vincere il Tour con Jonas, sarebbe il punto più alto della mia carriera. Poi avere l’occasione di vincere questa Parigi-Nizza è qualcosa di speciale, sono molto felice”.

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