Paesi Bassi, Tom Dumoulin: “Sento ancora l’amore per la bici. Forse un giorno sarò un allenatore, un consulente, ma per un po’ starò lontano”
La carriera di Tom Dumoulin si è conclusa da qualche mese, ma l’ormai ex corridore non ha intenzione di lasciare il mondo del ciclismo. Il classe 1990 neerlandese, che in undici anni di carriera è stato in grado di ottenere grandi vittorie come quella nella classifica finale del Giro d’Italia 2017, il titolo iridato a cronometro ai Mondiali di Bergen dello stesso anno e la medaglia d’argento a crono alle Olimpiadi di Tokyo, lo scorso agosto ha deciso di appendere la bici al chiodo dopo due annate piuttosto complicate dal punto di vista fisico e anche mentale, anticipando di qualche settimana il suo addio al ciclismo. Il desiderio iniziale del 31enne, infatti, era quello di chiudere la carriera dopo la rassegna iridata di Wollongong, alla quale ha comunque partecipato in qualità di spettatore; Dumoulin è infatti volato lo stesso in Australia, e l’atmosfera che ha trovato lo ha convinto a rimanere in questo mondo con un altro ruolo, anche se non nell’immediato.
“Mi piaceva così tanto l’atmosfera che ho pensato: questo è il mio mondo. Non ho finito qui – ha dichiarato il classe 1990 in un’intervista a NRC – Ci si sente come a casa. Sento ancora l’amore per la bici. Forse un giorno sarò un allenatore, un consulente. Ma starò lontano da una squadra professionistica per un po’“.
Il neerlandese non risparmia comunque qualche critica al ciclismo moderno: “Il ciclismo è diventato molto professionale, gli interessi sono davvero grandi. Di conseguenza, l’allenamento sta diventando sempre più strutturato. E questo non si adatta bene a chi sono. Non che io abbia smesso per questo. Non è che senza organizzazione avrei continuato fino a 38 anni. Il fuoco si è spento. Non ho più il bisogno costante di spingermi al limite. Voglio essere diverso nella vita, essere migliore per me stesso e per le persone intorno a me”.
“Lo sport di alto livello è molto bello, ma devi anche essere un po’ pazzo per continuare a farlo a lungo – ha proseguito Dumoulin – Penso che quasi ogni atleta di alto livello ai massimi livelli non abbia le rotelle a posto […] Non accumulerò mai più quella stanchezza cronica. Ogni ciclista sa quindi di cosa parlo. Ti alzi, ti alleni più a lungo e duramente che puoi quel giorno, e quando torni a casa, sei così esausto che sei a malapena in grado di fare la stessa cosa il giorno successivo”.
Tra i periodi più duri della carriera dell’ex corridore della Jumbo-Visma c’è stato il Tour de France 2020: “È stato davvero, davvero terribile. Odiavo così tanto andare in bicicletta e odiavo così tanto essere lì. Eppure sono stato in grado di aiutare la squadra e sono arrivato settimo. Settimo! Non capisco davvero come sia possibile”.
Come già ribadito in passato, il 31enne non ha rimpianti per la sua decisione di ritirarsi: “Comincio una pagina completamente bianca della mia vita e non ho idea di dove sto andando. E vorrei lasciarlo così. Perché ci si sente bene”, ha concluso Dumoulin.
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