Operaciòn Puerto, l’AMA spera di poter rivelare i nomi

Nonostante i reati siano caduti in prescrizione, l’AMA non si dà pace e cerca con mezzi legali di far più luce sull’Operaciòn Puerto. Lo scorso giugno le autorità spagnole hanno consegnato all’Agenzia Mondiale Antidoping più di 200 sacche ematiche, materiale che le istituzioni iberiche hanno trovato nel 2013 e che ha donato la speranza di fare chiarezza sui clienti ancora sconosciuti del dottor Fuentes. La massima istituzione mondale nella lotta al doping è riuscita a risalire all’identità degli atleti il cui sangue è contenuto nelle sacche incriminate ma, essendo il reato caduto in prescrizione due anni precedentemente alla consegna del materiale, è nato il dilemma circa l’uso legale delle informazioni delle quali ora è in possesso.

Nel comunicato rilasciato a margine della riunione del Comitato esecutivo, avvenuta il 17-18 maggio, l’istituzione con sede a Montréal ha così orientato gli scenari che la vicenda può assumere: “Al Comitato Esecutivo è stato chiesto di decidere sui provvedimenti che l’AMA dovrebbe prendere in relazione alla Operacion Puerto. Il Comitato ha chiesto all’AMA di continuare a perseguire tutte le possibili opzioni legali e non solo, con l’obiettivo di cercare giustizia per gli atleti puliti“, evidenziando come la forza sulla quale l’Agenzia mondiale antidoping voglia far leva risieda nella correttezza verso gli innocenti.

La prossima riunione del Comitato esecutivo dell’Agenzia mondiale antidoping è attesa per novembre.

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