Lotto Soudal, il gm John Lelangue: “Pensiamo alla salute; poi, se si gareggerà, vedremo un Tour de France come mai prima”

Tutte le squadre, professionistiche e non, stanno facendo i conti con un blocco delle attività agonistiche imprevisto e, soprattutto, imprevedibile nei contorni e negli effetti. Il mondo intero sta sostenendo la battaglia con il Covid-19 e il ciclismo, dalla sua, si è trovato a dover i conti con lo stop totale alle corse, proprio in uno dei periodo più intensi e “caldi”, dal punto di vista delle emozioni sportive, dell’anno. In particolare, le realtà World Tour hanno devono fronteggiare settimane incerte, a questo punto soprattutto sul piano della ripresa delle attività. Tutti ci sperano, così come sperano nella risoluzione dell’emergenza, ma nessuno può avere idea di quando questo accadrà.

“Ovviamente, è solo sport – le parole del general manager della Lotto Soudal, John Lelangue – Ma nello sport di alto livello si parla di grandi investimenti. Ogni anno lavoriamo e combattiamo per chiudere i budget e quindi vogliamo dare agli sponsor l’appropriato ritorno. E proprio in questa stagione ci eravamo attrezzati per le classiche di primavera. Philippe Gilbert, John Degenkolb e Tim Wellens erano pronti a vincere. Abbiamo lavorato per questo periodo da dicembre, per nulla. Ma questo vale per tutte le squadre ciclistiche, ovviamente”.

Come fate a tenere i ciclisti motivati? “Quello non è un problema, lo sono già tutti. Anzi, dobbiamo frenarli. Abbiamo obbligato alcuni di loro a tornare a casa da allenamenti all’estero. Voglio che tutti gli atleti siano nel loro paese; se c’è un ‘lockdown’ è meglio stare a casa con la propria famiglia”. E le corse? “Al momento non c’è niente di programmabile. Comunque, dovremo essere pronti a gareggiare non appena ci sarà permesso di nuovo. E in quel momento dovremo subito essere in grado di competere per la vittoria. La difficoltà per gli atleti è che i dottori dicono di non allenarsi intensivamente, perché in quella condizione uno è più vulnerabile alle malattie. Ma alla fine quello che è più importante è la salute di tutti, non solo dei nostri ciclisti ma di tutta la popolazione. Noi saremo felicissimi se si potrà tornare a correre nel mese di giugno. Poi, nel caso, ci sarà un Tour de France 2020 mai visto prima d’ora. Tutti vorranno vincere e noi proveremo a farlo con Caleb Ewan e con tutti i nostri top rider”.

Il vostro staff sta lavorando? “Abbiamo tante persone che in questo momento sono più impegnate che mai – le parole di Lelangue – Dottori, allenatori, amministrativi. I fisioterapisti ora sono più ‘in panchina’, ma ho deciso di non lasciarli disoccupati, perché perderebbero una considerevole parte del loro reddito. E inoltre, avremo bisogno di loro più tardi, quest’anno. Credo, o almeno spero, che avremo un autunno molto impegnato. È possibile che saremo in gara spesso su tre fronti. Quelli che stanno facendo poco ora, saranno di fronte poi a sforzi supplementari. Speriamo che le corse che ora vengono cancellate possano trovare un nuovo spazio in calendario. Gli organizzatori, peraltro, sono vittime ancora più grandi di noi. Lavorano tutto l’anno per allestire le loro corse e meritano tutto il nostro rispetto. Siamo fiduciosi sul fatto che l’UCI faccia tutto quello che potrà per rendere possibile l’impossibile”.

Lelangue, in definitiva, è ottimista: “Sicuramente. E di certo per il lungo periodo. Ora dobbiamo stringere i denti e la fine non è proprio in vista, anzi. Come squadra dobbiamo obbedire alle regole imposte dal governo e dai dottori. Per questa generazione, è una situazione senza precedenti e sono felice che tutti stanno comprendendo la difficoltà della situazione. Poi, un giorno, il sole tornerà a splendere”.

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