Jumbo-Visma, Sepp Kuss: “Penso sia un bene per tutti che Primoz Roglic sia partito. Devo trovare il giusto equilibrio senza perdermi come persona”

Sepp Kuss pronto ad assumere un ruolo diverso dal prossimo anno. Passato dall’essere gregario di lusso a vincente al termine della scorsa Vuelta a España, quando si è messo alle spalle i suoi due capitani Jonas Vingegaard e Primoz Roglic, il corridore statunitense è reduce da un meritato bagno di folla nella sua Durango e ora si appresta a ragionare al prossimo anno con uno spirito diverso. Consapevole ora di poter vincere anche in prima persona, lo scalatore 29enne sa che comunque in squadra non è il numero uno nelle gerarchie, posto che spetta comunque sempre al danese, ma ormai dietro c’è lui, complice la partenza dello sloveno.

“Primoz ha portato la nostra squadra dove è ora – spiega a GCN – In squadra, ha spinto tutti al proprio meglio e ci ha mostrato che fare bene non era sufficiente. Ho imparato molto da lui, non solo dai suoi insegnamenti diretti, ma anche come è cresciuto come corridore e cosa ha imparato. Se il tuo leader fa degli errori e lo vedi correggerli in una corsa successiva, anche tu impari da quello. Vedere che corridore è diventato rispetto a quello che era quando ha iniziato non ha prezzo e devo dargli gran parte del merito da parte dei corridori per aver portato la squadra dove è ora”.

L’addio tuttavia appariva inevitabile e per il suo ex uomo di fiducia è stata probabilmente la scelta migliore, tanto per il campione olimpico della crono che per lui stesso: “Penso sia meglio per tutti che ora sia in un’altra squadra – aggiunge – Ora può andare in una squadra e sentire il supporto che sente di meritare e avere tutti al suo servizio”.

Al Tour de France ci sarà sicuramente dunque il grande confronto, con l’americano che apre alla possibilità di essere un secondo leader al fianco del due volte campione uscente, aprendo così a tattiche diverse per una squadra che avrà indubbiamente un rivale in più, oltre agli attesi Tadej Pogacar e Remco Evenepoel.

Il classe 1994 sta così anche lavorando sulla sua mentalità: “(Alla Vuelta) ci sono stati molti momenti in cui ragionavo ancora da gregario o comunque da qualcuno che non ha la mentalità da vincente. È andata comunque bene per me e sono fiero di come ci sono riuscito, di come l’ho affrontato, ma ho anche capito che molti vincitori hanno una mentalità diversa da me e che devo trovare il giusto equilibrio senza perdermi come persona”.

La possibilità di essere il secondo uomo sembra per lui essere la giusta via di mezzo: “Penso che posso essere più concentrato in corse se arrivo pensando che non devo rilassarmi troppo. Alla Vuelta nelle prime tappe pensavo che avrei potuto perdere più terreno possibile per salvare le energie, ma poi mi sono sentito bene e non ho voluto perdere terreno tanto per farlo. Essere in classifica, o in un ruolo di alternativa, mi tiene sull’attenti. Ovviamente, voglio vincere o comunque fare del mio meglio e farlo come secondo uomo è una buona via di mezzo per me”.

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