Jumbo-Visma, Primoz Roglic: “Voglio tornare al Tour e provare a vincerlo una volta, ma se non ci dovessi mai riuscire non è la fine del mondo”

Primoz Roglic traccia un bilancio della sua annata e guarda alla stagione 2022. Intervistato da Cyclingnews, il corridore della Jumbo-Visma ha ripercorso gli alti e bassi di questo 2021, che l’hanno visto conquistare vittorie quali l’oro olimpico nella cronometro a Tokyo e la terza Vuelta a España consecutiva ma anche abbandonare il Tour de France, suo grande obiettivo, dopo solo una settimana di gara a causa di una caduta. Proprio la Grande Boucle, vinta nelle ultime due edizioni dal connazionale Tadej Pogacar, sarà ovviamente al centro dei programmi del 32enne sloveno, che tuttavia non sembra avere l’ossessione di conquistare a tutti i costi la Maglia Gialla.

“Voglio assolutamente tornare al Tour e provare a vincerlo una volta ma, come ho imparato, se non vinci il Tour non è la fine del mondo – ha dichiarato Roglic – La vita va avanti, anche se non riuscissi mai a vincerlo e con qualsiasi altro risultato ottenga”.

Per cercare di conquistare la Grande Boucle ci sarà però da battere l’amico-rivale Pogacar, ma non solo: “Ci sono sempre tanti corridori molto bravi al Tour de France, se vuoi vincerlo devi batterli tutti. Se non fosse Tadej, il grande favorito sarebbe Egan Bernal, Chris Froome o qualcun altro”, ha proseguito l’ex saltatore con gli sci, che non vede nel campione della UAE Team Emirates solo un avversario, ma anche uno stimolo a fare meglio: “Mi sta spingendo a essere la migliore versione di me stesso. Senza di lui in giro non sarei così bravo. Ha posto una sfida a me e a tutti noi, ne sono grato”.

Parlando della stagione appena conclusa, il vincitore della Liegi-Bastogne-Liegi 2020 ha ovviamente evidenziato un po’ di delusione per come è andato il Tour: “Mi sono allenato molto duramente ed ero davvero pronto per il Tour, ma mi è mancata un po’ di fortuna e ho avuto degli incidenti che alla fine mi hanno costretto ad abbandonare, non c’era alternativa”.

La caduta in Francia ha poi avuto ripercussioni anche sulla preparazione per la rassegna olimpica in Giappone: “Pensavo di recuperare in tempo per le Olimpiadi, ma in realtà è stata una decisione piuttosto tardiva perché non ho potuto pedalare per molto tempo. Mi sentivo meglio negli ultimi giorni prima del viaggio e ho fatto un po’ di allenamento, ma poi nella corsa su strada ho avuto problemi di crampi e dolori muscolari. Ho iniziato a sentire i crampi dopo soli 30 chilometri. Sono riuscito a concludere, ma ho avuto molto dolore nei due giorni precedenti alla cronometro. Non pensavo che ce l’avrei fatta, ma il giorno della crono mi sentivo finalmente bene, ero senza dolore, correvo la mia disciplina preferita e quindi sentivo di potercela fare”.

Nonostante alcuni problemi e delusioni, dunque, anche questa annata può essere considerata positiva per Roglic, che proprio nel modo in cui affronta le difficoltà vede una delle chiavi dei suoi successi: “Non sono il Terminator della bicicletta. Mi piace vedere le difficoltà nella vita come una sfida piuttosto che come un problema. Penso che le corse e la vita vadano bene quando si vive in questo modo. Penso che alla gente piaccia quando non ti arrenditi e continui a lottare. Penso di trasmettere una sorta di messaggio, sul non arrendersi, e penso che la gente lo apprezzi“.

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