Israel-PremierTech, Sep Vanmarcke giura fedeltà: “Con la retrocessione potrei andarmene, ma per me non cambia nulla: rimango”

Sep Vanmarcke era uno dei corridori di riferimento della Israel-PremierTech nella stagione appena conclusa. Stagione che, però, si è rivelata amara per lui e soprattutto per la sua squadra, che ha provato, senza successo, a evitare la retrocessione nella classifica triennale UCI. Il belga, 34 anni, ha avuto una primavera complicata ed è stato poi utilizzato dalla formazione israelo-canadese come “cacciatore di punti” nelle corse di un giorno della seconda metà della stagione. La missione è riuscita parzialmente, anche se Vanmarcke è riuscito a imporsi alla Maryland Classic 2022.

“Il discorso-retrocessione ha cambiato di molto il mio programma e anche il modo di correre – le parole di Vanmarcke raccolte da CyclingNews – A un certo punto era diventato più importante avere 2-3 corridori da piazzare in una volata che non vincere una gara. Normalmente, si fa il massimo per aiutare un solo corridore. Da un certo punto di vista, sono contento che l’anno prossimo si torni a correre in modo normale. Tutta l’estate 2022 è stata davvero strana: dovevamo pensare solo ai punti e non è proprio il modo in cui volevamo gareggiare”.

Con la retrocessione a Professional, la Israel-PremierTech dovrà passare dagli inviti per essere al via delle corse a tappe più importanti: “Personalmente, per me non cambia granché, visto che saremo invitati a tutte le classiche di un giorno più importanti. Certo, c’è la parte della squadra che si dedica alle classifiche generali che sarà più in difficoltà. Gli scalatori avranno sicuramente una stagione più complicata”.

Vanmarcke giura comunque fedeltà alla squadra: “Vista la retrocessione, io potrei anche uscire dal contratto e andare da qualche altra parte – il commento del corridore – Ma non ho intenzione di farlo. Dal mio punto di vista, non cambia granché. Penso che comunque la squadra si stia muovendo nel modo giusto, anche se forse non ancora al massimo della forza. Il vero peccato è questo: qui si stanno facendo progressi organizzativi e si vorrebbe diventare una realtà più stabile, ma non c’è tempo per farlo”.

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