Il nuovo doping arriva tramite un verme marino: “Emoglobina 40 volte superiore a quella umana, quasi impossibile da rilevare”

Arriva da un verme marino la nuova incredibile opzione per migliorare le prestazioni. L’animale in questione è la Arenicola marina, verme che si trova su molte spiagge e che viene solitamente usato per pescare, ma che in realtà è stato recentemente scoperto ha delle straordinarie capacità di assorbimento dell’ossigeno. Secondo degli studi portati avanti da Franck Zal, che ha così creato una apposita azienda chiamata Hemarina, questo verme che è capace di vivere sia in acqua che a terra grazie alla sua capacità di restare ore senza respirare, ha sviluppato una emoglobina speciale che può assorbire una quantità di ossigeno 40 volte superiore a quella umana, ma sfruttando una molecola circa 250 più piccola.

Ma soprattutto, non è così facilmente rintracciabile. Il ricercatore francese ha avviato la sua società per commercializzare questa sostanza chimica con l’obiettivo di usarla in campo medico visto che può essere utilizzata in varie situazioni, in particolare per migliorare l’ossigenazione degli organi trapiantati, ma può essere usata anche per risolvere problemi paradontali, di cicatrizzazione e potrebbe risolvere anche molti problemi nell’ambito delle trasfusioni. Ed è proprio in questo contesto che entra in campo il possibile doping…

Una possibilità concreta visto che è stato scoperto in alcuni studi preclinici che è ben tollerato dagli animali (ma dal 2016 sono iniziati anche trial clinici sull’uomo). Secondo alcuni esperti sarebbe peraltro già utilizzato dal 2019 e solo recentemente sarebbe stato trovato un metodo per individuarlo (anche se non sembrerebbe ancora essere stato applicato dall’Agenzia Mondiale Antidoping e dai suoi laboratori, che si sarebbe sinora affidata al riguardo quasi esclusivamente al passaporto biologico). Tra i primi sport sospettati ci sono gli sci, tanto che sarebbe stato usati già ai Mondiali in Svezia tre anni fa, ma c’è il sospetto sia stato utilizzato anche nel ciclismo.

E così, mentre gli studi proseguono e le prime sperimentazioni sono servite a facilitare dei trapianti, c’è chiaramente chi prova a usare questa sostanza in modo diverso. “Siamo stati contattati da sportivi, da palestre, da persone che sanno che questa molecola può essere dopante, ma è abbastanza incredibile, perché ci diciamo: o sono completamente stupidi, o pensano che siamo stupidi – commentava già lo scorso anno Zal a Radio Canada – Alcuni fanno addirittura il loro nome e ti chiedono come possono procurarsi il prodotto, come possono comprarlo […] Questa molecola è praticamente identica ai nostri globuli rossi, quindi è quasi impossibile da rilevare. In microdosi diventa molto complicato poterla scoprire”.

Lo stesso biologo imprenditore ha ribadito in questi giorni l’interesse di alcuni sportivi, in particolare ciclisti, a l’Equipe. “Un noto ciclista, con un nome straniero, la cui squadra partecipa al Tour de France, mi ha contattato perché voleva un po’ del prodotto“, ha aggiunto colui che in realtà sin dall’inizio della sua avventura è entrato in contatto con l’Agenzia Francese per la Salute Pubblica per segnalarne il possibile utilizzo dopante, finendo così per collaborare con l’AMA informandola sui propri prodotti per iniziare a sviluppare un test.

Da notare che questa emoglobina viene liofilizzata, quindi viene conservata in polvere e può essere anche molto più facilmente nascosta e cammuffata rispetto a delle sacche di sangue, che peraltro hanno il problema della deperibilità e della ben più difficile conservazione. Al momento la sostanza, che peraltro ha suscitato anche l’interesse dell’esercito americano, ha una durata fino a cinque anni e può restare tranquillamente a temperatura ambiente.

Non stupisce dunque per alcuni sia considerata quasi una sostanza perfetta per doparsi, come spiegava già quasi due anni fa il ricercatore Marc Kluscinszyski: “Bisogna aggiornare il passaporto biologico, perché si occupa di ciò che accade in un globulo rosso. Queste emoglobine invece, forniscono emoglobina, ma al di fuori del compartimento globulare, quindi il controllo ematico è completamente aggirato“.

Un test che ne verifica l’utilizzo è fortunatamente stato messo a punto da ricercatori delle Università di Colonia e Marche-en-Famenne e i risultati sono stati pubblicati sulle riviste scientifiche in queste ultime settimane. Il sistema ideato per l’individuazione risulta “pronto per essere usato efficacemente per effettuare dei test durante le competizioni”, spiegano infatti i ricercatori, che tuttavia si riferiscono a dosi abbastanza importanti, che possono essere individuate fino a 4 e 8 ore. Risultati promettenti, ma le finestre di somministrazione sembrano essere ancora abbastanza ampie e in caso di microdosi non è chiaro se si riesca a tracciare l’utilizzo di questa polvere miracolosa…

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