Doping, nuovo test per rilevare le microdosi di EPO in arrivo

Importanti novità in arrivo in tema di antidoping? Il laboratorio di Chatenay-Malabry, che già venti anni fa fu il primo a sviluppare un test per poter determinare la presenza di EPO, crede di ave trovato un modo per riscontrare anche l’utilizzo di microdosi con una finestra più ampia di quella attuale. Attualmente infatti un test positivo è possibile solo se la sostanza è stata somministrata nelle 24 ore precedenti, mentre i nuovi test potrebbero mostrare le tracce di EPO anche 48 ore dopo l’iniezione (ricordiamo, unico possibile metodo con il quale può entrare in corpo). Una differenza che può sembrare minima, ma che può essere importante visto che si ritiene che coloro che ne fanno uso prendano le proprie dosi proprio ogni due giorni.

“È importante per loro evitare di essere controllati tra le 24 e le 48 ore perché è stimato che, con l’attuale protocollo di somministrazione, le microdosi vengano iniettate ogni due giorni – spiega il direttore del laboraotrio Michel Audran in conferenza stampa – Con questo sistema possiamo rilevare le microdosi di EPO da un minimo di 48 ore dopo l’iniezione, mentre ora è difficile arrivare alle 24 ore“.

Ovviamente, il test dovrà ora essere approvato dall’Agenzia Mondiale Antidoping prima di poter essere ufficialmente utilizzato. Presumibilmente questo significa che possa entrare a far parte del normale protocollo dell’AMA a partire dai primi mesi del 2020. Contrariamente a quanto successo in passato con la scoperta di nuovi test, questa novità potrebbe tuttavia non essere applicabile retroattivamente, rappresentando comunque una potenziale novità molto importante per le stagioni che verranno, soprattutto considerando che la pratica delle microdosi è ritenuta essere da molto tempo una delle più efficaci, proprio per la difficoltà di risultare positivi.

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