Deceuninck-Quickstep, Remco Evenepoel torna a parlare dopo la caduta: “Sto meglio, sono stato fortunato”

Per la prima volta dopo l’incidente a Il Lombardia 2020, torna a parlare Remco Evenepoel. Il corridore della Deceuninck-Quickstep ha rilasciato un’intervista a Het Laastse Nieuws e alla tv TVM nella quale parla della terribile caduta avvenuta nella discesa da Sormano, dove il giovane talento belga ha riportato la frattura del bacino, dovendo così abbandonare la corsa, la possibilità di disputare il Giro d’Italia 2020 e rinunciare completamente a tornare a correre in questa stagione. Un’annata che si stava rivelando fantastica per Evenepoel, dato che in pratica aveva vinto ogni corsa a cui aveva preso parte, per un totale di ben nove successi.

Sto meglio – ha dichiarato il giovane fenomeno – Faccio progressi ogni giorno. Ho perso un po’ di massa muscolare. Prima del Giro di Lombardia pesavo 62,5 chili. Quando sono uscito dall’ospedale, 57, oggi sono vicino ai 60. Mi preoccupo anche di non ingrassare, di non mangiare troppo. Altrimenti avrò un grosso problema quando tornerò!“.

La voglia di correre di Evenepoel lo ha portato a sperare di poter disputare il Giro d’Italia, ma i dottori sono stati chiari: “La mia prima reazione è stata chiedere se potevo fare il Giro. Il dottore mi ha detto no. Allora ho chiesto per La Vuelta. E mi ha fatto capire che dovevo guardare alla prossima stagione. È così. So di essere stato molto fortunato nella mia caduta”.

Il corridore della Deceuninck-Quickstep ha parlato poi proprio della caduta nello specifico: “Conoscevo bene le curve. Ma i corridori davanti a me hanno commesso un errore nella traiettoria. Nella caduta, la mia prima reazione è stata quella di provare ad aggrapparmi al muro. Motivo per il quale mi sono infortunato anche alle mani. Ho anche guardato in basso, per vedere la profondità del burrone. Mi sentivo come in un buco nero, con l’ombra non sapevo quanto fosse profondo. Sono caduto in piedi e all’inizio non riuscivo a respirare. Volevo risalire, ma con la frattura non riuscivo a muovermi. Ho anche chiesto aiuto. Ma la mia voce non aveva forza, nessuno mi ha sentito. Per cinque minuti mi sono sentito abbandonato. Prima che arrivassero i soccorsi”, conclude Evenepoel.

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