Coronavirus, anche il 108enne Robert Marchand pedala in casa sui rulli: “Questa non è una guerra e dopo non cambierà niente”

Il decano dei ciclisti non smette di pedalare. Robert Marchand, classe 1911, ha conosciuto le difficoltà delle due guerre mondiali e ora affronta il coronavirus a testa alta, sempre senza smettere di pedalare. Se da più parti si è deciso di chiamare questa situazione una guerra, il recordman dell’ora dei centenari (prestazione che nel 2017 gli permise di percorrere 22,547 chilometri) ricorda anche la spagnola, a cui da più parti è associata l’attuale pandemia del coronavirus. Ritirato dal ciclismo nel 2018, dopo che l’UCI ha deciso di non omologare più i suoi tentativi per timori per la sua salute, il francese fa sapere che continua ad allenarsi in questo periodo, anche lui da casa, a Mitry-Mory, ovviamente sui rulli.

“La guerra non è questo, credetemi, so di cosa parlo – spiega a Le Parisien – La guerra viene dalla volontà degli uomini. Sono loro che la causano e nessun altro. Lo fanno spesso per questioni legate ai soldi e non per altro. In questo caso lottiamo contro un virus naturale. Dobbiamo lottare perché è anche lui un nemico, dobbiamo sopravvivere, ma non possiamo chiamarla una guerra”.

Fenomeno della natura che non vuole essere definito tale, ma piuttosto “un tipo normalissimo”, è ovviamente colpito dai suoi 108 anni, con alcuni inevitabili problemi fisici, ma la mente è ancora molto lucida e ricorda le guerre e le altre pandemie che hanno colpito il mondo nel suo lungo secolo di vita come anche l’asiatica e l’influenza di Hong Kong (che in Italia fu anche chiamata influenza spaziale andando a colpire circa 20.000 persone nel biennio 1969-1970).

Questo non è dunque il suo primo confinamento: “All’epoca, come tutti i bambini di guerra che vivevano sul fronte ero stato allontanato ed ero stato mandato in una famiglia che non conoscevo – racconta, mentre sul futuro non crede che ci saranno grandi cambiamenti – Non porterà a cambiare tutto. Sapete, la Francia resta il terzo fabbricante di armi al mondo. Lo sarà sempre anche quando avremo sconfitto il virus. Gli uomnini penseranno ai soldi quanto prima e non cambierà mai”.

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