Astana, PremierTech conferma i motivi dell’addio: “Il Kazakistan ha scelto Vinokourov”

PremierTech conferma che la decisione di abbandonare Astana deriva dalla presenza nel team di Alexander Vinokourov. L’azienda canadese, che detiene il 50% delle quote della formazione WorldTour, il prossimo anno abbandonerà la squadra lasciandola ai kazaki dopo un solo anno di convivenza. Il presidente di PremierTech Jean Bélange ha spiegato ai microfoni di Lapresse che le due parti avevano delle visioni troppo diverse e dunque inconciliabili, che sono venute a galla proprio nella gestione del caso Vinokourov, prima allontanato alla vigilia del Tour de France e poi riammesso in squadra subito dopo l’annuncio della separazione dello sponsor canadese.

“Sì, le divergenze erano proprio sulla presenza di Vinokourov e della filosofia che voleva in termini strategici e tattici all’interno della squadra – ha ammesso Bélange, confermando le voci delle ultime settimaneIl Kazakistan ha dovuto scegliere: si va con l’approccio Vinokourov o con un approccio internazionale, professionale, trasparente?”.

Il governo kazako, però, ha appoggiato sin da subito il proprio eroe olimpico: “Avevamo una clausola irrevocabile per comprare anche le parti del Kazakistan. Loro non avevano un’opzione simile, ma hanno fatto una battaglia alla morte che avrebbe richiesto due o tre anni per risolversi, non ne avevamo voglia. La nostra decisione è stata: non distruggeremo la squadra. Ci sono 85 persone nel team tra corridori, management e staff, non possiamo farlo. Dobbiamo tirarci fuori dalla mischia, non cadere nel fango”.

Bélange ha poi spiegato che avrebbe voluto aumentare il budget del team e intraprendere una gestione più “trasparente e professionale” con un’apertura verso i mercati dell’Europa occidentale e dell’America del Nord, ma la situazione è cambiata già nel 2018, quando il suo interlocutore è cambiato e si è dovuto interfacciare direttamente con il ministero dello sport (dunque il governo) e la federazione kazaka. Le ingerenze della politica hanno ovviamente fatto la differenza anche per la riammissione in squadra di Vinokourov (che lui continua comunque a definire “un amico, anche se con una visione diversa”), che è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: “Era senza contratto da due mesi. Non lo avremmo ripreso, ma il primo ministro ha reso obbligatorio il suo ritorno. Ci siamo detti: ‘è corretto, ora gli faremo una descrizione precisa dei suoi compiti’. Proprio prima del Tour, lui faceva quello che voleva, così l’abbiamo sospeso. E per il 2022 tutto si è giocato sul suo ritorno o non-ritorno”.

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