Pagelle Milano-Sanremo 2019: Alaphilippe perfetto, Naesen quasi – Nibali c’è. Sagan e Trentin: che errori

Julian Alaphilippe (Deceuninck-Quick Step), 10: Vincere la Milano-Sanremo da favoriti si è trasformato per molti da sogno a incubo. Il francese, che all’appuntamento si presentava come professionista più vincente finora e col rigetto dell’investitura dovuta al passo falso di Innsbruck, si fa carico del peso delle aspettative e non le delude. Mette alla frusta la squadra in vista del Poggio dopo aver “sonnecchiato” prima della Cipressa e sul lungo rettifilo di via Roma – memore del terzo posto di due anni fa – piazza una stoccata maiuscola al cospetto di alcuni avversari dotati di picchi di velocità forse perfino superiori al suo. Il Settebello calato dopo appena due mesi di stagione coincide con la prima Monumento inscritta nel suo palmares e restituisce già una certezza: il 2019 è l’anno della sua definitiva consacrazione.

Oliver Naesen (Ag2r La Mondiale), 9: Che sia al primo podio in una grande classica è un dato di fatto, ma lo è anche la consapevolezza che non si tratti di un carneade. Dopo aver vissuto finalmente un inverno senza grossi inconvenienti e dopo essersi sottratto agli incidenti nei primi mesi dell’anno, l’ex campione belga dimostra tutta la bontà della pasta con cui è fatto entrando in scena sul Poggio e giocandosi al meglio le carte allo sprint. Quello che ne ricava è una piazza d’onore che, attese della vigilia e avversari alla mano, non può né deve bruciare più del dovuto. Ora lo attende l’amico pavè: che il meglio debba ancora venire?

Michal Kwiatkowski (Team Sky), 8: Come due anni fa riesce a lasciarsi alle spalle Peter Sagan, ma stavolta non fa i conti con la continua ascesa verso l’olimpo dei grandi di Julian Alaphilippe. Costretto a controllare troppi avversari nello sprint finale, il campione polacco non riesce a bissare il trionfo del 2017 dovendosi accontentare del gradino più basso del podio che ne conferma la caratura in certi appuntamenti e l’ottimo stato di forma già palesato sulle strade della Parigi-Nizza. Sul Poggio non è il primo a muovere le acque ma risponde presente, nel finale lancia bene la volata ma non ne ha per fare di più.

Alejandro Valverde (Movistar), 7,5: C’è poco da fare: la sua presenza fa bene ad ogni gara alla quale partecipa. Che non sarebbe stata un’apparizione per far risplendere la maglia iridata lo testimoniavano dichiarazioni e trascorsi e lo ha ribadito la condotta di gara. Sempre nell’avanguardia del gruppo sulla Cipressa e sul Poggio, il 38enne murciano cede soltanto in uno sprint nel quale forse può recriminare per aver scelto di non partecipare né alla Parigi-Nizza né alla Tirreno-Adriatico. Le tre settimane di mancanza dalle corse gli hanno verosimilmente tolto qualcosa al cospetto degli avversari, pur permettendogli di centrare per la prima volta – alla settima partecipazione – la top ten nella Classicissima.

Simon Clarke (EF Education First), 7,5: Conferma l’ottimo momento che sta attraversando, già fotografato dalla top ten finale alla Tirreno-Adriatico, riuscendo a chiudere per la prima volta nei primi 10 (al ventunesimo tentativo) una classica monumento. Quella dell’australiano non è una prova che ruba l’occhio, ma è solida e intelligente. Rientrato nella discesa del Poggio insieme a Nibali e Mohoric, non ha le forze per sprintare e si deve accontentare di un pur buono nono posto.

Vincenzo Nibali (Bahrain-Merida), 7,5: La doppietta era una scommessa oggettivamente ingiocabile, ma anche in un giorno “qualunque” lo Squalo si sottrae a una prestazione anonima mettendoci del suo. Con una condizione ancora precaria non riesce a resistere al secondo allungo di Alaphilippe sul Poggio ma, una volta tagliato fuori dai giochi per un’eventuale volata Sonny Colbrelli (5,5), riesce a riportarsi sotto insieme a Mohoric. Allo sprint parte battuto e finisce tale. L’ottavo posto in cui taglia il traguardo lo conferma comunque il miglior italiano all’arrivo.

Wout Van Aert (Jumbo-Visma), 7,5: Alla prima partecipazione nella corsa e alla terza gara dell’anno, raccoglie un sesto posto che gli vale il miglior risultato in una Monumento. Il fenomeno del ciclocross conferma di avere le stimmate del predestinato anche su strada, palesando un fondo insospettabile quando risponde agli allunghi sul Poggio e fungendo da stopper su Trentin negli ultimi 2000 metri. Il dispendio di energie gli costa qualcosa in una volata nella quale comunque, di fronte ad avversari del genere, non avrebbe potuto fare troppo di più rispetto al sesto posto ottenuto.

Wild Card 7: Cinque delle sette formazioni invitate riescono a inserire propri elementi in una fuga composta interamente da corridori militanti nelle Professional. Le uniche a mancarla sono le francesi Direct Energie e Cofidis, ma la loro assenza è soprattutto frutto di una decisione a più ampio raggio derivante dalla presenza in squadra di uomini veloci e possibili outsider. Missione compiuta, almeno per l’organizzazione e per gli sponsor, con Fausto Masnada (7) ultimo ad alzare bandiera bianca.

Matej Mohoric (Bahrain-Merida), 7: Aveva preso le misure alla corsa nei due anni precedenti e stavolta, sebbene sulla scorta di una Tirreno-Adriatico non proprio esaltante, prova ad azzannarla nel finale. Perso contatto sul Poggio, l’iridato under 23 di Firenze 2013 fa valere le sue doti di discesista per rientrare prima del ritorno sull’Aurelia e nel finale gioca il tutto per tutto provando ad anticipare lo sprint in un azzardo che gli si ritorce contro facendolo arrivare quinto. Torna però a casa da via Roma con la certezza di disporre finalmente nel motore del fondo che serve per primeggiare in certi appuntamenti.

Peter Sagan (Bora-hansgrohe), 7: Come commentare il terzo quarto posto che il tre volte iridato si porta a casa? Rapportandolo ai chiaroscuri con i quali era giunto alla vigilia e ai risultati ottenuti in stagione fino ad oggi, sarebbe da accogliere con un sorriso a 32 denti da portarsi dietro fino al pavè. Eppure la facilità con cui accelera sul Poggio per cucire il piccolo buco creato da Alaphilippe e la velocità con cui taglia il traguardo di via Roma, nettamente più elevata di quella dei tre avversari che lo precedono, restituiscono i soliti interrogativi sulle doti tattiche e sul giudizio finale della Classicissima del fuoriclasse slovacco, che paga a prezzo salato un approccio infelice allo sprint.

Mirco Maestri (Bardiani-CSF), 7: Qualora volesse pubblicare una biografia al termine della carriera, avrebbe già il titolo pronto: “Fuga da Milano”. Per il quarto anno consecutivo pronti-via azzecca l’azione che caratterizza la Classicissima, apponendo il proprio marchio di fabbrica sulla spedizione del #GreenTeam. Sulla sua sortita da lontano era scontato scommettere dopo le fatiche di una Tirreno-Adriatico corsa interamente prendendo vento.

Niccolò Bonifazio (Direct Energie), 6,5: Non dispone della gamba con cui si rivelò alla corsa e al grande pubblico nel 2015, giungendo quinto ad appena 21 anni e mezzo, così decide di anticipare presentando come biglietto da visita una discesa spericolata giù dalla Cipressa. La sua azione, di celestiniana memoria, è tanto spettacolare quanto infruttuosa e lo riporta nella pancia del gruppo già prima dell’imbocco del Poggio. Taglierà il traguardo al 131° posto e con un ritardo di 6’31” dal vincitore, ma portandosi via la certezza di averci almeno provato.

Alberto Bettiol (EF Education First), 6,5: Gli squilli lanciati alla Tirreno si traducono in una chiamata alle armi sul Poggio. Il toscano è il primo ad alzare la cornetta, ma quando gli avversari gli rispondono non ne ha più per ribattere ed è costretto ad arrendersi. Forse un pizzico di attendismo in più gli avrebbe permesso di giocarsi in maniera più efficace le carte a propria disposizione, ma a soli 25 anni quella accumulata oggi è esperienza che gli tornerà utile già nel futuro prossimo.

Matteo Trentin (Mitchelton-Scott), 6: Macchia con una pennellata improvvida quello che sarebbe potuto essere il suo vero capolavoro. Fino a due chilometri dall’epilogo la condotta del campione europeo rasenta la perfezione: protetto e mantenuto davanti dai compagni sia sulla Cipressa che sul Poggio, si difende pedalando con irrisoria facilità anche dagli attacchi di Alaphilippe. Come un anno fa, ma stavolta senza la giustificazione dell’attacco della disperazione, si muove però una volta tornato sulla via Aurelia, spendendo un tesoretto di energie essenziale per uno sprint alla quale rinuncia. Per un corridore in grado di imporsi anche in arrivi a ranghi compatti, un imperdonabile errore tattico e di mancanza di fiducia nei propri mezzi.

Tom Dumoulin (Sunweb), 6: Il percorso della Classicissima non è certo compatibile con le caratteristiche del neerlandese. Era però lecito vedergli fare qualcosa in più, magari restando incollato alle ruote dei migliori sul Poggio per poi provare una stoccata da finisseur che non di rado ha risolto la corsa. Invece annaspa, scollina con qualche fatale metro di ritardo e quando torna sotto è troppo tardi per inventarsi qualcosa. Fotocopia, di fatto, la prova iridata di Innsbruck, con la differenza che stavolta il gruppo di avversari che riesce a riacciuffare è composto da 10 elementi e non da 3.

Michael Matthews (Sunweb), 6: La sua prestazione da “vorrei ma non posso” è tratteggiata da alcune attenuanti generiche. Un esiguo numero di giorni di gara, unito alla caduta in cui è rimasto coinvolto alla Parigi-Nizza, gli preclude la possibilità di rientrare sui battistrada nel finale. Resta nella terra di nessuno, chiudendo con un dodicesimo posto che ribadisce l’idiosincrasia con la classica dei fiori.

Daniel Oss (Bora-hansgrohe), 5,5: Sul suo giudizio complessivo pesa la gestione dei chilometri finali. Arrivato vicino all’aggancio ai primi, non riesce a concretizzarlo lasciando di fatto Sagan abbandonato a sé stesso e non potendolo aiutare in uno sprint che il tre volte iridato, voltandosi continuamente a destra lasciando così aperta la porta sul lato opposto, gestisce malissimo.

Alexander Kristoff (UAE Team Emirates), 5: La Sanremo è la classica con la quale ha il feeling migliore, ma stavolta non riesce ad andare oltre il 14° posto, aggiudicandosi lo sprint degli sconfitti in coda a una spedizione di squadra deficitaria. Chissà se la scelta di disputarla senza mettersi al servizio di Fernando Gaviria, che chiude due posizioni dietro di lui, sarebbe stata la stessa anche con in palio un risultato più prestigioso…

Elia Viviani (Deceuninck-Quick Step), 5: Proprio il ritmo vertiginoso imposto dai compagni di squadra gli taglia le gambe sul Poggio, confermando come non stesse attraversando una delle migliori giornate della sua carriera. Rimasto senza gregari, prova a tenere duro anche quando ormai è tagliato fuori dai giochi per la vittoria. Il contemporaneo successo di Alaphilippe ammortizza decisamente gli effetti della battuta d’arresto.

Magnus Cort Nielsen (Astana), 5: Si presentava ai nastri di partenza sulla scorta di alcuni buoni risultati e all’interno di una squadra dotata di recente dei fluidi magici. Mette i compagni alla frusta sulla Cipressa, ma è proprio lui a farne le spese in prima persona arrivando con le pile scariche sul Poggio. Si “consola” parzialmente col secondo posto nella volata degli sconfitti, ma il 15° finale non aggiunge granché al suo palmares.

Fernando Gaviria (UAE Team Emirates), 4,5: Dopo gli indizi lanciati alla Tirreno-Adriatico, sul Poggio arriva anche la prova: il colombiano non è in gran condizione. Mai nel vivo della scena e fuori dalla partita per la vittoria sulle rampe più dure dell’ultima salita, il 24enne di La Ceja subisce anche uno smacco parziale perdendo la volatina dal compagno di squadra Kristoff e chiudendo con un anonimo 16° posto che sa di bocciatura netta nel primo vero esame con la nuova divisa.

Arnaud Démare (Groupama-FDJ), 4,5: I compagni di squadra lo mettono nelle condizioni ideali per esprimersi e allungare la serie di podi ottenuti a via Roma, ma il vincitore dell’edizione 2016 fa corsa anonima e si spegne sul più bello. Respinto senza appello dal Poggio, conclude al 32° posto senza prender parte alla volata degli sconfitti.

Caleb Ewan (Lotto Soudal), 4,5: Un anno fa aveva dominato la volata del gruppo fermandosi a una manciata di centimetri da Nibali, stavolta la sua figura si smarrisce tra i volti delusi del gruppo degli sconfitti. Rimasto attardato sul Poggio, non partecipa allo sprint di consolazione centrando un 29° che riempie il bagaglio dei rimpianti di un inizio di stagione con più ombre che luci.

Greg Van Avermaet (CCC Team), 4: Dopo una Tirreno-Adriatico con qualche segnale incoraggiante, era lecito attenderselo con i sette uomini che hanno acceso la miccia sul Poggio. Invece, dopo aver fatto lavorare i compagni, il campione olimpico si ritrova vuoto sulle pendenze più aspre ed è costretto ad arrendersi a uno scialbo 42° posto.

Nacer Bouhanni (Cofidis, Solutions Crédits), 4: Nella corsa più lunga dell’anno non sono ammessi bluff. A poco più di una settimana dal flop della Tirreno-Adriatico era difficile immaginarlo tra i protagonisti della Classicissima. La sentenza arriva già sulla Cipressa e, nonostante il rientro nel successivo tratto in discesa, diventa definitiva non appena approcciato il Poggio.

Dylan Groenewegen (Jumbo-Visma), 4: L’unica attenuante che gli si può concedere è quella di non aver mai corso prima questa gara. Dominatore delle volate di una Parigi-Nizza nella quale si era rivelato anche più forte del vento, lo sprinter neerlandese si scioglie come neve al sole sulla Cipressa e taglia il traguardo a testa bassa in 78° passo. I tempi per compiere la trasformazione da velocista puro a qualcosa in più non sono ancora maturi.

John Degenkolb (Trek-Segafredo), sv: Un inconveniente meccanico lo tira definitivamente fuori dalla partita nel momento in cui prova faticosamente a riaccodarsi al drappello dei migliori. Prima di allora non aveva entusiasmato, ma qualora fosse riuscito a rientrare avrebbe forse potuto portarsi a casa un risultato degno di nota.

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