Saluti a… Igor Anton, orgoglio basco sulle salite più dure

Uno scalatore puro, caparbio lottatore e all’occorrenza generoso gregario. Igor Anton lascia il ciclismo professionistico all’età di 35 anni, abbandonando proprio con la Vuelta a España, corsa che gli ha dato le maggiori soddisfazioni in carriera. L’ormai ex corridore della Dimension Data si è congedato dal pubblico che lo ha sostenuto nei suoi quattordici anni di corse, tutti passati all’interno di una formazione World Tour. Corridore simbolo dei Paesi Baschi per buona parte della sua carriera, negli ultimi anni è stato uno dei nomi principali all’interno del progetto della formazione africana, che gli ha lasciato carta bianca per mettersi in mostra in fuga.

È difficile capire se quella dello spagnolo sia la storia di un talento che non ha mai raccolto quanto avrebbe potuto o di uno scalatore in grado di cogliere tutte (o quasi) le occasioni presentategli dalla carriera. Le soddisfazioni non sono mancate, soprattutto alla Vuelta a España e in qualche circostanza al Giro d’Italia, ma la quasi totale assenza dalle top ten dei Grand Tour per un corridore con le sue qualità lascia aperti diversi interrogativi. Lo stesso discorso vale per le rare apparizioni nelle classiche più impegnative, dove non è mai riuscito ad andare oltre alla sesta posizione della Liegi Bastogne Liegi del 2010 (risultato comunque onorevole) pur essendo per anni tra i migliori grimpeur in gruppo.

Scalatore puro, Anton ha costruito la sua carriera sui risultati ottenuti su salite lunghe e impegnative, non avendo lo spunto per imporsi in volata su un gruppo ristretto di corridori. Poco avvezzo alle cronometro, le corse contro il tempo gli hanno tolto la possibilità di competere concretamente per un risultato nelle corse da una settimana, con qualche sporadica eccezione, tra cui spicca il terzo posto al Giro di Svizzera 2008.

Il suo nome rimane legato all’Euskaltel-Euskadi, formazione strettamente basca che lo ha lanciato nel mondo del professionismo nel 2005, dopo sei mesi da stagista. Dopo un anno di assestamento tra i grandi, il talento dello scalatore si è mostrato al mondo del ciclismo nel finale del 2006, con la prima vittoria di tappa alla Vuelta a España e il successo all’Escalada de Montjuich, nella cronoscalata e nella generale. L’anno successivo conferma le sue qualità in salita vincendo in fuga una tappa del Giro di Romandia, per poi chiudere in ottava posizione la Vuelta. Sembra l’inizio di una promettente carriera da uomo di classifica, sarà il suo miglior risultato.

Negli anni successivi si mette spesso al servizio dei capitani, come Mikel Astarloza e Samuel Sanchez. Il suo ritmo regolare in salita gli permette di essere un elemento prezioso per i leader, che se lo tengono stretto per i loro obiettivi principali. Nelle occasioni che gli vengono concesse, porta a casa una tappa al Giro di Svizzera 2008 e conquista la Subida Urkiola l’anno successivo. Il 2010 è il suo anno d’oro: una maggiore libertà gli permette di cercare il successo di tappa con maggiore frequenza, e i risultati non tardano ad arrivare: si impone in una frazione della Vuelta a Castilla y Leon e in una del Giro di Romandia, poco dopo essersi piazzato quarto alla Freccia Vallone. Nel finale di stagione torna grande protagonista nella Vuelta a España, dove si impone in due tappe e indossa la maglia rossa, salvo poi doversi ritirare da leader dopo una caduta.

L’anno dopo inizia con i migliori auspici, con un quinto posto alla Freccia Vallone. La sua giornata di gloria arriva al Giro d’Italia, dove attacca sulla salita finale e porta a casa probabilmente il successo più significativo della sua carriera. A settembre corona poi la splendida stagione con un’altra vittoria alla Vuelta, imponendosi in fuga a Bilbao. Nel 2012 si ripresenta alla corsa di casa per curare la classifica, chiudendo in nona posizione. È l’ultimo risultato degno di nota della sua carriera in un Grand Tour, anche perché la sua avventura alla Euskaltel-Euskadi è agli sgoccioli, a causa della chiusura della squadra per l’addio dello sponsor. Passato alla Movistar nel 2014, Anton trova il suo ultimo successo con la nuova squadra nel 2015, quando conquista prima tappa e classifica generale della Vuelta Asturias. Per il resto si mette a servizio dei suoi capitani, trovando poche occasioni per mettersi in mostra. È rimasto famoso il suo gesto sul Mortirolo nel 2015, quando aiutò Alberto Contador, amico ma capitano di un’altra formazione, tirando per qualche minuto per permettergli di recuperare terreno sulla coppia Astana che lo aveva distanziato a seguito di una foratura.

L’ultimo capitolo della sua carriera viene scritto con la maglia della Dimension Data. Con la formazione africana ha di nuovo campo libero per mettersi in mostra con qualche fuga da lontano, ma non riesce più a centrare il colpo grosso. Qualche piazzamento nella generale della Vuelta a Burgos e diverse azioni generose a Giro d’Italia e Vuelta a España lo tengono sempre al centro dell’attenzione degli appassionati, senza tuttavia portargli il quindicesimo sigillo in carriera.

GIOIE

Il nome di Igor Anton verrà legato soprattutto alla Vuelta a España, in cui è riuscito a essere protagonista più volte in carriera. Il Grand Tour spagnolo lo ha lanciato tra i grandi nel 2006, con la fuga vincente sull’Osservatorio Astronomico di Calar Alto, gestendo perfettamente le energie in un gruppo di 27 corridori per poi involarsi solitario negli ultimi 5 chilometri, resistendo al ritorno degli uomini di classifica. L’occasione di una vita nella corsa di casa arriva nel 2010, dove con due vittorie di tappa e una condizione invidiabile conquista la maglia rossa, che indossa fino alla quattordicesima tappa. L’anno dopo il suo ultimo grande successo, con un’altra azione da lontano portata a termine a Bilbao, con una quarantina di secondi di margine su Marzio Bruseghin. Nella competizione da tre settimane ottiene le sue uniche top ten, giungendo ottavo nel 2007 e nono nel 2012.

Nonostante questo, il più grande sigillo della carriera dello spagnolo rimane la trionfale cavalcata sullo Zoncolan nel 2011. Il Giro d’Italia di quell’anno era un feudo di Alberto Contador, con l’iberico nettamente in vantaggio su Vincenzo Nibali e Michele Scarponi (poi vincitore dopo la squalifica del pistolero). Riassorbita la fuga, lo sparo di Joaquim Rodriguez a sette chilometri dall’arrivo accende la miccia tra i grandi, con Anton prima e Contador poi a rispondere a “Purito”. A quel punto l’azione che da sola varrebbe una carriera per l’uomo dell’Euskaltel-Euskadi, che spinge ai -6 km dal traguardo e guadagna in maniera consistente. Alle sue spalle la maglia rosa protegge la sua azione, scegliendo di non tirare e rispondendo alle varie sollecitazioni, per poi muoversi solo nell’ultimo chilometro. Troppo tardi per pensare di riprendere Anton, che chiude con mezzo minuto di vantaggio sul connazionale e amico Contador.

Non adattissimo per caratteristiche alle corse da un giorno, troppo esplosive per uno scalatore puro come lui, l’iberico riesce comunque a piazzarsi sesto alla Liegi Bastogne Liegi 2010, oltre alle due top five alla Freccia Vallone (2010 e 2011).

DOLORI

Come detto, non è facile capire quanto della carriera di Anton possa essere considerato un possibile obiettivo mancato e quanto invece dipenda dall’avere trovato di fronte corridori con maggiori qualità. Il più grande rimpianto è sicuramente costituito dalla Vuelta a España 2010, corsa che ha dovuto abbandonare nel corso della quattordicesima tappa, quando aveva 45 secondi di vantaggio su Vincenzo Nibali, poi vincitore della corsa. La caduta con conseguente frattura al gomito gli ha negato l’opportunità di giocarsi il miglior piazzamento in carriera nella classifica generale, se non addirittura la vittoria finale. La lunga cronometro individuale di più di 40 chilometri in programma pochi giorni dopo realisticamente gli avrebbe fatto perdere molto terreno, ma i numerosi arrivi in salita gli avrebbero dato l’occasione di mettersi ulteriormente in mostra e provare a guadagnare sugli avversari, con l’ottima condizione fisica palesata in quelle settimane.

Il più grande dolore per il corridore può essere stato anche l’addio dello sponsor Euskaltel-Euskadi nel 2013, quando è stato costretto a cercare un’altra formazione. Orgoglioso basco, il cambio di divisa non gli ha permesso di chiudere la carriera nella squadra che gli ha permesso di crescere e con la quale ha avuto i giorni migliori della sua vita professionistica. Né con la Movistar né con la Dimension Data, prima per motivi tattici e poi senza l’appoggio di una squadra di altissimo livello, è più riuscito a esprimersi ai suoi massimi livelli, correndo i suoi ultimi anni senza grandissimi acuti.

Con due top ten alla Vuelta e nessun piazzamento in classifica negli altri GT, Anton ha probabilmente ottenuto meno delle sue potenzialità nelle grandi corse a tappe, anche se spesso non ha avuto la possibilità di mettersi in mostra perché al servizio dei suoi capitani. Nonostante questo, la sua pedalata agile in salita rimarrà sempre nella memoria dei veri appassionati di questo sport, e non solo dei baschi.

PALMARES

2004

5ª tappa, 1ª semitappa, Volta Ciclista Internacional a Lleida (Les > El Pont de Suert)

2006

16ª tappa Vuelta a España (Almería > Calar Alto)

2ª prova Escalada a Montjuïc

Escalada a Montjuïc

2007

5ª tappa Tour de Romandie (Charmey > Morgins)

2008

2ª tappa Tour de Suisse (Langnau im Emmental > Flums)

2009

Subida a Urkiola

2010

3ª tappa Vuelta a Castilla y León (León > Ponferrada)

6ª tappa Tour de Romandie (Sion > Sion)

4ª tappa Vuelta a España (Malaga > Valdepeñas)

11ª tappa Vuelta a España (Vilanova i la Geltrú > Andorra/Vallnord)

2011

14ª tappa Giro d’Italia (Lienz > Monte Zoncolan)

19ª tappa Vuelta a España (Noja > Bilbao)

2015

1ª tappa Vuelta a Asturias (Oviedo > Pola de Lena)

Classifica generale Vuelta a Asturias

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio