Giro d’Italia 2019, Top/Flop del giorno
La nostra rubrica che, tra il serio ed il faceto, traccia il bilancio della giornata appena conclusasi al Giro d’Italia 2019.
TOP
Primož Roglič (Team Jumbo-Visma): Che fosse il favorito per la prova odierna è assodato dal momento in cui ha annunciato la sua partecipazione alla Corsa Rosa, ma che potesse già creare distacchi simili non era forse pronosticabile. Lo sloveno vince con merito una prova che domina dal primo all’ultimo metro, facendo meglio degli specialisti già nel tratto che precede la salita di San Luca. A regalargli un sorriso a 32 denti deve però essere la prestazione sciorinata proprio sulle rampe finali, dove ha continuato a guadagnare su tutti gli avversari ad eccezione di un Giulio Ciccone (Trek-Segafredo) che di certo non può impensierirlo in chiave classifica generale. Se il buongiorno si vede dal mattino, quella di oggi potrebbe non essere solo la rivincita del prologo di tre anni fa.
Vincenzo Nibali (Bahrain-Merida): Tra i pretendenti alla vittoria finale è, insieme a Miguel Angel Lopez Moreno (Astana), quello che stupisce di più. Lo Squalo costruisce il suo inatteso podio di giornata, sul quale si accomoda sul gradino più basso, soprattutto grazie a un ottimo approccio che lo vede perdere poco da Roglic prima dell’imbocco del San Luca. L’erta che porta all’arrivo non è certo adattissima alle sue doti e infatti lo vede perdere 19” nei confronti dello sloveno, ma nel complesso prestazione e risultato sono da incorniciare e gli permettono di lasciarsi dietro buona parte degli avversari con i quali lotterà nelle prossime tre settimane.
Giulio Ciccone (Trek-Segafredo): Semmai ve ne fosse bisogno, l’abruzzese dimostra subito quale sia l’obiettivo della sua partecipazione. Ultimo al primo intermedio, fa meglio di tutti sulla salita di San Luca bloccando le lancette sul tempo di 6’02”. Un risultato (parziale) che non conta nulla per il successo di tappa e per la prima Maglia Rosa, ma che gli permette di indossare a sorpresa la prima Maglia Azzurra riservata agli scalatori.
FLOP
Tom Dumoulin (Sunweb): Delude, e non poco, la prestazione del vincitore dell’edizione del Centenario, che conferma all’esordio tutte le perplessità sulla sua condizione già emerse durante il percorso di avvicinamento all’appuntamento e, al contrario di quanto seppe fare nel 2016 e del 2018, non riesce a mettersi sulle spalle la prima Maglia Rosa della corsa. Scattato per primo dai blocchi, il neerlandese non trova mai il passo giusto e la dimostrazione è nella progressione che lo accompagna fino all’arrivo: paga 11” a Roglic in pianura e 17” in salita, per un totale di 28” che era francamente poco pronosticabile alla vigilia.
Mikel Landa Meana (Movistar): Non è sicuramente uno specialista delle prove contro il cronometro, ma nulla lasciava presagire una disfatta di proporzioni simili. Soprattutto alla luce del percorso. Dopo i buoni segnali evidenziati una settimana fa sulle strade di casa, il basco incappa in un’autentica giornata no e preoccupa soprattutto per il trend evidenziato in salita. Dopo aver perso 16” nei primi 5900 sulle pianeggianti strade cittadine, infatti, l’ex Astana ne aggiunge al bottino altri 49” nei due chilometri di salita che conducono all’arrivo. Oggettivamente troppi per chi punta a salire sul podio e a fare la differenza quando la strada impenna.
Ilnur Zakarin (Katusha-Alpecin): In linea con i migliori fino al primo intermedio, crolla letteralmente sul San Luca accusando un passivo pesante di 1’20” da Roglic che solo un guaio meccanico potrebbe provare a giustificare. Le buone prestazioni offerte non più tardi di una settimana fa al Giro di Romandia non suggerivano un trend simile per un corridore solido e che, sebbene non adatto alle cronometro brevi, ha spesso costruito le sue classifiche nei Grandi Giri grazie alla regolarità.
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