#SpazioTalk, Umberto Marengo: “Il prossimo anno correrò in mountain bike, è una disciplina che mi è sempre piaciuta e che volevo provare”

Umberto Marengo si appresta a iniziare una nuova avventura nel ciclismo. Il corridore piemontese, rimasto senza squadra a causa della chiusura del progetto Drone Hopper-Androni Giocattoli, già la scorsa settimana ci aveva anticipato possibili novità sul suo futuro nel corso della puntata 135 di #SpazioTalk, durante la quale aveva preannunciato che, con buona probabilità, non avrebbe più corso su strada nel 2023. Negli ultimi giorni, però, il classe 1992 ha definito gli ultimi dettagli riguardo il prossimo anno, confermandoci che nella nuova stagione cambierà disciplina, passando dalla strada alla mountain bike. Il 30enne ci ha dunque parlato più approfonditamente di questa sua nuova avventura nell’ultimo episodio del podcast settimanale di SpazioCiclismo.

Che novità ci sono?
Il prossimo anno correrò in mountain bike. Correrò da élite con un team vicino a casa mia che aveva gli élite fino all’anno scorso. Poi si sono presi due anni di pausa perché dovevano cambiare negozio, fare lavori, trasferirsi come location, e avevano in programma di rifarli dal 2024, però erano venuti al corrente della mia situazione e mi hanno proposto di correre con loro e dargli una mano in negozio già dal 2023, e che mi avrebbero tesserato come élite. A loro avrebbe fatto piacere, ci tenevano, e quindi ho voluto prendere questa direzione. La squadra si chiama Boscaro Racing Team.

Sei contento di questa nuova porta che si è aperta?
Sono contento perché è una disciplina che mi è sempre piaciuta e che ho sempre seguito, quindi avevo anche un po’ il desiderio di provare. Seconda cosa, sono contento perché rimanere nell’ambito del ciclismo e correre è quello che mi piace. Ovviamente, mi spiace che sia finito il mondo della strada, dove sono nato e cresciuto. Un po’ di tristezza per quel fattore lì ce l’ho, però per quanto riguarda il resto sono contento.

Quella con la strada è una chiusura definitiva o pensi che dopo il 2023, se dovesse aprirsi uno spiraglio, saresti pronto a coglierlo?
Se si dovesse aprire uno spiraglio sicuramente sarei pronto a coglierlo, però non nego che, magari, in mountain bike non mi diverta ancora di più. Quindi spero di divertirmi e che mi piaccia e, se si dovesse aprire uno spiraglio, magari fare tutti e due, quello potrebbe essere fattibile. Il desiderio a oggi di tornare su strada ce l’ho, poi magari tra tre o quattro mesi dico “no, sto così bene nella mountain bike e voglio continuare qui”. Però sì, mi piacerebbe tornare su strada. Ma è una motivazione in più avere la novità, qualcosa di nuovo da fare, una nuova disciplina.

Tra l’altro, non sei l’unico professionista che quest’anno ha deciso di dedicarsi alla mountain bike passando dalla strada. Hai avuto l’occasione di parlare con Diego [Rosa] in queste settimane oppure è stata una decisione indipendente?
No, è stata una decisione indipendente. Io, in cuor mio ho sempre detto che il giorno che avrei dovuto smettere su strada mi sarebbe piaciuto provare a fare qualcosa in mountain bike, ma per vedere com’era questo mondo, visto che mi ha sempre affascinato ma non sono mai riuscito a praticare niente. Però d’inverno in mountain bike ci andavo, durante l’anno quando potevo ci andavo, quindi sono sempre rimasto un po’ affascinato da questo. Quindi, essendo in questa situazione qui, ho detto che magari era arrivato il momento di provare a correre in mountain bike, si è creata questa opportunità e l’ho sfruttata. Con Rosa non ci ho parlato anche perché non lo conosco bene di persona, conosco più il fratello Massimo.

Questo testimonia, in un certo senso, anche la maggiore attenzione che il ciclismo sta riuscendo a portare su discipline diverse dalla strada, perché ciclocross e mountain bike stanno attirando sempre più appassionati.
Certo, io da piccolino ho corso nel ciclocross, lo facevo d’inverno e l’ho fatto fino a juniores. Poi iniziano a dire “no, d’inverno bisogna riposare perché l’anno è lungo” e allora ho abbandonato questa disciplina. Un po’ di fuoristrada l’ho anche praticato per quanto riguarda il ciclocross, a me è sempre piaciuto fare un po’ di tutto, solo che avendo tanti impegni su strada e la stagione lunga, l’inverno lo dedicavo al riposo. Però il fuoristrada mi è sempre piaciuto, mi sarebbe anche piaciuto fare una gara che c’è sempre qua vicino a casa che è l’Assietta, ma un anno piuttosto che un altro c’è sempre stata qualche gara piuttosto che qualche ritiro in altura, quindi non sono mai riuscito a prenderci parte, però è sempre stato un desiderio che ho avuto.

Per quanto riguarda la strada, tu sei passato professionista più tardi di altri corridori. Sostanzialmente sei riuscito a correre nelle tre formazioni italiane e a metterti in mostra con ognuna di queste. Hai qualche rimpianto, qualcosa che sarebbe potuto andare diversamente? Anche il fatto che, a parte il tuo anno da debuttante tra i professionisti, hai vissuto gli anni del covid, e questo chiaramente ha spostato tanto gli equilibri del mondo del ciclismo.
Purtroppo, la mia carriera fino a oggi è sempre stata travagliata. Ci ho messo tanto a passare professionista nonostante fossi andato bene e avessi i risultati per passare, ma nessuno mi dava fiducia. Quando sono passato, ho vissuto gli anni del covid, che sono stati anni complicati per tutti; adesso, mi sono ritrovato a far parte del progetto della Drone Hopper, che come tutti sappiamo ora chiude. Quindi è stato sempre tutto complicato e continua ad esserlo. Questo è l’unico dispiacere che ho riguardo alla strada. Diciamo che mi sarebbe piaciuto arrancare un po’ meno e magari avere leggermente più fortuna invece che il contrario. Però il mio destino, la mia vita, è questa, quindi devo fare i conti con quello.

Però hai dimostrato ancora una volta, come hai già fatto anche nella tua carriera, di essere molto poliedrico, di saper reagire anche ai momenti in cui magari non ottieni quello che forse meriteresti.
Diciamo che ho una testa abbastanza dura e cerco sempre di guardare avanti e cercare una soluzione a tante cose. È un po’ la mia fortuna, quello che mi aiuta è quello. Sperando che la testa continui a reggere, perché non è sempre bello prendere batoste.

In quale corsa ti vedremo? Quale sarà la prima corsa con la mountain bike?
Non lo so ancora perché abbiamo definito un po’ tutto quanto ieri e dobbiamo ancora parlare bene del calendario. Comunque, penso che inizierò con qualche gara qua tra Piemonte e Liguria per prendere un attimino le misure, vedere com’è questo mondo. Poi, in base a come starò e a come andrò, sicuramente inizieremo bene a definire il calendario. Mi piacerebbe fare le Marathon un po’ più lunghe e quelle un po’ più importanti che ci sono nel nord Italia, che secondo me, avendo un passato da strada in cui le gare sono molto lunghe, potrei magari andare un pochettino meglio. Però bisogna vedere come inizia l’anno, come andrò, come sarà la mia tecnica, come reagirò alla mountain bike, e da lì capiremo un attimo in che direzione andare e quali corse fare.

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