#SpazioTalk, Bruno Reverberi: “40 anni che facciamo il Giro e rendiamo sempre la corsa bella correndo come non fanno le WorldTour”

Non mancheranno le coloratissime maglie della Bardiani – CSF – Faizanè al Giro d’Italia 2022. Era quasi sicura la partecipazione delle squadra della famiglia Reverberi alla Corsa Rosa ma finché le WildCard non vengono ufficializzate non è mai detta l’ultima parola. Per fortuna nessuna sorpresa quest’anno, tutte gli inviti sono andati alle tre formazioni italiane più promettenti e una di queste è proprio la squadra emiliana che da anni anima le tappe del Giro con fughe da lontano. Di tutto questo e di quel che sarà ne abbiamo parlato con Bruno Reverberi, manager della squadra. L’intervento è andato in onda nell’ultima puntata di SpazioTalk.

Un commento per quanto riguarda la bella notizia che la squadra ha ricevuto e in generale anche il movimento ciclistico italiano, ovvero l’invito delle tre italiane al Giro d’Italia.

Non dico che sia una cosa dovuta, ma in realtà siamo l’unica squadra veramente italiana come società e corridori, al 90% italiani, e sono 40 anni che facciamo il Giro. Quando c’è la conferma, dà la certezza e di conseguenza c’è anche più soddisfazione, ma ritengo che, senza fare il fenomeno, sia una cosa anche dovuta, perché abbiamo sponsor che sono da 36 anni che spendono nel ciclismo e non farci fare il Giro d’Italia vuol dire smettere. Comunque, siamo soddisfatti, anche perché tra l’altro al Giro abbiamo sempre fatto bella figura, siamo la squadra che ha vinto più tappe al Giro, con 31 vittorie. E poi corriamo in un modo che le squadre WorldTour non fanno, perché non va mai in fuga nessuno, e lottiamo sempre per cercare di fare la corsa bella, e tante volte ci siamo anche riusciti, oltre le vittorie.

Siete ormai anche la squadra più italiana anche a livello di corridori, su 25 ne avete giusto due non italiani.

Quest’anno su 16 neoprofessionisti, dodici li abbiamo presi noi. Crediamo anche di meritare una certa considerazione non solo dalla Federazione ma anche da RCS, che in verità ci ha sempre tenuto in considerazione, perché noi abbiamo saltato il Giro dopo la vicenda Sella di qualche anno fa, che non avevamo nessuna responsabilità, ce l’hanno voluta far pagare ma siamo stati zitti, però la devo ancora mandare giù.

Avete già un’idea di chi volete portare al Giro?

In linea di massima l’abbiamo, però noi facciamo il Giro del Trentino e il Giro di Croazia per vedere chi è più in condizione, non abbiamo dei punti fissi. Però sappiamo, ad esempio, che Zana difficilmente non lo farà, Fiorelli lo farà, Battaglin i pochi risultati che ha fatto li ha fatti al Giro, Modolo è uno da portare. Poi dopo vediamo tutti gli altri, ma certezza non c’è per nessuno al momento. Tutti devono meritarsi il posto, dimostrare che vengono al Giro in condizione per far bella figura. Per noi, il Giro d’Italia è come per il contadino un raccolto, è dove c’è più visibilità anche per gli sponsor. Perché poi tante volte vinciamo in certi paesi dove non c’è televisione e dove non c’è niente; certo abbiamo vinto, ma alla fine, dal punto di vista pubblicitario non dicono niente. In una fuga al Giro, con due corridori che stanno là tre-quattro ore in fuga, si vedono i marchi e quello è importante. Siamo stati ad Abu Dhabi, a Dubai, in quelle corse, c’erano i migliori velocisti al mondo e non potevamo aspettare la volata, tutti i giorni c’era in fuga qualcuno. Quello è il nostro modo di correre, non possiamo fare altrimenti.

È un percorso, quello di quest’anno, che ha anche tante tappe mosse. Questo può essere un vantaggio per voi?

Sì, le tappe di pianura si sa già che sono al 90% dei velocisti, ma in quelle mosse, dove i velocisti non tengono chiusa la corsa, è più facile che vada via la fuga. Quasi tutte le tappe che noi abbiamo vinto al Giro erano fughe da lontano. È l’unico modo per correre. E quelle devono essere tappe dove i velocisti non tengono la corsa, altrimenti sai già come va a finire.

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