#SpazioTalk, il ds Gianni Faresin in esclusiva: “Tanta incertezza nel calendario, penalizzati i corridori del quarto anno”
Gianni Faresin riflette sulla ripartenza del ciclismo per le squadre Continental. Il direttore sportivo della Casillo-Petroli Firenze-Hopplà si è trovato, come i suoi colleghi, a gestire una situazione difficile con lo stop causato dal lockdown. I corridori ovviamente non hanno avuto la possibilità di correre e si sono allenati, per quanto possibile, nelle loro abitazioni. Se la ripartenza è vicina, è evidente che i ciclisti al loro quarto anno da Under23 saranno penalizzati nella loro chance di mettersi in mostra e attirare l’attenzione delle formazioni professioniste, impegnate a salvare i loro conti e trovare nuovi sponsor dopo la crisi finanziaria. Un primo passo per aiutare il movimento è stato fatto con la pedalata simbolica da Codogno a Vo’ Euganeo dell’11 luglio, con cui si spera di raccogliere fondi per il ciclismo giovanile. Ma le riflessioni di Gianni Faresin spaziano su tutto il periodo e sul movimento, oltre che sulla sua squadra, intervenendo nell’ultima puntata di #SpazioTalk.
Iniziamo dalla pedalata simbolica da Codogno a Vo’ Euganeo, che farete l’11 luglio. Come nasce l’idea e come si svolgerà?
Nasce da un incontro che hanno fatto i manager delle squadre Continental. Si sono parlati per risolvere la situazione e la ripartenza, e poi per contribuire almeno simbolicamente con ciò che si ricaverà per il mondo del ciclismo giovanile. Ci è sembrata una bella idea.
Per quanto riguarda il vostro calendario, cosa si prospetta? Quali certezze avete e quante incertezze avete?
L’incertezza è ancora tanta. Il protocollo e le linee guida tardano ad arrivare. Le corse che si andranno a fare, qualcuna non è ancora assicurata, sempre per la questione del protocollo sicurezza. Neanche gli organizzatori sanno a cosa vanno incontro. Saremmo contenti di ripartire e recuperare una parte della stagione, ma i mesi delle disposizioni sono un paio, mettiamo anche tre. Verranno penalizzati soprattutto i ragazzi del quarto anno, che è decisivo di solito. Speriamo che venga accolta la nostra proposta e venga modificato il regolamento, altrimenti avranno poche occasioni per mettersi in mostra.
Quali appuntamenti sono stati confermati? Quali saranno le difficoltà e come distribuirete i corridori?
Le priorità saranno il Giro, che sembra la cosa più certa e parte il 29 agosto. Poi riprenderemo con i due week end organizzati con il ct Cassani, però anche lì ci sarà da gestire i ragazzi perché per il momento la partecipazione delle squadre è di 5 corridori. Avendone 15-16 non sarà facile, certe scelte saranno difficili per alcune gare importanti. Ora che i ragazzi sono rimasti fermi e non vedono l’ora di ripartire, per noi sarà arduo comunicare ai ragazzi “tu farai questa corsa e non farai l’altra”. Speriamo che ci siano corse regionali, al momento non si sa niente. Per ora abbiamo solo il calendario nazionale e internazionale. Il primo appuntamento sarà Poggiana, Capo d’Arco invece non c’è più, quindi si va già verso il Giro d’Italia. Poi ci saranno appuntamenti ravvicinati, questo sarà un bene perché daremo la possibilità a tutti di fare gare importanti.
Vi sentite poco tutelati? È ovvio che sarebbero state privilegiate le World Tour e a cascata le Professional, ma seppure in una situazione emergenziale si poteva fare di più?
È difficile dirlo adesso, non era mai successo ed era impensabile che il 2020 sarebbero stato così. Però vedendo anche il calcio che è ripartito, programmare prima ed essere meno lenti avrebbe aiutato nella ripartenza.
Quali sono state le difficoltà maggiori che avete incontrato?
Non avere più avuto obiettivi e punti di riferimento per i primi due mesi. Diventa difficile comunicare con i ragazzi, parlare insieme e dare morale. Fate i rulli per cosa e per quando? Queste sono le difficoltà per i ds, per i manager sono state ben diverse.
Quali sono i vostri giovani più promettenti?
Noi abbiamo già 4-5 quarti anni che avevano grosse ambizioni quest’anno, con grosse prospettive. Abbiamo Murgano, Abenante, Faresin, Zurlo, anche Marchetti come velocista, tutti che cercavano l’anno del salto definitivo. Per i più giovani, come Verri, per fortuna ci sono altri anni davanti. Per tutti è stata una battaglia d’arresto. Ora per tutti conta la forza di volontà e reagire. Per un ciclista è un po’ facilitato, perché già di per sé fare il ciclista richiede forza di volontà e carattere.
Per la preparazione, essere tutti giovani può creare una ripartenza meno problematica rispetto magari a un trentenne?
Può essere, sicuramente l’età aiuta, il fisico è più pronto. Per qualcuno sarà così, per qualcun altro sicuramente sarà più difficile. Essendo gli appuntamenti importanti in un paio di mesi, può però succederti qualcosa: magari parti con il piede sbagliato perché hai bisogno di qualche corsa in più e ti salta tutta la stagione. L’età in genere aiuta, ma non si sa come ci si comporterà ad agosto dopo uno stop così lungo e forzato. Non è mai successo nella storia.
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