Arkea-Samsic, Warren Barguil: “Un Tour a porte chiuse sembra impossibile. Ma se si potesse, perché no?”

Warren Barguil ha avuto un buon inizio di stagione. Il campione nazionale francese ha ottenuto un paio di piazzamenti interessanti nelle poche corse a cui ha preso parte, chiudendo secondo alla Drome Classic 2020 e quarto alla Faun-Ardèche Classic 2020. Il primo obiettivo stagionale, la Parigi-Nizza 2020, è però terminato anzitempo a causa di una caduta nella prima tappa, che lo ha costretto a cercare di rientrare in gruppo sulla scia della propria ammiraglia. Una mossa che gli è costata la squalifica dalla competizione, di fatto mettendo termine alla sua stagione finora, prima dello stop per il coronavirus.

Il corridore dell’Arkea-Samsic ha parlato della situazione attuale in un’intervista a Ouest-France: “Sto bene, non ho problemi particolari e non mi posso lamentare. Ogni giorno mi alleno a casa. Ieri ho fatto un po’ di corsa, 45 minuti intorno a casa mia per rimanere entro il chilometro consentito dalle autorità. Almeno era qualcosa di diverso dall’allenamento a casa. Naturalmente siamo molto abituati a stare fuori tutto il tempo, quindi è strano, ma non mi lamento. Sono sano, e lo sono anche mio figlio e mia moglie. Non è facile, questo è sicuro, ma alcuni stanno soffrendo più di altri in questo momento. Dobbiamo stare a casa ed essere pazienti. Non ha senso lamentarsi o essere negativi“.

Barguil ha poi spiegato le sue considerazioni personali sul virus: “Penso che la natura si stia un po’ ribellando contro noi umani, che forse non siamo stati abbastanza gentili con lei. Penso che ci sarà un dopo, per noi nel ciclismo come per tutti, nel mondo. Siamo inquieti in Francia, penso che si debba esserlo. È molto serio quello che sta succedendo. Non siamo riusciti a trovarlo abbastanza velocemente, ma quando vedi che una sedicenne è morta questa settimana in Francia, capisci che è terribile. Comprendiamo che può colpire tutti, i più giovani”.

Il francese ha in seguito esposto la sua idea sulla Grande Boucle, principale obiettivo stagionale: “Se il Tour non si farà, è per motivi di salute e dovremo capirlo. Ma sì, sono preoccupato per il mio sport, che ha un’economia basata principalmente sul Tour de France. Per gli sponsor non sarebbe facile. Un Tour a porte chiuse? Sarebbe impossibile. Non puoi impedire alla gente di andare sul ciglio della strada. Non so se sia fattibile mettere così tante barriere, oltre 200 km, portare più polizia. Poi, se l’evento può avvenire a porte chiuse, perché no? Un sacco di persone sono in attesa di vedere lo sport in TV. Ma ancora una volta, è possibile? Ora ne parliamo, il Tour è tra tre mesi, è ancora lontano. Ma tra un Tour rinviato e uno a porte chiuse, preferirei rinviarlo”.

Infine una battuta sull’idea di Trentin di un unico Grand Tour tra Italia, Francia e Spagna: “Penso che il Tour de France potrebbe essere la grande corsa della ripartenza. Onestamente, non vedo corse prima del Tour, e rischia di essere complicato. E questo porterebbe a un Tour estremamente incerto. Ma è impossibile pensare all’idea di un unico Grand Tour. Sarebbe come chiedere all’Audi e alla Porsche di fare un’unica auto insieme per la 24 ore di Le Mans“.

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