Arkéa-Samsic, l’avvocato di Nairo Quintana: “È un processo insolito, non credo ci sia un complotto ma è tutto molto strano. Sono cose nuove che l’UCI si inventa”

Nairo Quintana prepara la sua difesa. Dopo essere stato squalificato dall’ultimo Tour de France per essere risultato positivo al Tramadol, una sostanza non vietata dall’Agenzia mondiale antidoping ma che l’Unione Ciclistica Internazionale non consente di utilizzare in gara, il colombiano dell’Arkéa-Samsic ha rinunciato negli scorsi giorni a prendere il via della Vuelta a España per potersi difendere davanti al Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS), al quale ha fatto subito ricorso per cercare di provare la propria innocenza. Con tempistiche molto ristrette (solo dieci giorni per fare ricorso), il 32enne si è rivolto all’avvocato Andrés Charria, legale specializzato nello sport, che ha parlato della situazione a Blog Deportivo de Blu Radio.

“È un processo insolito – le parole dell’avvocato, riportate da MarcaSono cose nuove che l’UCI si inventa. Il Tramadol non è proibito dall’Agenzia mondiale antidoping. È un oppioide sintetico che viene utilizzato per alleviare il dolore. L’UCI ha deciso che non è doping, ma che c’è una sanzione“.

Certo della buona fede del suo assistito, Charria ritiene che tutta la situazione sia piuttosto particolare: “Non credo ci sia un complotto, ma è tutto molto strano. Tutto è molto frettoloso e il regolamento dà solo 10 giorni [di tempo]. È stata usata una nuova tecnica del sangue secco, non so cosa sarà. Il Tramadol è consumato da chiunque perché è un ottimo antidolorifico. Nairo assicura che non l’ha consumato e io gli credo“.

“[Il campione] Non è stato analizzato da un laboratorio accreditato Wada”, ha proseguito il legale, continuando ad elencare gli elementi insoliti del caso: “Non esiste un campione B e tutto è strano. La procedura potrebbe essere affidabile, ma non la persona che la esegue. Per i ricorsi al TAS ci sono 21 giorni, è strano che ce ne diano solo 10. C’è già la sanzione, ovvero la revoca del premio e dei punti del Tour. La cosa più assurda è che ti fanno pagare i kit e le procedure”.

“L’importante è revocare la sanzione. È importante guardare a cosa sta cercando l’UCI, perché se riguarda la salute, allora è da Wada. Stanno ignorando i diritti minimi di una persona. Non lo hanno avvisato né chiamato per una dichiarazione. Il regolamento dice che devono ascoltarlo”, ha concluso Charria.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio