CicloMercato 2022, Massimo Iannetti cerca squadra alla soglia dei 40 anni: “Per me questione di orgoglio personale”

Massimo Iannetti in cerca di una squadra. Scalatore di grande talento in gioventù, il classe 1982 vorrebbe in qualche modo chiudere il cerchio di una carriera sfortunata in cui le cose sono andate molto diversamente da quelle che un giovane ragazzo di belle prospettive si aspettava. Scalatore fra i più in vista della sua generazione nelle categorie giovanili, ottenendo buoni risultati in corse di livello come Giro della Valle d’Aosta, Giro della Lunigiana e Coppa della Pace, ma anche il nono posto al Mondiale di Hamilton, il corridore teramano passò professionista nel 2004 nella Domina Vacanze costruita al servizio di Mario Cipollini, ritrovando così il suo ex direttore sportivo Riccardo Magrini, con il quale aveva corso ai tempi della Giusti, in Toscana, prima di passare tra gli Under23 al fianco di Bruno Leali.

“Forse ho sbagliato quella scelta”, ci racconta con il senno di poi in una chiacchierata avvenuta nei giorni scorsi spiegandoci meglio le sue intenzioni riguardo questo suo progetto. “Non voglio tornare per fare chissà quali risultati, ma per orgoglio personale – aggiunge – Vorrei fare giusto qualche corsa… Io andavo forte da dilettante, ero anche arrivato nono al mondiale di Hamilton, ero nel gruppo della nazionale di Fusi in cui c’erano anche Nibali e Visconti. Al primo anno ho fatto il Giro, anche alcuni piazzamenti buoni. Poi non ho avuto le persone che mi sono state vicino per farmi crescere da ragazzo…”

Dopo l’esperienza alla Domina Vacanze nell’allora ProTour, con la quale prese anche parte al Giro d’Italia 2004 come il corridore più giovane al via (fu costretto al ritiro da un infortunio dopo undici tappe) corse le due stagioni successive nella seconda categoria, prima con la Naturino – Sapore di Mare poi con la LPR – Nava, ma le cose non funzionarono tanto che il rapporto si interruppe bruscamente con quella che resta ad oggi la sua ultima squadra, dopo appena tre anni di professionismo. Tanti rimpianti ovviamente per un corridore che in quel periodo raccolse alcuni discreti piazzamenti, tra cui due podi giungendo terzo in una tappa del Brixia Tour, poi chiuso in decima posizione, e del Tour de Langkawi, (a vincere furono Igor Astarloa e José Serpa). Da allora sono passati ormai più di 15 anni dalla sua ultima stagione tra i professionisti e di acqua ne è passata tanta sotto i ponti, così come la sua vita è andata avanti. Ma ora, nell’anno in cui di anni ne compirà 40, un tarlo scava e in lui è comparsa la necessità di chiudere quella parentesi della sua vita in modo migliore.

All’epoca sono stato abbandonato – prosegue nel suo racconto, ricordando anche una lettera di scarso rendimento ricevuta dopo appena tre mesi di corsa a soli 23 anni – Da lì sono saltato di testa e ho smesso. Quando poi salta la testa non c’è, non arrivano neanche i risultati e ho mollato…” Una spirale e un vortice che a quel punto fu impossibile evitare, finendo per allontanarsi sempre più da quel mondo che sognava, ma dal quale non è arrivata alcuna ancora di salvezza.

“Non c’è stato uno che mi ha chiamato dicendo che scommetteva un euro su di me, neanche dopo 2-3 anni, per farmi ripartire, e ci sono rimasto malissimo – ammette – Ho fatto anche 5-6 mesi con i dilettanti, ma non volevo ripartire da zero e mi sono fermato… A quel punto per dieci anni non ho neanche preso più la bicicletta, stavo troppo male e ho sofferto tanto per questa cosa. Poi mi sono fatto male al ginocchio e dal 2018 ho ripreso ad allenarmi, facendo circa 80.000 chilometri da allora”. Tra questi anche partecipazioni ad alcune corse per amatori, con buoni risultati, mostrando sempre il meglio di sé sui terreni mossi.

Consapevole che il tempo è andato e non ritorna più, Massimo Iannetti non cerca soldi, risultati o prestigio, ma la sua è una voglia personale. Qualcosa che serve innanzitutto a lui, magari che possa anche essere di lezione in un momento in cui i giovani vengono lanciati e poi troppo spesso abbandonati, come successe a lui (perché in fondo il tempo passa ma ci sono cose che tendono a non cambiare). “Vorrei correre con una continental per fare qualche corsetta – conclude, raccontandoci di aver avuto alcuni primi contatti senza tuttavia riuscire ancora a coronare questo suo progetto – Non voglio soldi o chissà che, per me è una questione di orgoglio personale. Gli obiettivi per me anche solo rivedere e pedalare assieme ad alcuni vecchi amici, corridori che magari sono ancora in attività…”

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