Pagelle Bergen 2017: solo Sagan poteva battere Kristoff – Ad Alaphilippe è mancato il sostegno di Belgio e Paesi Bassi – Italia generosa

Peter Sagan, 10: Tutto alla perfezione per lo Slovacco. Anche aiutato dalle altre squadre, il tre volte campione del mondo non spreca energie nelle varie tornate, riuscendo a farsi trovare pronto nel finale, in cui prova anche a muoversi prima della volata. Ancora una volta perfetto nello scegliere la posizione per la volata, che conclude con un colpo di reni magistrale.

Alexander Kristoff, 9,5: Impresa sfiorata per il norvegese che sbaglia forse solo il colpo di reni, ma per il resto corre in maniera esemplare per tutto il giorno. Attento, dinamico e reattivo sino alla fine, ha il coraggio di iniziare lui la volata e gli manca davvero poco per il colpaccio. Peccato per lui che alla sua ruota c’era Sagan, nessun altro sarebbe stato in grado di riprenderlo.

Michael Matthews, 8,5: Fa quel che deve, ogni tanto prova anche a muoversi quando pensa che la situazione si potrebbe fare pericolosa. Forse così facendo spreca anche qualche energia che sarebbe potuta essergli utile nel finale, ma con quei due che lo precedono difficilmente avrebbe potuto fare molto di più. La sua posizione era giusta, le gambe un po’ meno.

Matteo Trentin, 8: Medaglia di legno immeritata per l’azzurro. Purtroppo per lui a qualcuno doveva pur toccare. Ottima la sua prestazione nel complesso, manca un poco di convinzione nel finale, facendosi soffiare la ruota di Kristoff che gli avrebbe probabilmente garantito la medaglia.

Julian Alaphilippe, 8: Nell’ultima tornata è lui a fare la differenza in salita. Purtroppo per lui, resta con il solo Moscon che non ne ha abbastanza per seguirlo fino in fondo (anche se aspettarlo sarebbe potuta comunque essere una decisione vincente). Ne ha comunque ancora per cercare una disperata volata, che lo vede chiudere decimo.

Alberto Bettiol, 8: Ancora una grandissima prestazione del corridore della Cannondale-Drapac. In servizio ai compagni è probabilmente il miglior gregario di questo Mondiale, rivelandosi più volte decisivo per chiudere nel finale, ma non solo. Prima di lui, gran lavoro comunque di tutta la nostra nazionale, con un prezioso Diego Ulissi (7) nel fare da stopper e un coraggioso Alessandro De Marchi (6,5) nel muoversi dalla media distanza.

Michael Valgren, 7: Più volte all’attacco, sa di essere battuto in volata e fa di tutto per evitarla. Anche lanciarsi in un tentativo disperato nell’ultimo chilometro che, per quanto infruttuoso, ne conferma la grinta e la tenacia.

Ben Swift, 7: La squadra è tutta per lui e lo fa vedere anche mettendosi in testa a tirare. Ripaga la fiducia con un discreto piazzamento. Avrebbe avuto bisogno probabilmente di una corsa più dura per poter fare maggiormente la differenza. Conferma comunque che quando punta un obiettivo sa farsi trovare pronto.

Alexey Lutsenko, 6,5: Il percorso non era proprio ideale per lui, ma ci prova comunque. Ripreso, resta in gruppo sino alla fine per giocarsi un piazzamento in volata. Pur non essendo la sua specialità, chiude in nona posizione, segno ancora di una discreta freschezza.

Tom Dumoulin, 6,5: Nel penultimo giro è tra i più attivi, con un paio di azioni che rendono la vita dura al gruppo. Peccato abbia speso energie preziose in quella tornata, altrimenti sarebbe potuto essere l’uomo perfetto per andare con Alaphilippe e Moscon, potendo fare la differenza nella pianura verso il traguardo.

Willem Smit, 6,5: È l’ultimo ad arrendersi del primo tentativo di giornata. Per lui 190 chilometri di fuga nella più importante corsa dell’anno. Non poteva trovare scenario migliore nel quale mettersi in mostra.

Michael Albasini, 6: La corsa non era abbastanza dura per lui, che comunque nel finale c’era. Un piazzamento che ne conferma l’affidabilità.

Tony Gallopin, 6: È uno dei più attivi quando le cose cominciano a farsi serie. I suoi tentativi servono soprattutto per sfiancare gli avversari in favore del suo capitano. Svolge alla perfezione il suo compito e la tattica stava per funzionare.

Vasil Kiryienka, 6: Resta al suo posto per tutto il tempo, su un percorso in cui doveva difendersi, e lo fa alla perfezione. La sua sortita nel finale avrebbe potuto fare molto più male se fosse stato seguito non solo dal pur pimpante Lukas Postlberger (6).

Tim Wellens, 6: Le tattiche di squadra lo costringono ad un tentativo dalle media distanza in cui si opera con coraggio. Appare meno incisivo di quanto ci si aspetta da lui, ma spendere energie in quel frangente lo priva della possibilità di farsi vedere più tardi. Difficile chiedere di più.

Gianni Moscon, 6: Rovina una gran corsa con un traino sventurato. Conferma ancora una volta un talento fuori dal comune, ma decisioni non proprio ineccepibili. Anche se non è stata tutta farina del suo sacco, la nostra ammiraglia qui ha sbagliato come (e più) di lui.

Greg Van Avermaet, 5,5: Un sesto posto che per lui vale poco o nulla. Il campione olimpico non brilla, correndo senza la verve e la cattiveria che lo contraddistinguono. Nel momento decisivo è lì, ma gli manca qualcosa.

Fernando Gaviria, 5,5: La sua preparazione non è stata perfetta, ma stringe i denti per tutto il giorno cercando di stare il più possibile al coperto. Nel finale, temendo che la volata sia ormai un’opzione saltata, prova a muoversi, saltando lui. Nello sprint finale gli manca il cambio di ritmo che solitamente ha.

Michal Kwiatkowski, 5: Un velleitario tentativo e poco più. Alla fine si getta nella mischia, ma non è una volata nelle sue corde e si deve accontentare di un mesto 11° posto. Troppo poco, non solo nel piazzamento.

Zdenek Stybar, 5: Per vincere doveva fare corsa dura, ma la corsa è stata troppo dura per lui evidentemente. Non si vede praticamente mai, in costante rincorsa.

Philippe Gilbert, 5: Corre abbastanza bene, inserendosi più di una volta nei movimenti offensivi che si creano, ma quando arriva il momento decisivo non riesce a seguire Alaphilippe, perdendo l’occasione di cambiare le sorti della corsa. Il suo tentativo negli ultimi due chilometri è disperato e non porta a nulla.

Niki Terpstra, 5: All’ultimo giro si fa trovare pronto per cercare di evitare la volata, ma neanche lui ha le forze di seguire i migliori in salita, finendo per rimbalzare indietro. I Paesi Bassi sono tra i più attivi, anche grazie a Sebastian Langeveld (6,5) e fanno la corsa aggressiva, forse però puntano sull’uomo sbagliato

Magnus Cort Nielsen, 5: Era un test molto importante per capire quale possa essere la sua dimensione attuale. Un test molto duro che lo ha visto stringere i denti fino alla fine, dovendo tuttavia arrendersi proprio nel finale, quasi sul più bello. Non è andata come sperato, ma la strada sembra quella giusta.

Sonny Colbrelli, Elia Viviani, 5: Potevano essere le armi in più della nazionale in volata, ma nel finale si perdono, senza abbastanza energie per seguire il gruppo quando arriva il cambio di ritmo decisivo. Se in questo importante esame son rimandati, avranno modo di rifarsi.

Rui Costa, 4,5: Percorso forse troppo leggero per il portoghese, dal quale tuttavia ci si poteva aspettare un po’ più di grinta nelle fasi più dure. Resta invece quasi sempre nella pancia del gruppo, concludendo con i migliori, ma anonimo.

Edvald Boasson Hagen, 4: Era la grande occasione della sua carriera. L’ha sciupata. Con Kristoff si erano divisi i compiti, ma se il connazionale riesce decisamente bene nel suo, per l’ex enfant prodige arriva l’ennesima delusione di una carriera raramente all’altezza delle aspettative.

Un commento

  1. Direi giusto a denti stretti il voto di Sagan (la lode, data da altri giornalisti, proprio non ci sta per uno che è davanti alla corsa solo negli ultimi 10 cm di 267km). Aggiungerei Vermote (8), la squadra belga (5…lo scorso anno 3) e la UCI 4 per i percorsi degli ultimi tre anni. Anche quest’anno la salita era così banale che tutti gli sprinter sono arrivati davanti. Chiamiamolo mondiale per velocisti e non ci lamentiamo della noia. Ultima cosa la più spiacevole perchè è persona davvero capace: 4 a Cassani per Moscon (con memoria di Nibali e Demare)

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