Lance Armstrong, per l’ex N°1 dell’antidoping francese lo statunitense “aveva anche un motore nella bici”

Sembrano non finire mai le accuse contro Lance Armstrong. L’ex vincitore di sette Tour de France, privato di buona parte delle vittorie della sua carriera tra il 2012 e il 2013 dopo la squalifica da parte dell’USADA per aver fatto uso sistematico di pratiche dopanti, questa volta viene tirato in ballo da Jean-Pierre Verdy, che dal 2006 al 2015 ha diretto l’Agenzia Antidoping Francese (ALFD). Nel libro autobiografico in uscita in questi giorni, Verdy si dice convinto che i medicinali dopanti non potessero spiegare totalmente le prestazioni del corridore texano che, a suo avviso, avrebbe fatto uso anche di doping tecnologico, inserendo un motore nella bicicletta.

Lance Armstrong è stato la più grande truffa, con complicità a tutti i livelli – ha dichiarato Verdy in un’intervista a France TV Sport, riportata da Le Figaro – Ha ricevuto un trattamento speciale. Molti mi dissero che non avrei dovuto affrontare le leggende, che mi sarei ritrovato da solo. Ma se le leggende sono montate sul niente…”.

Sono anche convinto che avesse un motore nella bici – ha proseguito Verdy – Ho ancora le immagini in testa di una tappa di montagna dove lui ha staccato tutti. Alla fine della tappa, chiamo tutti gli specialisti che conosco e non capivano come fosse possibile la sua performance, anche con l’EPO. C’era qualcosa che non andava e tutti gli specialisti mi dicevano la stessa cosa. Eppure erano persone che conoscevano bene il ciclismo. Non era l’EPO a fare la differenza”.

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