Edo Maas e Mischa Bredewold, un amore contro tutte le difficoltà

Un amore contro tutte le avversità. Una frase che si sente spesso, ma raramente è indicata tanto quanto nel caso di Edo Maas e Mischa Bredewold, due ciclisti che dopo essersi conosciuto hanno avuto a un solo anno di distanza due terribili incidenti, con il ragazzo che, investito da una macchina, è purtroppo costretto su una sedia a rotella dopo il Piccolo Lombardia 2019. In un’intervista con CyclingTips i due hanno raccontato la loro storia e il loro amore sbocciato durante la riabilitazione di Mischa nel centro di Hoogstraat, dopo che si erano già conosciuti a un training camp della nazionale neerlandese juniores.

“Ho incontrato Mischa mentre stava ancora recuperando al centro di riabilitazione di Hoogstraat (la ragazza, anche lei investita da un’auto, si era infortunata nel 2018 rompendo tre vertebre, sei costole, il bacino e una grave infortunio cerebrale) – ha commentato Maas – Sono finito nello stesso centro dove lei era stata un anno prima”-

“Gliel’ho consigliato io – è stata la replica della ragazza – Era a 40 minuti di auto da casa sua a Rotterdam, dove pure c’è un centro di riabilitazione, ma la mia esperienza a Hoogstraat era molto buona”.

“La mia è stata diversa – ha subito risposto lui, mostrando di non aver perso il senso dell’umorismo, pur essendo stato privato della carriera – Non ho gli stessi ricordi di grande feste che hai tu del periodo trascorso lì. Io non potevo stare in un reparto di giovani come lei, perché il mio era un infortunio spinale e quindi automaticamente con persone più anziane, e l’obiettivo è di fartene uscire prima possibile”.

La classe 2000 è tornata a correre, mentre l’ex Sunweb non si arrende e continua a lottare, con la speranza che un giorno la scienza possa fare ulteriori progressi per aiutarli, ma nel frattempo dà consigli alla fidanzata sulle corse, pur non avendo ancora trovato la forza per andare ad incitarla dal vivo: “Amo ancora guardare il ciclismo, ma non la categoria U23 di cui facevo parte. Quando lo faccio mi trovo a pensare a quale sarebbe potuto essere il mio ruolo. Fa ancora troppo male. Così come non sono ancora stato a una corsa con Mischa. Anche quello per ora è troppo difficile. Sono il ragazzo in sedia a rotelle vicino a Mischa e automaticamente tutti sanno chi sono. Il loro atteggiamento cambia. E lo stesso accade per strada. Mi fanno uno strano sorriso. Quando crescevo come ciclista non sembrava mai abbastanza, ora bastano dei piccoli passi per rendermi apparentemente un supereroe agli occhi della gente. Immagino sia compassione, ma io sono sempre la stessa persona. Non sono uno che si compatisce. Mischa lo sa”.

E infatti, Mischa, quel sentimento lo respinge: “Visto quello che entrambi abbiamo passato, abbiamo delle basi molti solide e non credo ci sia molto che possa abbatterle. La cosa importante è che siamo uguali. Io non sono quella che si prende cura di lui, sono la sua ragazza. Ha il completo uso delle braccia e può fare tutto da solo e io glielo lascio fare. La nostra relazione non è basata sulla pietà”.

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