Alberto Contador rivela: “Il giorno sul Galibier nel Tour 1998 ho deciso: ‘Sarò Pantani’. La vittoria sull’Angliru un segno del destino”

Alberto Contador nel segno di Marco Pantani. Il Pistolero ha ricordato in questi giorni l’idolo che ha ispirato la sua carriera e il suo stile di corsa particolarmente aggressivo, che lo portava ad attaccare anche da lontano e di fare della salita il suo terreno d’attacco. Una condotta per certi versi molto simile a quella del Pirata, che ha fatto entrare nel cuore di molti tifosi entrambi gli atleti. Lo spagnolo, vincitore di due Tour de France e due Giri d’Italia, oltre a tre Vuelta a España, ha spiegato in un’intervista a El Pais il proprio rapporto speciale con la figura del romagnolo negli anni migliori del campione di Giro d’Italia e Tour de France 1998. Un amore sbocciato soprattutto, quando Pantani ha ribaltato le sorti della Grande Boucle con una splendida azione solitaria sul Galibier, togliendo la maglia gialla a Jan Ullrich.

“Il suo attacco al Galbier è stato un momento che mi è rimasto impresso per sempre – ha ricordato il campione classe ’82 – Ha dimostrato che gli scalatori sono gli unici che possono spaccare una gara inaspettatamente. Il suo capolavoro mi è rimasto impresso, inconsciamente mi ha condizionato molto quando si trattava di crescere come ciclista”. Secondo il racconto dell’asso spagnolo, quello è stato il giorno in cui un pensiero si è fissato nella sua testa: “Sarò Pantani”.

Contador ha poi ricordato che quando era juniores gli era stato assegnato proprio il nomignolo del suo idolo: “Nelle categorie giovanili mi chiamavano Pantani, sono stato battezzato così. Per me era una pressione enorme, perché in tutte le gare ho dovuto convivere con il mio nome. Dovevo vincere o vincere, e vincevo. Poi l’ho conosciuto una volta, quando avevo 20 anni. Gli ho detto: ‘Ciao, sono Alberto Contador, è un piacere e un orgoglio poter correre accanto a te. È stata l’unica volta in cui gli ho mai parlato”.

Lo spagnolo ha poi concluso ricordando il successo all’Angliru alla Vuelta a España 2017, ultimo proiettile uscito dalla canna del pistolero: “Quel giorno credetti nel destino. Avevo cercato di vincere almeno sei volte in quella corsa, attaccando in tutti i momenti. Sono sicuro che mi è stata negata la vittoria negli altri giorni in modo da poter vincere al meglio, l’ultima volta, la più grande”.

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