Pagelle Tour de France 2017, Froome glaciale, Barguil ritrovato / Greipel a secco, Quintana fuori forma

Chris Froome (Team Sky), 10: Difficile attribuire un voto inferiore ad un corridore capace di vincere per la quarta volta in cinque anni il Tour de France. Quest’anno sembrava che le condizioni potessero essere diverse, ma con la prestazione monstre di Dusseldorf riesce ad acquisire un margine che si rivelerà decisivo. Controlla, con freddezza e supportato dalla solita, straripante, Sky. Fabio Aru lo ha fatto tremare, sfilandogli anche la maglia gialla, ma lui non si è scomposto e alla fine ha fatto valere la sua classe. È mancato il successo di tappa in una edizione sicuramente più aperta, nella quale non è riuscito a fare grandi differenze.

Warren Barguil (Team Sunweb), 9: È stato il Tour de France della rinascita. Partito con il freno a mano tirato, complice una condizione non ancora ottimale, il bretone cresce giorno dopo giorno e con l’arrivo delle prime montagne fa capire di avere il potenziale per essere protagonista. Spesso all’attacco, a Chambery viene beffato per una questione di centimetri, ma riesce a rifarsi con gli interessi a Foix e soprattutto sull’Izoard. Riesce a mettere in luce tutto il suo talento, chiudendo nella top 10, vincendo maglia a pois e premio di super-combattivo. Tre settimane da incorniciare che possono rappresentare un nuovo inizio per questo ragazzo.

Marcel Kittel (QuickStep – Floors), 9: Il tedesco è il re delle volate. Cinque i suoi successi, ottenuti dominando in maniera netta lo sprint. Peccato per la caduta nella diciassettesima tappa che gli impedisce di giocarsi le chance di vittoria dello sprint di Parigi e soprattutto lo priva della maglia verde.

Rigoberto Uran (Cannondale – Drapac), 9: Era difficile immaginarselo sul podio di Parigi, figuriamoci secondo a meno di un minuto dalla maglia gialla. Invece il colombiano stupisce tutti, coadiuvato da un’ottima condizione grazie alla quale riesce a vincere una bella tappa e a tornare ai massimi livelli in un Grande Giro. Gestisce le forze con intelligenza, correndo con regolarità senza mai cedere secondi a Froome in salita. L’unico neo, la prova opaca nel prologo, nel quale ha accumulato un distacco importante, rivelatosi poi decisivo nei giochi per il successo. Abile nel districarsi nelle varie situazioni di gara, con la squadra che non sempre lo ha supportato al meglio, specialmente con Andrew Talansky (voto 4) e Pierre Rolland (voto 5), assenti ingiustificati.

Michal Kwiatkowski (Team Sky), 8.5: Lontano parente di quello visto la passata stagione, il polacco è uno dei gregari più preziosi di Chris Froome. Lavora a testa bassa, risultando sempre fondamentale e va anche vicino al successo nella cronometro finale. Un corridore ritrovato.

Michael Matthews (Team Sunweb), 8.5: Due vittorie di tappa, tante fughe, maglia verde. Cosa volere di più? Probabilmente neanche l’australiano si aspettava di vivere un Tour così entusiasmante. Supportato da una condizione strordinaria fa capire da subito di poter essere protagonista e strada facendo le cose migliorano. Ingaggia un duello a distanza con Kittel per la maglia verde, portandosi a ridosso del tedesco proprio in occasione del suo ritiro. Questa Grande Boucle potrebbe rappresentare il definitivo salto di qualità per il talentuoso australiano.

Mikel Landa (Sky), 8: In salita va forte, ma il suo estro è in parte limitato dai compiti di gregariato. Partito in appoggio a Chris Froome, con il passare delle tappe dà l’impressione di avere i mezzi per puntare al podio. Non felicissimo, segue comunque gli ordini di scuderia e alla fine va vicinissimo al terzo posto. Tanti rimpianti in uno scenario che ricorda quello del Giro 2015.

Fabio Aru (Astana), 7.5: Nelle prime due settimane ha dato l’impressione di essere il più forte. A La Planche de Belle Filles stacca tutti ed entra prepotentemente nella lotta pr la maglia gialla, che finisce sulle sue spalle sui Pirenei, nel tappone di Peyragudes. Da quel momento, complice la squadra decimata e un piccolo problema di salute, iniziano le difficoltà per il sardo che stringe i denti e coglie un quinto posto importantissimo in chiave futura. Dopo il brutto 2016, sembra esser tornato ai massimi livelli.

Romain Bardet (Ag2r LA Mondiale), 7.5: Vince una tappa e sale sul podio per il secondo anno consecutivo. Un Tour che conferma le doti di questo ragazzo, sempre più punto di riferimento del movimento francese. Tuttavia lascia l’impressione che avrebbe potuto provare a far qualcosa in più, sfruttando anche la forte squadra in suo appoggio, ma attaccare la Sky era tutt’altro che semplice. Buone le prove dei compagni Alexis Vuillermoz (voto 7), Jan Bakelants (voto 6.5) e Pierre-Roger Latour (voto 6.5), mentre ci si aspettava qualcosina in più da Matthias Frank (voto 5) 

Edvald Boasson Hagen (Dimension Data), 7.5: Il prematuro ritiro di Cavendish lo responsabilizza e lui risponde presente. È l’unico che riesce ad insidiare Kittel nelle volate a ranghi compatti e alla fine trova l’acuto con una fuga nella terz’ultima tappa. Tour de France di alto profilo per il norvegese.

Lilian Calmejane (Direct Energie), 7.5: Dopo una buona prima parte di stagione il francese era atteso al banco di prova del Tour de France. Le risposte arrivano già nella prima settimana con la splendida vittoria a Station des Rousses. Nelle tappe successive riprova ad attaccare, ma non arriva il bis. Il risultato comunque rimane molto positivo con il portacolori della Direct Energie che continua a dimostrare di essere uno dei talenti emergenti francesi.

Thomas De Gendt (Lotto Soudal), 7.5: Tira il gruppo nelle tappe pianeggianti, attacca quando ne ha l’occasione e va spesso vicino al colpaccio. L’atteggiamento del belga in questo Tour de France è stato esemplare e probabilmente avrebbe meritato qualcosa in più. La mancata assegnazione del premio di super-combattivo desta più di una perplessità.

Alberto Contador (Trek – Segafredo), 7: Le gambe mancano, cuore e coraggio no. Lo spagnolo, lontano dalla miglior condizione, soffre fin dalle prime tappe ma lotta come suo solito. Attacca da lontano, fa di tutto per ottenere almeno un successo di tappa, senza fortuna. Chiude in nona posizione, risultato certamente non auspicabile in partenza.

Arnaud Démare (FDJ), 7: Nelle prime tappe è uno dei grandi protagonisti. Dopo il successo sfiorato nella prima tappa in linea ed un buon piazzamento il giorno dopo in una tappa non adatta alle sue caratteristiche il corridore francese riesce ad alzare le braccia al cielo sul traguardo di Vittel. Due giorni dopo a Troyes arriva un altro podio prima di iniziare ad avere problemi fisici ed iniziare un vero e proprio calvario. Sia a Station des Rousses che a Chambery si stacca subito dopo il via, ma mentre nella prima occasione riesce a salvarsi a Chambery finisce fuori tempo massimo, dovendo dire addio al Tour ed al sogno maglia verde.

Dylan Groenewegen (Lotto NL – Jumbo), 7: Il velocista neerlandese conferma la sua crescita in questa Grande Boucle. Dopo alcuni buoni piazzamenti nella prima settimana riesce a centrare due podi a Bergerac ed il giorno dopo a Pau. Il colpo grosso però arriva a Parigi quando vince la volata conclusiva della Grande Boucle.

Daniel Martin (Quick-Step Floors), 7: Sta bene e in salita lo dimostra, attaccando nelle frazioni a lui più congeniali. La sfortuna e qualche errore tattico gli impediscono di entrare nella top 5, ma la crescita nelle corse di tre settimane è notevole.

Bauke Mollema (Trek – Segafredo), 7: Il neerlandese arriva per la prima volta in carriera al Tour senza ambizioni di classifica. Nelle prime dieci tappe paga lo sforzo del Giro d’Italia e non si vede praticamente mai, ma poi si riscatta ed la sua Grande Boucle cambia completamente volto. Mollema si ritrova infatti spesso in fuga e lo splendido successo alla quindicesima frazione è il miglior premio possibile per lui.

Primoz Roglic (LottoNL – Jumbo), 7: Tanta sfortuna per lo sloveno, ma notevole la reazione. Dopo numerose difficoltà si inventa un vero e proprio numero a Serre Chevalier, ove trova un successo di grande prestigio nel primo tappone alpino.

Geraint Thomas (Sky), 7: La Dea Bendata continua ad ignorare il corridore gallese. Dopo la brutta caduta al Giro, con conseguente ritiro, il portacolori della Sky è costretto ad alzare bandiera bianca anche alla Grande Boucle dopo esse finito a terra. Il bilancio complessivamente è positivo, grazie allo splendido successo nella prima tappa e conseguente conquista della maglia gialla.

Thomas Voeckler (Direct Energie), 7: Un voto alla carriera per il francese che sui Campi Elisi ha salutato il ciclismo professionistico. Come suo solito ha lottato, provando fughe da lontano, ma queste tre settimane sono state soprattutto una passerella per uno dei grandi del ciclismo francese.

Simon Yates (ORICA – Scott), 7: Il settimo posto finale per un corridore giovane è senza dubbio un risultato importante. Il britannico corre con intelligenza, regolare e senza strafare. Il bilancio è positivo, malgrado qualcuno poteva aspettarsi maggiore intraprendenza. Era alla prima esperienza da uomo di classifica al Tour, avrà modo e tempo per rifarsi.

Maciej Bodnar (Bora – Hansgrohe), 7: Spesso chiamato a fare da gregario, si toglie una grande soddisfazione vincendo la cronometro di Marsiglia con una prova di alto livello.

Guillaume Martin (Wanty – Groupe Gobert), 6.5: Alla prima esperienza al Tour de France si disimpegna bene, con numerosi tentativi di fuga e un bel piazzamento a Station des Rousses. Chilometri importanti messi nelle gambe, specialmente in chiave futura.

Sylvain Chavanel (Direct Energie), 6.5: Eguaglia il record di partecipazioni con un Tour di sostanza, nel quale si mette spesso in luce con azioni da lontano. Malgrado gli anni passino, lo spirito combattivo è sempre quello.

George Bennett (Lotto NL – Jumbo), 6.5: Dopo la Top10 alla Vuelta il neozelandese prova a confermarsi al Tour de France. I risultati all’inizio sembrano premiarlo, ma alcuni problemi fisici lo costringono al ritiro all’inizio della terza settimana.

Alberto Bettiol (Cannondale – Drapac), 6.5: L’esordio al Tour de France non è mai facile, ma il toscano si difende bene. Coglie qualche piazzamento e spesso nelle tappe più impegnative è l’ultimo a restare con il capitano Uran. L’esperienza accumulata in queste tre settimane sarà importantissimo per il futuro.

Damiano Caruso (BMC), 6.5: Dopo il ritiro di Porte si ritrova capitano con l’obiettivo di provare ad entrare nella Top10. Riesce a risalire posizioni ed ottenere un piazzamento nei primi 10 alla fine della seconda settimana dopo una bella fuga, ma nella terza settimana sembra pagare lo sforzo e alla fine si deve accontentare dell’undicesimo posto. Risultato comunque positivo pensando a quello che era il suo ruolo ad inizio Tour e la concorrenza davanti a lui.

Louis Meintjes (UAE Team Emirates), 6.5: Il Tour del sudafricano si chiude in crescendo, ma l’atteggiamento è in linea con quello della passata stagione. Sempre lì a ridosso dei migliori, corre sulla difensiva cercando soprattutto di contenere. Sarebbe interessante vederlo in atteggiamento più aggressivo, ma ha messo altra esperienza nelle gambe.

Tiesj Benoot (Lotto Soudal), 6: Il belga prova a testarsi per la prima volta in classifica generale. Nelle prime due settimane le risposte sono incoraggianti, ma paga lo sforzo nella terza settimana. C’è curiosità ora per capire se potrà crescere sotto quest’aspetto in futuro e lottare per un piazzamento in un Grande Giro.

Emanuel Buchmann (Bora – Hansgrohe), 6: È l’uomo di punta per la Bora – Hansgrohe dopo che Majka è stato costretto ad alzare bandiera bianca. Alla fine per lui arriva un piazzamento nella Top15 che conferma le sue buone qualità quando la strada sale.

Davide Cimolai (FDJ), 6: Parte da gregario, ma strada facendo, causa ritiro di Démare, si trova leader nelle volate. Ci prova e raccoglie qualche piazzamento.

Sonny Colbrelli (Bahrain – Merida), 6: Al primo Tour, dopo quanto visto al Delfinato ci si aspettava qualcosa in più. Complice qualche problema, il bresciano non riesce ad esprimersi al meglio, non riuscendo mai a lottare per un risultato di prestigio. Torna a casa con un’esperienza importante, utile per gli anni a venire.

Jakob Fuglsang (Astana), 6: Il danese partiva come co-capitano in casa Astana, ma la situazione cambiata su La Planche des Belles Filles visto che mentre il suo compagno di squadra Aru vinceva lui perdeva più di un minuto. A Chambery però Fuglsang si era rilanciato chiudendo nel gruppo dei migliori, risalendo così fino al quinto posto in classifica generale. Nell’undicesima frazione cambia nuovamente tutti i piani con il vice-campione olimpico che si procura due microfratture al polso e al gomito. Proprio per via di questo problema esce di classifica il giorno dopo a Peyragudes, per poi ritirarsi il giorno dopo.

Tony Gallopin (Lotto Soudal), 6: Il suo inizio di Tour è da incubo. Una caduta nella cronometro inaugurale mette in forte dubbio il suo continuo della Grande Boucle, ma alla fine riesce a stringere i denti e continuare. Prova a quel punto a mettersi in mostra con delle fughe da lontano, ma non sembra mai in grado di lasciare il suo timbro su una frazione.

Diego Ulissi (UAE Team Emirates), 6: Il coraggio sicuramente non manca al toscano che al suo debutto al Tour prova a mettersi in mostra con diverse fughe. Il risultato però non arriva e alla fine il risultato non può essere soddisfacente per un corridore del suo spessore.

Darwin Atapuma (UAE Team Emirates), 5.5: Nelle prime due settimane le persone si accorgono della sua presenza al Tour solo leggendolo negli ordini d’arrivo. Nella terza settimana però sembra cambiare chip, andando all’attacco e sfiorando il successo sull’Izoard.

Alessandro De Marchi (BMC), 5.5: Il Rosso di Buja prova ad entrare spesso in fuga, ma le prestazioni spesso quasi sempre sotto le aspettative.

Tim Wellens (Lotto Soudal), 5.5: Le aspettative erano molto alte, ma il suo Tour è stato condizionato dalle allergie che non gli hanno permesso di rendere al meglio e trovarsi spesso in coda al gruppo. Nella quindicesima tappa è costretto ad arrendersi, rinunciando alla possibilità di poter risolvere il problema ricorrendo ad una TUE.

Philippe Gilbert (QuickStep – Floors), 5: Un Tour sotto le aspettative per il belga. In una squadra forte come la QuickStep – Floors è spesso costretto a lavorare per altri corridori, ma quando ha l’occasione per mettersi in mostra non riesce mai a lasciare il segno.

Daniel McLay (Fortuneo – Oscaro), 5: Il britannico dodici mesi fa aveva impressionato tutti allo sprint e in questo Tour era chiamato alla conferma. Il risultato però non è quello sperato, nonostante comunque arrivino tre piazzamenti nella Top10 senza però mai sembrare in lotta fino alla fine per il successo.

Daniel Navarro (Cofidis), 5: Tour de France anonimo per lo spagnolo. Uscito subito di classifica prova a mettersi in mostra con delle fughe da lontano. Le prestazioni sono però sotto le aspettative ed il suo nome non compare mai in una Top10 negli ordini d’arrivo.

Thibaut Pinot (FDJ), 5:  Tour molto deludente per il francese. Reduce dal Giro d’Italia lo scalatore della FDJ era prevedibile non potesse lottare per la classifica generale, ma sicuramente le aspettative erano nettamente superiori rispetto a quanto fatto vedere. Quasi mai nel vivo dell’azione, non riesce a mettersi in mostra neanche con delle fughe da lontano.

Greg Van Avermaet (BMC) 5: Tour de France opaco per il campione olimpico, apparentemente lontano dalla miglior condizione. Ci prova nelle giornate a lui più adatte, ma gli manca l’acuto visto in altre occasioni.

Stephen Cummings (Dimension Data), 5: Anche lui è stato condizionato da un lungo infortunio, che ha messo in dubbio la sua partecipazione fino ad inizio Tour. La condizione non è stata sicuramente ottimale così come il rendimento. Prova qualche fuga da lontano, senza però riuscire a mettersi in mostra.

Andrè Greipel (Lotto Soudal), 4.5.: Se un corridore del suo spessore non trova neanche un successo in volata, il bilancio non può che essere negativo. Il tedesco va in più di una occasione vicino al successo, ma è costretto ad accontentarsi di piazzamenti. Tour de France da rivedere.

Alexander Kristoff (Katusha – Alpecin), 4.5: Lontano parente del Kristoff di qualche stagione fa. Ogni volata dà l’impressione di essere competitivo, ma quando c’è bisogno di dare tutto non riesce a tener testa ai big. C’è qualcosa che sembra non andare, l’auspicio è che possa ritrovarsi al più presto.

Tony Martin (Katusha – Alpecin), 4.5: Fallisce l’appuntamento con il successo a Dusseldorf e il suo Tour è tutto un inseguire la condizione migliore. Complice qualche caduta fa fatica e non riesce a mettersi in luce come vorrebbe. Anche la cronometro finale è deludente.

Sergio Henao (Sky), 4: Sulla carta doveva essere uno degli uomini più importanti di Froome in salita. In molti addirittura lo vedevano come ultimo uomo in salita del britannico, ma il risultato è stato completamente diverso. Spesso in difficoltà molto prima del dovuto, Henao non è mai riuscito a dare il supporto sperato al capitano.

Nacer Bouhanni (Cofidis), 3.5: La squadra è tutta per lui, ma fa parlare di sé solo quando riceve critiche per atteggiamenti poco corretti in gruppo. Ha avuto la possibilità di correre un Grande Giro senza problemi fisici, ma non ha mai dato l’impressione di poter lottare per il successo.

Nairo Quintana (Movistar), 3: Tour de France da dimenticare per il colombiano. Va sempre in difficoltà fin dalle prime tappe, perdendo subito minuti importanti rispetto ai migliori. A Foix dopo una bella fuga sembra rilanciarsi, ma i risultati nella terza settimana sono ancora peggiori rispetto alle prime due. Eclatante a riguardo la tappa dell’Izoard quando Contador lo aspetta per attaccare, ma il colombiano si ristacca subito. Chiude alla fine fuori dalla Top10 per un bilancio sicuramente molto negativo.

Mark Cavendish (Dimension Data), s.v.: Il britannico aveva lottato con le unghie ed i denti per arrivare al Tour de France dopo il lungo periodo di stop per la mononucleosi. Alla fine il velocista della Dimension Data era riuscito ad ottenere un posto, ed il podio sfiorato a Liegi faceva ben sperare. Peccato per lui e per lo spettacolo che a Vittel finisca rovinosamente a terra, nel famoso contatto con Peter Sagan, chiudendo lì il suo Tour.

Esteban Chaves (ORICA – Scott), sv: Il lungo infortunio ha reso il debutto del colombiano al Tour un vero e proprio incubo. Uscito subito di classifica Chaves non è riuscito neanche a mettersi in mostra nelle singole tappe, provando magari qualche fuga ma essendo spesso fra i primi a staccarsi. Il problema al ginocchio ha sicuramente influito, ma il Chaves visto qui al Tour è un lontano parente di quello del 2016.

Robert Gesink (Lotto NL – Jumbo), s.v.: Il neerlandese arrivava al Tour senza ambizioni di classifica, dichiarando fin dal via ufficiale come il suo obiettivo fosse quello di vincere una tappa. A Station des Rousses solo Calmejane gli nega questa soddisfazione, ma lo stesso Gesink si era mostrato molto fiducioso per le frazioni successive. Peccato che il giorno dopo finisce a terra, chiudendo in anticipo il Tour.

Ion Izagirre (Bahrain – Merida), s.v.: Il Tour de France era un’occasione d’oro per il basco che aveva la possibilità di correre da capitano un Grande Giro. Purtroppo questa possibilità svanisce dopo soli sei chilometri dal via di Düsseldorf, finendo a terra nella cronometro inaugurale.

Rafal Majka (Bora – Hansgrohe), s.v.: Il polacco aveva lavorato duramente per preparare la Grande Boucle, ma il risultato non è stato quello sperato. A condizionare in maniera netta il Tour del capitano della Bora – Hansgrohe non è stata la condizione, ma una brutta caduta nella nona tappa. Nonostante le diverse ferite lungo tutto il corpo Majka ha provato quel giorno a portare a termine la tappa, riuscendoci ma con un ritardo notevole che lo aveva fatto uscire di classifica. Il suo Tour però si conclude lì visto che insieme alla squadra prende la decisione di non ripartire dopo il primo giorno di riposo per cercare di recuperare al meglio.

Richie Porte (BMC), s.v.: La discesa del Mont du Chat è fatale al corridore australiano. La bruttissima caduta che lo vede coinvolto lo costringe al ritiro, in un Tour che lo vedeva lottare alla pari con i migliori fino a quel momento. Continua quindi la sfortuna nera del tasmaniano che per un motivo o l’altro non riesce mai a completare un Grande Giro senza qualche inconveniente.

Peter Sagan (Bora – Hansgrohe), s.v.: Il Campione del Mondo è costretto a rimandare l’obiettivo di vestire per la sesta volta la maglia verde sul podio di Parigi. Il contatto con Cavendish nella quarta frazione porta alla sua squalifica e quindi la conclusione del Tour in grande anticipo. Nelle tre tappe disputate Sagan aveva comunque già dimostrato tutte le sue qualità, centrando una vittoria in metta netta a Longwy.

Matteo Trentin (Quick-Step Floors), sv: Parte bene con un bel quinto posto a cronometro, poi problemi fisici lo costringono ad abbandonare prematuramente la corsa.

Alejandro Valverde (Movistar) s.v.: Il suo Tour dura solo sei chilometri. Una caduta nella cronometro iniziali lo costringe al ritiro e ad un lungo stop. Un vero peccato per il murciano, pensando soprattutto alla condizione non ottimale di Quintana che gli poteva permettere di correre da capitano.

Mickael Délage, Jacopo Guarnieri, Ignatas Konovalovas (FDJ), 10: Démare può contare su due veri e propri angeli custodi. Nonostante il rischio di finire fuori tempo massimo, non esitano a seguire il capitano nei momenti più difficili e tra l’ottava e la nona tappa fanno di tutto per aiutarlo. A rendere super la loro scelta il fatto di non aver mai dubitato nel volersi sacrificare per il loro leader visto che proprio grazie a lui sono riusciti a togliersi importanti soddisfazioni.

Luke Rowe (Team Sky), 10: Ultimo in classifica generale, il britannico è comunque stato grande protagonista nel corso delle tre settimane. Il suo contributo in pianura è stato fondamentale e sicuramente questo Froome non lo dimenticherà.

3 Commenti

  1. Non sono d’accordo su una cosa, il 10 dato ai 3 della FDJ dovrebbe essere accompagnato ad uno 0 alla FDJ stessa. pur di salvare Demare (che tra l’altro non aveva senso nemmeno farlo ripartire quando il giorno prima si era salvato per un soffio) ha di fatto eliminato tutta la squadra visto che poi, i rimanenti, salvo che in una fuga non si sono praticamente mai visti. Non fai ripartire Demare, e la squadra non rimane solo di 3 elementi!!
    Gli altri voti….azzeccati 😉 Complimenti a tutta la redazione per il lavoro che fate giorno dopo giorno!

  2. Condivido in gran parte i giudizi espressi dalla redazione ma trovo però strano che non compaia il vincitore di Parigi, giovane promettente e sempre in fase di miglioramento. Avrei ulteriormente rimarcato la non felice scelta del super combattivo – indubbiamente bravo Barguil ma quello che ha fatto De Gendt in questo Tour non ha confronto con nessun altro atleta, sempre davanti a tirare per i compagni e, se non basta, con oltre mille Km. in fuga. I francesi o chi per loro hanno commesso un grave errore nel non premiare il belga.

    1. Per quanto riguarda Groenewegen il suo voto era stato abbozzato prima della tappa di Parigi, ma dopo la vittoria il giudizio è ovviamente cambiato e con ogni probabilità nel riscriverlo ci siamo scordati di inserirlo. Grazie della segnalazione, provvediamo subito a rimediare.

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