Soudal-QuickStep, Gianni Moscon: “A fine 2023 mi sono detto: ‘Se devo fare un altro anno così, smetto e vado a lavorare in fattoria’”

Riguardo alla Parigi-Roubaix di domenica, il trentino ha aggiunto: "Ho un rapporto speciale con la gara, mi è sempre piaciuta. Serve resistenza, è una selezione naturale"

Le ultime due stagioni non sono state facili per Gianni Moscon. Il biennio all’Astana Qazaqstan è stato costellato da problemi fisici, infortuni per il corridore trentino, che già negli scorsi mesi non aveva risparmiato qualche appunto alla formazione kazaka per non avergli permesso di recuperare e allenarsi adeguatamente prima di schierarlo al via delle corse, dove infatti sono arrivati tanti ritiri. Al termine della scorsa annata, il 29enne aveva quindi anche pensato di appendere la bici al chiodo nel caso non fosse riuscito a trovare un nuovo team, ma a inizio novembre era poi arrivata la Soudal-QuickStep, con la quale ha ritrovato le motivazioni per correre e sta ora affrontando la campagna delle classiche, che domenica lo vedrà impegnato alla Parigi-Roubaix.

Sono stati due anni molto difficili, solo brutte corse e brutti risultati. – ha dichiarato Moscon in un’intervista a Eurosport tornando a parlare del periodo all’Astana – All’inizio in Astana era bello, l’atmosfera era buona. Poi ho preso il covid a inizio 2022, sono stato male tre settimane. Ho ripreso ad allenarmi e ho subito dovuto tornare a gareggiare, anche se non avevo recuperato del tutto. Il problema è stato quello: ho corso troppo e troppo presto. Così ho perso un anno. Ma il 2023 è stato uguale. Sono andato in Australia a inizio stagione, mi sono rotto la clavicola e subito dopo ho dovuto fare corse su corse su corse. Non ho avuto tempo per allenarmi, ero sempre più stanco e alla fine della stagione ho messo insieme solo ritiri. Ero felice dopo il Lombardia, in quel momento ero un’altra persona. Ero contento che tutto fosse finito“.

Mi sono detto ‘Se devo fare un altro anno così, smetto e vado a lavorare in fattoria’ – ha proseguito il classe 1994 – Non volevo più vedere la bici. Io di solito stavo davanti nelle gare, lottavo anche per vincere. Se dovevo continuare, volevo quindi andare in una squadra forte e grande. La QuickStep era il meglio che potessi trovare. Dal primo giorno ho sentito fiducia e mi sono sentito parte della squadra, avevo bisogno di un grande cambiamento per ritrovare le motivazioni“.

Domenica, il trentino affronterà per la settima volta in carriera la Roubaix, gara che l’ha già visto chiudere per due volte nella top-5 e grande protagonista nel 2021, quando una foratura e una caduta gli impedirono di giocarsi la vittoria mentre era da solo all’attacco: “Con la Roubaix ho un rapporto speciale. Ti serve fondo, è una selezione naturale. Non servono spunti brevi, ma resistenza, e mi è sempre piaciuta. Spero che essere alla Soudal possa essere un vantaggio, potendo sfruttare la loro esperienza“. In chiusura, l’ex campione italiano a cronometro ha detto la sua riguardo ai fenomeni del ciclismo attuale: “Difficile competere con loro, devi trovare il modo di anticiparli e di riuscire a giocare le tue carte“.

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