Sonny Colbrelli: “Non vedevo l’ora che arrivasse l’ultimo giorno dell’anno, perché voglio lasciarmi alle spalle il 2022”
Sarà un capodanno molto diverso per Sonny Colbrelli. Tutti noi, più o meno profondamente e accuratamente, l’ultimo dell’anno inevitabilmente riflettiamo su cosa è successo nei 365 giorni precedenti e altrettanto ineluttabilmente proiettiamo noi, i nostri sogni, desideri e ambizioni per l’anno che verrà. Lo stesso farà chiaramente l’ormai ex corridore bresciano, che sicuramente dodici mesi fa, reduce dalla più bella stagione della sua carriera con trionfi che resteranno nella storia, non si sarebbe mai aspettato di dover pensare al nuovo anno lontano dalla bici e dal gruppo a causa del ritiro forzato annunciato poco più di un mese fa dopo un anno quasi completamente fermo per i noti problemi cardiaci.
“Non vedevo l’ora che arrivasse l’ultimo giorno dell’anno, perché voglio lasciarmi alle spalle il 2022“, racconta il 32enne bresciano a Het Nieuwsblad, partendo proprio dal terribile momento in cui tutto è cambiato, appena dopo aver concluso in seconda posizione la prima tappa della Volta a Catalunya in cui faceva il suo rientro in gara dopo essersi fermato due settimane prima alla Parigi – Nizza per una positività al covid: “È diventato tutto nero davanti ai miei occhi. Mi sono svegliato solo in ospedale. Mi hanno detto che avevo avuto un arresto cardiaco. All’inizio non ci credevo”.
Purtroppo invece era tutto vero, il suo cuore si era fermato. Un dramma che poteva andare anche molto, molto peggio: “Sono stato fortunato due volte. La prima perché tra il pubblico c’era un ragazzo volontario all’ambulanza e ha capito subito la gravità della situazione. Ha scavalcato le transenne al traguardo per farmi un massaggio cardiaco e per rimettere in moto il mio cuore dopo pochi minuti con un defibrillatore. Il fatto che il defibrillatore fosse lì è stato secondo alla mia fortuna”.
Ovviamente, per quanto consapevole di tutto questo, ci sono momenti in cui non sempre è così facile. Il ritiro forzato dal ciclismo è comunque un duro colpo da incassare: “Nelle ultime settimane e mesi mi sono regolarmente asciugato una lacrima. Il mese scorso ho partecipato allo stage della squadra – racconta – Quando gli altri ragazzi hanno indossato le nuove maglie, hanno pedalato con le nuove biciclette, discutendo dei programmi di gara, io sono dovuto salire sull’ammiraglia in abiti normali. A quel punto mi sono venute le lacrime agli occhi”.
Dopo oltre dieci anni di professionismo, cambiare completamente vita non è certo semplice. Lo è sempre per uno sportivo, ovviamente ancora di più se la scelta non è stata tua ed è arrivata così, d’improvviso. “Mi manca la fatica nelle gambe, mi manca condividere la stanza con i miei compagni abituali Damiano Caruso e Matej Mohoric, mi manca l’adrenalina della corsa”, sottolinea pur ricordando la sua fortuna: “Non tutti possono raccontare la loro storia dopo un arresto cardiaco. Devo essere soddisfatto e non egoista perché non posso più correre“.
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