Movimento per un Ciclismo Credibile, l’appello del presidente: “Per avere meno sospetti sul nostro sport è necessario che i corridori più forti si uniscano a noi”

Su scala mondiale, il ciclismo professionistico è uno degli sport che attualmente fa registrare pochissimi casi di doping. Sono altre, infatti, le discipline che devono fare i conti con numeri tristemente più elevati, sotto questo aspetto, ma intorno al ciclismo si nota spesso un’aura di sospetto, soprattutto da parte di alcuni osservatori esterni. Secondo alcuni dei grandissimi interpreti di questo periodo storico, il problema sta nel passato di questo sport, fin troppo burrascoso. Come detto, al momento i numeri sono dalla parte della credibilità del ciclismo, ma secondo alcuni si può fare ancora di più.

Questo è il punto di vista di Roger Legeay, presidente del Movimento per un Ciclismo Credibile (MPCC), che è un’associazione, su base volontaria, che riunisce squadre, corridori, personale tecnico e altri attori sulla scena ciclistica: “Se vogliamo meno sospetti intorno al nostro sport, è necessario che le grandi squadre e i grandi corridori, quelli che vincono le gare più importanti, siano attivi nella lotta contro il doping – le parole di Legeay in un’intervista concessa a Rouleur – Potete immaginare la differenza che farebbe per l’immagine del ciclismo il fatto che Tadej Pogačar, Jonas Vingegaard, Remco Evenepoel, Mathieu Van der Poel e Wout van Aert aderiscano al nostro movimento già domani mattina?”.

Nessuno dei cinque citati da Legeay è infatti membro dell’MPCC, stando alla lista che la stessa associazione rende pubblica: “Abbiamo in tutto 52 squadre e più di 1200 singoli individui che hanno aderito al movimento (Nota: le squadre possono aderire in quanto tali, ma questo non implica la conseguente adesione dei corridori sotto contratto, ai quali viene lasciata libertà di scelta) – aggiunge l’ex corridore francese – Ma io penso che il 100 per cento dei protagonisti della scena ciclistica debba essere attivo nella lotta al doping“.

Sempre al momento, in termini di squadre, sono 7 le formazioni WorldTour aderenti: Arkéa-B&B Hotels, Cofidis, Decathlon Ag2R La Mondiale, Ef Education-EasyPost, Groupama-FDJ, Intermarché-Wanty e Picnic PostNL. A livello Professional, la percentuale aumenta di molto, dato che le formazioni di categoria che figurano nella lista dell’MPCC sono 16, su un totale di 17 (quella non “iscritta” è la Polti VisitMalta).

Legeay cita, ad esempio, la Alpecin-Deceuninck (la squadra di Van der Poel e di Jasper Philipsen, per citare i corridori più importanti): “Loro, come squadra, hanno aderito all’MPCC fino al 2024, poi hanno smesso perché non erano d’accordo con le nostre linee guida. A inizio 2025, poi, anche la Red Bull-Bora-hansgrohe non ha rinnovato la sua adesione, perché, a detta loro, le nostre regole sono le stesse dell’Unione Ciclistica Internazionale”.

Il presidente dell’MPCC sottolinea, però: “Noi siamo un’organizzazione attiva e non ci limitiamo a ricevere le direttive di altri. Siamo stati noi a mettere in evidenza in passato i problemi con i corticosteroidi, con il Tramadol e, più recentemente, con il monossido di carbonio, prima ancora che l’UCI decidesse di vietarlo. Ad esempio, nel 2012 siamo stati noi a far presente alla WADA (l’Agenzia Mondiale Anti-Doping – ndr) che il Tramadol fosse pericoloso, ma quella sostanza non è stata vietata fino al 2024. Una cosa inaccettabile. La WADA è stata troppo lenta nel prendere le sue decisioni. È anche compito loro quello di rendere lo sport credibile”.

Sul tema, Legeay è molto determinato: “Non possiamo limitarci ad accettare quello che dice la WADA e le sue liste. La vicenda del monossido di carbonio è emblematica in tal senso: per quale motivo corridori fra i 18 e i 35 anni, in gran forma, dovevano mettersi a inalare monossido di carbonio? È stata una cosa folle”.

Ascolta SpazioTalk!
Ci trovi anche sulle migliori piattaforme di streaming

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio