Intermarché-Wanty, Biniam Girmay: “Vincere al Tour de France ti cambia la vita. Razzismo? Io sono sempre stato trattato bene”
Biniam Girmay ha chiuso la miglior stagione della sua ancor fresca carriera. Nel 2024 il corridore eritreo è stato continuo nell’arco di tutto il calendario, trovando poi il picco di forma nel momento più importante dell’anno, in concomitanza con il Tour de France, dove ha vinto tre tappe ed è salito anche sul podio finale di Nizza, portandosi a casa la Maglia Verde. Per il classe 2000, stella della Intermarché-Wanty, è stato quindi l’anno della consacrazione definitiva, oltre che quello della conferma come miglior interprete del ciclismo su strada per quel che riguarda il Continente africano.
“Le tre vittorie al Tour de France sono state qualcosa di impensabile – le parole di Girmay in un’intervista concessa a Marca – Ma non le definirei come i migliori momenti della mia vita, quello è stato la nascita di mia figlia. Però, sì, parlando di sport, quei trionfi sono stati attimi bellissimi. Se sono un simbolo dell’Eritrea? Non so se io lo sia per i più giovani, ma mi rendo che sia importante per un paese avere qualcuno che fa cose importanti nel mondo. Può servire da ispirazione”.
Girmay trova sempre molto calore quando corre in Europa: “Sono contento dell’appoggio che ho, ma, dall’altro lato, non mi piace stare con tantissima gente, perché il ciclismo è uno sport che richiede molto riposo. Ti devi allenare, ma ti devi anche riposare e devi seguire i programmi. Ma capisco la gente, so che sono felici per quello che faccio e che per questo vogliono passare del tempo con me. Io provo comunque a continuare la mia vita, anche se è chiaro che le vittorie al Tour de France la vita te la cambiano. Il primato di vittorie di Mark Cavendish? Arrivarci è praticamente impossibile (il britannico ha vinto 35 tappe, Girmay è a 3… – ndr), ma a me sicuramente piacerebbe riuscire a vincere altre volte al Giro di Francia”.
Il mondo dello sport è spesso scosso da casi, fatti e polemiche legate al razzismo. Girmay come la vede? “Durante tutta la mia carriera, non ho vissuto alcun episodio di razzismo – le parole del corridore eritreo – Sono stato sempre trattato molto bene, in tutti i posti in cui sono stato. Il ciclismo è diverso da altri sport. Per esempio, in Spagna tutti mi tifano e mi appoggiano. E anche in Giappone, dove sono appena stato, la cosa va così. Il ciclismo ha un’atmosfera positiva”.
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