EF Education-Nippo, Jonathan Vaughters analizza la stagione: “Considerando che avevamo un budget ridotto, posso solo complimentarmi con tutto ciò che i corridori e lo staff hanno fatto”
Jonathan Vaughters traccia il bilancio del 2021 della EF Education-Nippo. Con la stagione ormai conclusa da un mese, il general manager della formazione statunitense ha parlato a Cyclingnews degli aspetti positivi e di quelli negativi dell’annata del team, che quest’anno ha raccolto un totale di 16 vittorie, molte delle quali in gare WorldTour. Tra i vari successi spiccano sicuramente quello di Alberto Bettiol nella tappa 18 del Giro d’Italia, quello di Neilson Powless alla Clasica San Sebastian e le tre vittorie alla Vuelta a España di Magnus Cort. Successi arrivati nonostante in questa stagione la squadra abbia dovuto fare i conti con una riduzione di budget dovuta alle conseguenze della pandemia di Covid-19.
“Considerando che avevamo un budget drasticamente ridotto per il 2021, posso solo complimentarmi con tutto ciò che i corridori e lo staff hanno fatto – ha esordito Vaughters – Se mi basassi sul rapporto tra vittorie e dollari spesi, la definirei probabilmente la stagione più efficiente in termini di prestazioni che abbiamo mai avuto”.
Con diversi nomi importanti quali Michael Woods, Daniel Martinez e Sep Vanmarcke ad aver lasciato il team a fine 2020, la preoccupazione era quella di non riuscire a ripetere i risultati delle ultime due annate (entrambe concluse con 17 vittorie): “Eravamo preoccupati. Avevamo perso molti dei nostri grandi nomi perché dovevamo temporaneamente ridimensionarci un po’ a causa del Covid. La gente si chiedeva se saremmo stati in grado di replicare quelle prestazioni e penso che l’abbiamo fatto. Ora stiamo tornando al nostro budget del 2019. Siamo sulla via della stabilità, passo dopo passo”.
In termini di risultati, il più grande rimpianto di questa stagione è probabilmente il Tour de France, dove sono arrivati diversi piazzamenti e dove Rigoberto Uran ha perso il podio nelle ultime tappe: “Il Tour è stato probabilmente il nostro momento più frustrante dell’anno. Abbiamo ottenuto tanti piazzamenti, e fino a quando Rigo non ha avuto le sue brutte giornate pensavamo davvero di vincere la classifica a squadre. Ma non posso semplicemente dire ‘il Tour de France è stato un fallimento’. Non ha senso criticare quello che abbiamo fatto perché in realtà, come performance e dal punto di vista della preparazione, è stato un successo. Solo piccole cose qua e là non sono andate come volevamo. Ma questa è la vita”.
Guardando al 2022, il CicloMercato ha portato nella formazione americana un mix di atleti giovani e corridori esperti, tra i quali spicca Esteban Chaves: “Ha avuto una carriera con molti alti e molti bassi. Scommettiamo su di lui. Gli restano ancora molti anni di carriera […] È tornato, è concentrato e ora che ha le sue basi fisiche forse possiamo riorientare il modo in cui pensa alle corse. È sempre stato spinto a diventare un corridore da classifica generale, ma perché non dovremmo pensare a Esteban Chaves come a qualcuno che potrebbe puntare alla maglia a pois?“.
Riguardo agli altri acquisti, invece, il general manager statunitense sottolinea in particolare una caratteristica dei nuovi arrivati: “Hanno tutti i loro attributi unici, ma ci sono due cose che li uniscono. La prima cosa è che sono tutti affamati. O sono dei neoprofessionisti, affamati del loro primo successo, o hanno qualcosa da dimostrare, sono stati trascurati o dimenticati nel WorldTour. Shaw era uno dei corridori U23 più talentuosi al mondo, è diventato professionista troppo giovane, ha dovuto reinventarsi… ragazzi del genere, hanno così tanta voglia di tornare nel WorldTour. Volevo corridori che fossero più tipo ‘Ho preso calci nei denti un paio di volte e sono pronto a rialzarmi e andare io a calciare qualche dente’. Questo è ciò che hanno tutti in comune”.
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