CPA, Gianni Bugno difende Groenewegen: “Le parole rivolte a questo ragazzo sono inaccettabili, il dito va puntato contro le transenne pericolose”

Gianni Bugno si schiera dalla parte di Dylan Groenewegen. Il presidente del CPA, il sindacato dei corridori, ritiene inaccettabili le minacce di morte che il velocista della Jumbo-Visma ha ricevuto nel periodo successivo all’incidente accaduto durante la prima tappa del Giro di Polonia, quando una manovra scorretta del 27enne aveva provocato la brutta caduta di Fabio Jakobsen (Deceuninck-QuickStep) contro le transenne. Per questa scorrettezza, a causa della quale il giovane sprinter è stato ricoverato in ospedale e sottoposto a diverse operazioni, Groenewegen è stato squalificato per nove mesi, ma Bugno ritiene che siano colpevoli anche le transenne presenti sull’arrivo della tappa della corsa polacca, che a suo dire avrebbero determinato la gravità della caduta di Jakobsen.

“Ho letto le minacce ricevute da Dylan Groenewegen dopo l’incidente al Tour de Pologne e appreso dalla stampa che è stato posto sotto scorta dalla polizia che ha temuto il peggio per lui e i suoi cari – le parole di Bugno, in un comunicato – Quanto accaduto è inammissibile, indegno e indecoroso. Le parole e le azioni hanno un peso e quelle che sono state rivolte a questo ragazzo sono inaccettabili. Il dito va puntato contro le transenne pericolose che hanno determinato la gravità della caduta in cui a riportare le conseguenze più gravi è stato Fabio Jakobsen. Dylan ha commesso un errore in corsa che ha pagato caro, anzi a oggi è l’unico ad aver pagato per quanto accaduto sul traguardo di Katowice. Detto questo, auspico che le polemiche appartengano ormai al passato e che scontata la pena inflittagli tutto il gruppo lo riaccoglierà con amicizia e comprensione“.

Il tema della sicurezza dei corridori in gara, più volte sollevato dal CPA, verrà discusso nel prossimo Consiglio del Ciclismo Professionistico, in programma il 2 e 3 febbraio prossimi: “Il primo punto della nostra lista di richieste che auspichiamo vivamente diventino operative il prima possibile riguarda le barriere che devono essere omologate e certificate, devono costituire una protezione per gli atleti che presi dalla foga della competizione possono anche sbagliare, come purtroppo successo a Dylan il 5 agosto dell’anno scorso. Come movimento dobbiamo fare tutto quanto è possibile per assicurare la sicurezza delle manifestazioni e dei loro attori principali. È nostro dovere evitare il dolore fisico e morale che hanno vissuto e stanno vivendo Fabio, Dylan e tanti altri ciclisti e cicliste anche delle categorie minori”, ha concluso Bugno.

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