Belgio, Nathan Van Hooydonck si chiede il perché del suo arresto cardiaco: “Forse mi sono allenato troppo? Vale la pena indagare a fondo”
Nathan Van Hooydonck si pone domande riguardo al problema al cuore che l’ha costretto a chiudere anzitempo la carriera. Come noto, lo scorso 12 settembre il 28enne belga aveva avuto un arresto cardiaco mentre si trovava al volante della propria auto e, dopo essere stato rianimato e ricoverato in ospedale, era stato operato per inserire un defibrillatore interno, il quale è però incompatibile con l’attività sportiva di alto livello. Il corridore della Jumbo-Visma ha quindi dovuto dire addio al ciclismo professionistico e, pur ritenendosi fortunato a essere vivo e ad aver potuto assistere alla nascita del figlio pochi giorni più tardi, da allora si chiede, inevitabilmente, il perché gli sia accaduto ciò che gli è accaduto.
“Ho avuto tutta la fortuna del mondo – riconosce comunque Van Hooydonck in un’intervista a NOS – Tutte le persone che dovevano essere lì per tenermi in vita erano lì“. Il malore e l’incidente con l’auto sono infatti avvenuti vicino a una stazione di polizia, presso la quale c’erano diverse persone con formazione medica che hanno potuto soccorrere immediatamente il belga: “Uno è andato a prendere un defibrillatore, qualcun altro ha fatto le compressioni toraciche e qualcun altro ha praticato la respirazione bocca a bocca. Se uno di questi tre operatori sanitari si fosse preso un giorno libero quel giorno, le cose avrebbero potuto essere diverse“.
Quando si è risvegliato in ospedale, il 28enne ha presto capito che la sua carriera ciclistica era finita: “Potevo muovere le braccia, potevo muovere le gambe. Ho chiesto a mio padre [se avrei potuto proseguire la carriera], che di solito è un uomo molto positivo, e lui ha detto: ‘vedremo’. A quel punto ne sapevo già abbastanza“.
Dagli esami ai quali Van Hooydonck è stato sottoposto, i medici hanno notato che il ventricolo destro del cuore era sovradimensionato, un problema che non c’era quando, solo pochi mesi prima, il belga era stato visitato dai medici della Jumbo-Visma: “Di conseguenza, si è sviluppata un’aritmia cardiaca. A dicembre ero stato esaminato dalla squadra e non c’era niente. Non sanno spiegare come ciò abbia potuto svilupparsi in otto mesi“.
Al quel punto, il classe 1995 si è chiesto cosa abbia potuto provocare tale problema: “Forse mi sono allenato troppo? Me lo sono sempre chiesto. Ma non penso che sia questo il motivo. È vero che da dopo lo stop per il Covid c’è un modo diverso di correre. I finali iniziano prima, a volte si corre in condizioni molto difficili. Quaranta gradi e continuiamo a pedalare. Non è salutare”.
L’ormai ex corridore spera quindi che si possa far luce sulle cause del suo malore anche per aiutare gli altri sportivi professionisti, alcuni dei quali (Sonny Colbrelli su tutti, ma non solo) hanno avuto negli ultimi anni dei problemi cardiaci che li hanno costretti a interrompere anticipatamente la carriera: “Vale la pena indagare a fondo. Vorrei saperlo, soprattutto per i miei compagni di squadra e altre persone che praticano sport di alto livello. Affinché sappiano: può succedere questo se fai questo o quello. Ora è un mistero“.
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