Bahrain-Merida, nuove ambizioni per Mohoric: “Voglio dimostrare di poter essere capitano, vorrei provare Pavé e Tour”

Dopo la maturazione, Matej Mohoric dovrà affrontare le difficoltà delle conferme ad alto livello. Finalmente riuscito nel mettere in mostra quello che da lui ci si aspettava dopo i due successi iridati tra juniores e U23, il corridore della Bahrain – Merida ha vissuto quest’anno la sua migliore stagione da professionista continuando una lenta crescita che finalmente sembra poterlo portare dove tutti lo aspettano. A soli 24 anni (compiuti peraltro appena un mese fa), l’enfant prodige sloveno vanta già cinque stagioni ai massimi livelli durante le quali ha ottenuto un totale di dieci successi, ben sette quest’anno.

“Ho 24 anni, quindi il prossimo anno sarà importante per me perché sarà il primo anno in cui avrò un ruolo importante sin dall’inizio della stagione – ammette a cyclingnews – Sono impaziente di arrivarci e non vedo l’ora di dimostrare che sono cresciuto abbastanza per essere un capitano“.

Dopo il trionfo alla Vuelta a España 2017 ha subito iniziato a vincere la stagione successiva, portandosi a casa alcuni risultati prestigiosi come una tappa del Giro d’Italia e l’importante successo al Binck Bank Tour, che, unito al successo al Giro di Germania, ha fatto di lui più di un cacciatore di tappe o corridore da classiche. Nella corsa belga ha mostrato le sue qualità tattiche e di leadership reggendo alla pressione dei più quotati rivali sino alla fine, emergendo per il suo spirito battagliero in più di una occasione.

“La squadra mi voleva dare una possibilità di correre come leader in una breve corsa a tappe, per cui abbiamo pianificato con cura la preparazione per essere al meglio d’estate – spiega – Avere il potenziale per vincere e riuscirci sono due cose completamente diverse. È stato il mio primo tentativo come leader, quindi non avevo la miglior squadra possibile al mio fianco, il che è anche logico. Penso che in futuro la squadra mi supporterà ancora di più nelle corse a cui punto”.

Dimostratosi anche un ottimo gregario, il corridore di Kranj conferma che avrà sempre il doppio ruolo, ben felice di poter continuare a ricambiare il lavoro dei suoi compagni: “Penso di poter essere un buon gregario quando non sono al meglio e un capitano quando serve. Penso sia importanti rispettare i propri compagni e ricompensarli se hanno bisogno del tuo aiuto per vincere. Sono fiero di questo”.

Nel momento in cui finalmente le cose vanno bene, inevitabile anche un pensiero alle difficoltà vissute sinora. Una lunga attesa per arrivare al successo che, con il senno di poi, è stata probabilmente frutto della troppa fretta. “Penso che, forse per ragioni fisiche, passare professionista così presto potrebbe non essere stata l’idea migliore – riflette – Non ero del tutto pronto ed ero ad un livello più basso rispetto agli altri corridori della categoria. Ma ora penso di essere cresciuto sia mentalmente che fisicamente, oltre ad aver guadagnato esperienza. ho solo 24 anni ma la prossima sarà la mia sesta stagione nel WorldTour. Rispetto ai corridori che passano professionisti a questa età ho un grande vantaggio. Ho già corso molte delle corse a cui voglio puntare e ho già fatto tre volte il Giro. Non sono più certo un novellino”.

Corridore che ha mostrato grandi abilità su più terreni, sinora si è messo soprattutto in mostra su percorsi vallonati, con la possibilità di difendersi anche in salite più lunghe (dove dare sfoggio poi delle sue grandi abilità di discesista), ma vuole mettersi alla prova anche sul pavé. “Finora ho corso solo nelle Ardenne, ma ora voglio provare le classiche del pavé – spiega – Spero che il mio programma possa cambiare in modo che possa puntare a Strade Bianche, Milano – Sanremo, Giro delle Fiandre e Parigi – Roubaix. E se faccio bene in primavera potrei essere selezionato per quello che sarebbe il mio primo Tour de France“.

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