Tour de France 2020, la Ministra dello Sport ribadisce: “Porte chiuse, unico modo per sopravvivere. Restrizioni fino a settembre” (Aggiornato)
L’ombra delle porte chiuse torna prepotentemente sul Tour de France 2020. Non è bastata la smentita di qualche settimana fa di Christian Prudhomme, visto che la ministra dello sport Roxana Maracineanu, prima che aveva avanzato in maniera concreta la proposta di correre senza pubblico, è intervenuta nella versione francese di Eurosport per insistere ancora sul tema. Nell’ambito di un discorso più ampio che riguardava anche altri sport, la ministra ha riconosciuto l’importanza di alcuni eventi, tra cui proprio il Tour (fondamentale per l’economia del nostro sport), ma ha sottolineato che fino a nuovo ordine non sarà possibile prescindere dalle porte chiuse.
“Quel che è certo è che lo sport non sarà prioritario nella nostra società – ha sottolineato la ministra – Noi non definiamo il calendario di nessuno sport. Il rugby e il calcio professionistici così come il ciclismo hanno bisogno di eventi sportivi perché ci sono in gioco i diritti tv. Dietro questi diritti TV ci sono molti soldi, che non servono solo agli sport professionistici, ma anche agli amatori, così come ai nostri sportivi di alto livello. Tutti gli eventi che potranno partire si faranno comunque a porte chiuse o con forti misure restrittive, è l’unico modo per far sopravvivere lo sport professionistico e quello amatoriale, fino a nuovo ordine. Bisognerà reinventarsi e immaginare lo sport del domani”.
A livello di tempistiche è difficile darne, ma anche nelle dichiarazioni successive riportate da FranceTV appare evidente che la soluzione delle porte chiuse è tornata prepotentemente sul tavolo vista l’evoluzione del covid-19 nel paese, in cui il numero di decessi sono ormai oltre 21 mila. Per questo dunque la restrizione per i grandi eventi, attualmente imposta sino a metà luglio, “durerà almeno sino a settembre”, ma potenzialmente “fino a ordine contrario o finché non si trovi un vaccino”. La Francia dunque appare pronta a schierarsi sulla stessa linea di Belgio, Germania e Paesi Bassi, che hanno già imposto queste stesse misure sino a tutto il mese di agosto. La Grande Boucle potrebbe dunque essere coinvolta da queste restrizioni perlomeno nelle sue prime frazioni, ma ancora è presto e una cancellazione non è ancora da escludere: “Se non dovesse essere possibile, non sarà la fine del mondo. Sarà sicuramente la fine di molte cose che erano sostenute da questo tipo di eventi come il Tour de France. Se dovessimo saltare un anno, bisognerà reinventarsi”.
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