Bora-hansgrohe, Sagan non esclude il poker iridato: “Niente è impossibile” Per adesso invece niente Liegi e Lombardia
Nel 2017 non lo vedremo più, ma nel 2018 Peter Sagan potrebbe sorprenderci ancora. Impegnato ieri in una conferenza di presentazione della partnership tra il Tirolo Orientale e la sua Bora – hansgrohe, il campione del mondo ha spiegato di voler passare più tempo con la sua famiglia per concludere quest’anno, ma nel 2018, pur potenzialmente correndo un po’ meno per stare con suo figlio, non ha certo intenzione di venire meno al suo status in sella. Anzi, è pronto a rilanciare ulteriormente la sfida, alzando un’asticella che lui stesso ha già posto decisamente in alto.
La storica/leggendaria tripletta iridata potrebbe infatti anche diventare un astronomico, quanto ancor più inatteso, poker. Dopo il Mondiale di Bergen 2017, l’eccentrico slovacco non esclude di poter puntare anche a Innsbruck 2018 (non lontano da dove si teneva la conferenza). “Niente è impossibile – aggiunge alla Gazzetta dello Sport – Domenica il dislivello è stato di 3.600 metri, non siamo mica lontanissimi (sono annunciati 4670, ndr). Con una preparazione adeguata credo di poterci puntare, poi vediamo. Se trovo la condizione come quando alla Tirreno-Adriatico sono arrivato con Nibali…”
D’altro canto arriva invece la rinuncia a Liegi – Bastogne – Liegi e Il Lombardia, per le quali si giudica troppo pesante. “Sono quasi 80 chili – ammette – Non date retta a quelli che dicono 73-74, il mio peso forma varia dai 78 ai 79. Come faccio a vincere quelle corse?“. Servirebbe un colpo di mano, una impresa da fenomeno che, almeno al momento, non è nelle sue intenzioni neanche provare, considerando anche la collocazione in calendario che lo costringerebbe a cambiare la sua consueta preparazione, rinunciando magari anche a corse che invece sono decisamente più nelle sue corde, come Milano – Sanremo e Parigi – Roubaix, nelle quali ha sì brillato, ma senza ancora riuscire ad imporsi. Una volta che ci sarà riuscito (per chiunque altro bisognerebbe usare una frase ipotetica e un verbo al condizionale, ma nel suo caso…) allora potrebbe anche cercare di andare a caccia della cinquina nelle Monumento, ma per adesso ha da fare su altri terreni.
La sua ecletticità – nonché straordinario talento – si nota anche nelle sue passioni. Se è su strada che è diventato infatti quel che ora è, il suo primo amore son le ruote grasse. Quelle sulle quali è stato scoperto, che gli hanno permesso di affinare le sue grandi qualità di guida, e sulle quali ha già dimostrato di tornare volentieri, seppur con un risultato lontano da quanto sperato. A Rio 2016, partecipò infatti alla prova in MTB, a suo dire forse il più divertente giorno di gara in assoluto della sua carriera. Potrebbe dunque nuovamente riprovarci in futuro, se non ai Giochi Olimpici, ad un mondiale. “Magari in futuro, tra 3-4-5 anni cambio specialità e provo a vincere il mondiale marathon di mountain bike“, ammette candidamente durante la conferenza, rilanciando l’ipotesi di un suo ritiro dal professionismo ad una età ancora piuttosto bassa.
“Non so per quanto correrò ancora – aveva infatti spiegato lo slovacco lo scorso novembre – Tre, quattro, cinque, sei anni, nessuno lo può sapere. Così è la vita. Un giorno le cose vanno bene, il giorno dopo vanno male. Un giorno vinci il Tour de France, quello successivo sei a casa”. A saper leggere tra le righe delle molte boutade, il mai banale campione del mondo sembra mostrare di avere una idea abbastanza precisa di cosa vuole fare nel suo futuro, non proprio remoto ormai.
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