Tour de France 2020, Tom Dumoulin sottolinea la necessità di un ritiro in altura: “Senza non è possibile fare classifica”

Tom Dumoulin contento delle nuove date del Tour de France 2020. Il corridore della Jumbo – Visma esprime soddisfazione per il rinvio della Grande Boucle, anche se ammette qualche dubbio rispetto alla preparazione che potrebbe riuscire ad attuare in vista dell’evento. In particolare il suo problema, che sostanzialmente vale per tutti coloro che abitano in nazioni o paesi non di montagna, è la possibilità o meno di svolgere un ritiro in altura. Viste le nuove date della Grande Boucle, in programma dal 29 agosto al 20 settembre, per lui il momento giusto per andarci sarebbe nel mese di luglio, ma è ancora incerto se i confini saranno aperti e se sarà possibile organizzare questo tipo di sessioni visto che in alcuni posti gli alberghi sono stati completamente chiusi e lo resteranno anche dopo quella che è la data annunciata per l’uscita dal lockdown (ad esempio, in Francia, il presidente dalla Repubblica Emmanuel Macron ha annunciato che ristoranti, hotel e bar non riapriranno subito).

Se non sarò in grado di allenarmi sulle Alpi a luglio, non potrò competere per la classifica generale – ammette ad ANP, rilanciato da Wielerflits, il vincitore del Giro d’Italia 2017 – Posso fare allenamenti specifici, correre una corsa di preparazione sarebbe utile ma non fondamentale e senza altura posso fare un buon Tour al servizio della squadra. Ma è fuori questione che possa essere competitivo con i migliori scalatori che possono allenarsi sulle montagne ad Andorra o in Colombia per tre settimane”.

Una considerazione importante che attualmente coinvolge molti corridori, mentre anche Marc Madiot ha espresso per la televisione francese le sue perplessità riguardo la possibilità di organizzare ritiri, ritenendo che per molti sarà dunque impossibile schierarsi al via delle corse con lo stesso livello di preparazione. Un aspetto che ricorda e che va associato con le preoccupazioni di alcuni corridori, in particolare italiani, spagnoli e francesi, riguardo un gap di condizione rispetto ai loro colleghi e rivali, in particolare di Belgio e Paesi Bassi, che invece si allenano regolarmente in strada senza mai aver subito alcuno stop.

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