Pagellone 2021, A-L: Alaphilippe, Bernal, Colbrelli, Evenepoel, Ganna, Jakobsen e tanti altri

Con il 2021 ormai agli sgoccioli e con la stagione agonistica terminata da più di un mese, è giunto il momento di tirare le somme e di valutare i risultati ottenuti nel corso di quest’anno dai corridori del gruppo. In ordine alfabetico dalla A alla Z, la redazione di SpazioCiclismo proporrà quindi come di consueto un proprio voto ai protagonisti (sia in positivo che in negativo) di questa annata, iniziata con qualche difficoltà a causa del persistere della pandemia di coronavirus ma proseguita in maniera sicuramente più regolare rispetto alla stagione precedente. Il Pagellone 2021 ci permetterà così di tracciare una linea di quanto è accaduto in questi mesi ricchi di emozioni e colpi di scena, dalle prime gare di fine gennaio alle ultime di ottobre.

LETTERA A

Jon Aberasturi (Caja Rural-Seguros RGA), 6: Tanti piazzamenti e una buona vittoria nella terza tappa del Giro di Slovenia, ma come accaduto negli ultimi anni il 32enne spagnolo non riesce ancora una volta a trovare l’acuto di qualità. Nonostante questo, le sue prestazioni gli permettono comunque di ottenere un contratto nel WorldTour per la prossima stagione con la Trek-Segafredo.

Pascal Ackermann (Bora-hansgrohe), 5,5: Stagione complicata per il tedesco che conquista sei successi, ma tutti lontano dai grandi palcoscenici. Dopo i grandi trionfi del 2020 per lui un passo indietro, complicato anche dai rapporti improvvisamente tesi con una squadra che invece lo aveva più volte esaltato.

Julian Alaphilippe (Deceuninck-QuickStep), 9: Non gli riesce sempre tutto e subisce alcune sconfitte cocenti, ma quando gli riesce è uno spettacolo. Se il secondo successo iridato consecutivo varrebbe da sé una stagione, tuttavia lui in precedenza aveva già raccolto tre splendide vittorie e numerosi altri piazzamenti in grandi corse, sempre vissute con grande intensità e coraggio. Moschettiere di nome e di fatto.

Giovanni Aleotti (Bora-hansgrohe), 7: Una bella stagione d’esordio per il corridore friulano, che dopo aver corso il suo primo GT cambia passo, andando anche a conquistare le sue prime vittorie da professionista in una estate in cui sfrutta al meglio le occasioni concesse da un team che dimostra di avere fiducia in lui. Corridore di grande talento, lavora con grande intelligenza al servizio del team per costruire il suo futuro.

Joao Almeida (Deceuninck-QuickStep), 7,5: Annata costantemente al ridosso dei migliori, raccogliendo anche i suoi primi successi in mezzo a tanti piazzamenti importanti. Passista-scalatore di grande consistenza, anche capace di giocarsi le sue carte negli sprint ristretti, il portoghese si dimostra anche solido mentalmente, riuscendo a tenere il colpo quando viene costretto a fare da gregario, per poi emergere come l’uomo in grado di risalire la china e confermarsi ad alti livelli sulle tre settimane. Con le sue qualità, il 23enne trova anche spazio per le classiche di un giorno.

Alex Aranburu (Astana-Premier Tech), 7: Stagione costellata di piazzamenti attorno ad una unica vittoria, comunque di rilievo, quella dell’eclettico corridore spagnolo, capace di destreggiarsi tra salite e pavè, facendosi notare anche per un discreto spunto veloce. Dovrà imparare a concretizzare di più in futuro, magari cercando di spendere anche un filo in meno durante la corsa, ma con l’esperienza che sta accumulando è sulla strada giusta.

Fabio Aru (Qhubeka NextHash), 6: L’ultima stagione lo vede più volte tornare a livelli interessanti, soffrendo tuttavia ancora una volta della sfortuna che lo ha condizionato molto in questi ultimi anni.

Kasper Asgreen (Deceuninck-QuickStep), 8,5: Stagione di altissimo livello per un corridore che sa alternare grandi prestazioni di sacrificio al servizio dei capitani a grandi imprese in prima persona. Nel corso del 2021 conferma quelli che sinora sarebbero potuti essere anche solo degli exploit con una primavera straordinaria, culminata con il successo al Giro delle Fiandre, ma mostrando anche una costanza nel corso della intera stagione, ribadendo inoltre anche le sue grandi qualità a cronometro, specialità in cui può issarsi fra i più grandi.

Juan Ayuso (UAE Team Emirates), 8: Dominatore della scena fra i dilettanti, stracciando la concorrenza al Giro d’Italia U23, esordisce subito dopo tra i professionisti dimostrandosi corridore capace di lasciare immediatamente il segno, tanto che ci vuole tutta l’esperienza di Luis Leon Sanchez per impedirgli di vincere la sua prima corsa al terzo tentativo. Complice anche al sfortuna il suo finale di stagione è meno dirompente, ma riesce comunque a farsi notare con buone prestazioni in supporto ai capitani. Il nuovo gioiellino è pronto.

LETTERA B

Andrea Bagioli (Deceuninck-QuickStep), 7: Quanta sfortuna per il talento azzurro che parte subito vincendo, ma poi resta fuori quattro mesi per un problema fisico. La conferma delle sue grandissime qualità arriva anche al suo rientro, con numerosi piazzamenti di spessore, correndo anche una Vuelta a España di alto livello, nella quale conquista numerosi piazzamenti, sfiorando anche la vittoria. Senza intoppi, lo aspetta un 2022 molto promettente.

Davide Ballerini (Deceuninck-QuickStep), 7,5: Nei suoi primi cinque giorni dic orsa della stagione conquista tre vittorie e un secondo posto, poi qualche problema fisico lo rallenta e la sua primavera si complica, riuscendo comunque a dare un contributo alla causa del team. Un prezioso supporto che prosegue con grande dedizione per tutta la seconda parte di stagione, partecipando ad alcune delle più importanti vittorie del team, tra le quali quelle al Tour de France.

Romain Bardet (Team DSM), 7: Più che i risultati, comunque interessanti, è lo spirito battagliero del francese a meritare il riconoscimento. Lasciata la Ag2r La Mondiale in cui ormai stagnava nella sua comfort zone senza riuscire a ripetere i grandi risultati di qualche stagione fa, il grintoso scalatore transalpino cambia completamente programma e va in cerca di nuove avventure, ritrovando la passione e la voglia di lottare. Tornano così anche le vittorie, ma anche l’impressione che può tornare a primeggiare sui grandi traguardi adatti a lui, tanto nei GT quanto nelle classiche.

Warren Barguil (Arkéa-Samsic), 5,5: Qualche sprazzo di classe non basta a salvare la sua stagione, complicata ancora una volta dalla sfortuna. Arrivato per il essere il riferimento assoluto della squadra della sua regione, si conferma un corridore molto più completo di quanto sembrasse inizialmente, ma continua a mancargli quel salto di qualità che a 30 anni ormai compiuti potrebbe anche non arrivare più.

Enrico Battaglin (Bardiani-CSF-Faizanè), 5,5: Con alcuni piazzamenti conferma di poter ancora dire la sua, ma il suo ritorno a casa tutti se lo aspettano diversamente. Purtroppo la fortuna ci ha messo lo zampino e gli impedisce di vivere un anno come avrebbe voluto. Resta comunque una pedina molto importante per una squadra di ragazzi giovani, che in lui possono trovare supporto ed esempio.

Phil Bauhaus (Bahrain Victorious), 7: Come il numero delle sue vittorie quest’anno. La più pesante al Giro di Polonia, le altre equamente divise in corse Pro e .1, ma sono arrivati anche buoni piazzamenti nella massima divisione. Il rimpianto quest’anno è di non aver fatto neanche un GT, ma quando ne ha avuto l’occasione ha sempre risposto presente. Meriterebbe più spazio in una squadra che possa dargli le sue opportunità anche nelle grandi corse, per comprendere finalmente quale è la sua effettiva dimensione.

Samuele Battistella (Astana-Premier Tech), 7: Nella prima parte dell’anno fa fatica, con la sfortuna che lo colpisce al momento peggiore. Non si scoraggia e dopo aver corso il suo primo GT, nel quale coglie un discreto sesto posto come miglior piazzamento nel mezzo di tanto lavoro per il team, la sua stagione cambia volto in estate fino a culminare con un autunno da protagonista e la sua prima vittoria da prof proprio all’ultima corsa. Corridore veloce e resistente, lavora con grande impegno per una gavetta che comincia a dare i frutti sperati.

Manuel Belletti (Eolo-Kometa), sv: L’ultimo anno della carriera lo vede appendere ben pochi dorsali alla sua maglia. Una stagione difficile, condizionata ancora una volta dalla sfortuna che lo costringe a ritirarsi dalle corse più importanti della sua stagione, nella quale coglie alcuni piazzamenti che per uno come lui sono ben poca cosa. Per il resto cerca di dare il suo contributo anche e soprattutto in termini di esperienza in una squadra che ha bisogno anche del suo apporto.

George Bennett (Jumbo-Visma), 5: La settima, e ultima, stagione con la Jumbo-Visma dello scalatore neozelandese è stata tutt’altro che memorabile. La vittoria del Campionato Nazionale a inizio stagione sembrava presagire una buona annata, ma i mesi seguenti sono stati avari di soddisfazioni e una caduta alla Parigi-Nizza ne ha condizionato il rendimento. L’unica corsa in cui è riuscito a distinguersi è stato il Giro d’Italia, concluso all’undicesimo posto soprattutto grazie alla fuga di Bagno di Romagna, tappa conclusa al terzo posto alle spalle di Vendrame ed Hamilton.

Sam Bennett (Deceuninck-QuickStep), 5: Annata da dimenticare per il velocista irlandese. Dopo un 2020 trionfale, quest’anno è stato un calvario soprattutto a causa del tormentato rapporto con il Team Manager Patrick Lefevere. Dopo un buon inizio di stagione con vittorie a UAE Tour e Parigi-Nizza e della Driedaagse Brugge – De Panne la situazione è precipitata dopo l’infortunio al ginocchio procuratosi durante il Giro del Belgio e non comunicato alla squadra e la partecipazione con l’Irlanda agli europei. L’anno prossimo tornerà alla BORA-hansgrohe sperando di lasciarsi alle spalle questa esperienza.

Tiesj Benoot (Team DSM), 5: Un 2021 senza acuti per il talento belga che sembra aver perso lo smalto degli anni migliori. Una buona Parigi-Nizza e il settimo posto alla Liegi non ne fanno un’annata del tutto da dimenticare, ma di certo non è abbastanza per un corridore della sua caratura che ambiva a farsi valere nelle Grandi Corse a tappe e che invece non è riuscito nemmeno a portare a termine il Tour de France.

Egan Bernal (Ineos Grenadiers), 8,5: I problemi alla schiena non sono ancora del tutto risolti, ma il talento del 24enne colombiano riesce a buttarsi alle spalle anche questo problema vincendo con grande merito il Giro d’Italia, con annessi due successi di tappa. Di fatto poi non lo si rivede più fino alla Vuelta, dove paga un po’ di stanchezza che non gli permette di andare oltre il sesto posto. In ogni caso, è riuscito a tenere il livello alto per tutta la stagione.

Liam Bertazzo (Vini Zabù), 7,5: Su strada corre poco o nulla, complici i problemi di un team nel quale era pronto a lavorare per i compagni, ma la sua stagione è incentrata sulla pista. Smaltita la delusione a cinque cerchi, si fa trovare pronto per i Mondiali e non sbaglia, partecipando alla splendida spedizione che conquista l’oro nell’inseguimento a squadre

Alberto Bettiol (EF Education-Nippo), 6,5: Solo 28° in quel Giro delle Fiandre che lo vide trionfare nel 2019, si inventa poi un Giro d’Italia sempre all’attacco condito dal successo di tappa di Stradella al termine di una bellissima fuga. Con la Nazionale disputa un’Olimpiade che lo vede protagonista fino alle battute finali, con soltanto i crampi che riescono a tagliarlo fuori dalla lotta per le medaglie.

Pello Bilbao (Bahrain Victorious), 7: Corridore sempre più solido, questo 31enne basco che fa delle corse a tappe il proprio terreno di caccia prediletto. Vince una tappa al Tour of the Alps chiudendo poi il Giro d’Italia al tredicesimo posto e il Tour de France al nono, dando dimostrazione di grande resistenza. Un gregario prezioso per Landa e Caruso che sa farsi valere anche quando viene chiamato a fare il capitano.

Stefan Bisseger (EF Education-Nippo), 7,5: Tra le nuove leve della cronometro è senza dubbio tra i corridori più interessanti. È quarto agli Europei e settimo ai Mondiali di categoria, ma le più grandi soddisfazioni le raccoglie in linea vincendo una tappa alla Parigi-Nizza e una al Giro di Svizzera partendo da lontano. Il talento di questo ragazzo di 23 anni non è comune e non potrà che migliorare nel corso dei prossimi anni.

Edvald Boasson Hagen (Team TotalEnergies), 5: Il norvegese sembra ormai l’ombra di se stesso. Partito con grandi ambizioni in questa nuova avventura con la TotalEnergies, raccoglie poco o nulla. Anche la grande occasione di tornare al Tour de France non va oltre qualche tentativo di fuga e il ritiro al termine della quindicesima tappa.

Cees Bol (Team DSM), 6: Una vittoria di peso che salva la stagione, ma ci si aspettava indubbiamente di più dopo il bel 2020.

Niccolò Bonifazio (Team TotalEnergies), 6: Costretto ad una prima parte dell’anno a singhiozzo, in estate riesce a ritrovare discrete sensazioni e conquista la sua unica vittoria stagionale, accompagnata da alcuni buoni piazzamenti sparsi. Con più fortuna, può ritrovare la via dei successi pesanti che insegue.

Franck Bonnamour (B&B Hotels p/b KTM), 7: Il 26enne transalpino si impone come uno degli uomini di riferimento della squadra nell’arco dell’intera stagione correndo sempre con grande coraggio e determinazione. Il successo non arriva, ma questo tipico baroudeur francese non ci va lontano, raccogliendo comunque un bel numero di piazzamenti, conquistandosi anche l’affetto del pubblico.

Nacer Bouhanni (Arkéa-Samsic), 6: Non vince, ma ci va vicino davvero spesso, a tutti i livelli, con i tre podi di tappa al Tour de France che rappresentano la conferma di essere un velocista in grado di raggiungere risultati importanti. Complice anche una squadra costruita raramente per supportarlo, gli manca purtroppo tuttavia sempre quel qualcosa (al netto delle polemiche che spesso lo seguono per una fama a volte meritata, pur eccessiva in alcuni momenti).

Gianluca Brambilla (Trek-Segafredo), 6,5: Parte subito vincendo, poi nel corso della stagione raccoglie numerosi piazzamenti a condire un anno in cui il lavoro è soprattutto al servizio dei capitani.

Emanuel Buchmann (Bora-hansgrohe), 6: Stagione con luci e ombre per lo scalatore tedesco che aveva puntato tutto sul Giro d’Italia. Una caduta sulla via di Gorizia però gli ha precluso un bel piazzamento, costringendolo a ritirarsi e a tornare con ambizioni diverse al Tour de France, dove non riesce a fare gran che.

LETTERA C

Victor Campenaerts (Qhubeka NextHash), 7: Sempre meno cronoman e sempre più uomo da classiche, il 30enne belga si conferma corridore generoso, sia quando si tratta di lavorare per i compagni di squadra, sia quando deve muoversi in prima persona. La sua stagione si chiude con un solo successo, conquistato al termine di una fuga nella tappa 15 del Giro d’Italia, diversi interessanti piazzamenti e la consapevolezza di poter migliorare ancora nelle corse di un giorno.

Richard Carapaz (Ineos Grenadiers), 8,5: Anche quest’anno, lo scalatore ecuadoriano dimostra di non aver vinto un Giro d’Italia per caso. In particolare, è di altissimo livello la sua estate, iniziata con il successo finale al Giro di Svizzera, proseguita con un Tour de France chiuso in terza posizione e nel quale è l’unico a provare (almeno inizialmente) a resistere a un super Pogacar, e conclusasi con il capolavoro dello storico oro nella prova in linea delle Olimpiadi di Tokyo.

Hugh Carthy (EF Education-Nippo), 5: Dopo un finale di 2020 sorprendente ci si aspettava un ulteriore passo in avanti da parte dello scalatore britannico, che invece si vede troppo poco durante la stagione, nella quale riesce a lasciare il segno solo in una tappa alla Vuelta a Burgos. Anche al Giro d’Italia, dove partiva con l’intenzione di confermare il podio ottenuto alla Vuelta dello scorso anno, parte bene ma cala con il passare delle giornate, chiudendo all’ottavo posto e piuttosto lontano dai primi.

Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 8,5: Un 2021 da ricordare per il siciliano, che sicuramente vive la stagione migliore della sua carriera. Il secondo posto al Giro, dove nell’ultima vittoriosa tappa in linea riesce anche a mettere i brividi alla Maglia Rosa Bernal, e il successo con un attacco da lontano nella nona frazione della Vuelta sono gli highlights di un’annata nella quale dimostra un’ottima costanza e una (nuova?) consapevolezza nei propri mezzi, non trascurando inoltre di mettersi al servizio dei compagni di squadra in diverse occasioni.

Mattia Cattaneo (Deceuninck-QuickStep), 7: La seconda stagione con il Wolfpack conferma quanto di buono mostrato nel 2020. Il 31enne, infatti, riesce a ottenere buoni piazzamenti per tutto l’anno, correndo soprattutto un ottimo Tour de France (chiuso al dodicesimo posto) nel quale va spesso all’attacco non riuscendo però mai a trovare la vittoria. Vittoria che arriva proprio alla fine della stagione, nella cronometro (disciplina nella quale ha mostrato buoni miglioramenti) del Giro di Lussemburgo, sua ultima gara del 2021.

Remi Cavagna (Deceuninck-QuickStep), 7: Pur non ottenendo grandi risultati a Europei e Mondiali, il transalpino conferma una buona crescita a cronometro, vincendone due e gettando al vento la possibilità di conquistare quella finale al Giro d’Italia. Come sempre, poi, il 26enne non fa mai mancare il suo supporto ai compagni di squadra.

Mark Cavendish (Deceuninck-QuickStep), 9,5: La stagione della rinascita per il velocista dell’Isola di Man, che dopo tre anni senza vittorie (dopo i quali aveva anche meditato il ritiro) torna ad essere grande grazie alla cura Deceuninck-QuickStep. Ben dieci i successi conquistati dal 36enne, la cui impresa più grande quest’anno è sicuramente quella di aver ritrovato quella fiducia (ma anche quella gamba) che sembrava persa nelle scorse annate. A livello sportivo, invece, è sicuramente da sottolineare l’aver raggiunto Eddy Merckx in cima alla classifica dei corridori con più tappe vinte al Tour de France, con l’obiettivo di superarlo nel 2022.

Clement Champoussin (Ag2r Citroën), 7: Il questa stagione, il 23enne ha iniziato a mettere in mostra quanto di buono fatto vedere tra gli Under-23. Dimostrando una buona costanza per quasi tutto l’anno, lo scalatore transalpino dimostra di poter ottenere risultati sia nelle corse di un giorno che nelle gare a tappe; ed è proprio in una di queste ultime che conquista la sua prima vittoria tra i professionisti, imponendosi nell’ultima tappa in linea della Vuelta.

Esteban Chaves (Team BikeExchange), 6,5: Un unico lampo, in una tappa della Volta a Catalunya, ma una stagione nel complesso sicuramente migliore rispetto a quelle precedenti. Un’annata alla fine discreta e nella quale il 31enne è riuscito anche a mostrare un po’ più di regolarità, cosa che non sempre gli è riuscita in passato.

Giulio Ciccone (Trek-Segafredo), 6,5: In mezzo a tanta sfortuna, mostra sprazzi delle sue qualità, che si vedono soprattutto durante le prime settimane di Giro e Vuelta. In entrambi i casi, però, non riesce a capitalizzare quanto messo in mostra proprio a causa della malasorte, che lo priva di un potenziale piazzamento di vertice in un GT.

Davide Cimolai (Israel Start-Up Nation), 6,5: Tanti piazzamenti e consistenza, in particolare al Giro d’Italia, dove finisce sul podio per tre volte e rimane in lotta fin quasi all’ultimo per la Maglia Ciclamino. Alla fine, però, non arriva l’acuto che avrebbe potuto rendere la sua stagione un po’ più positiva.

Sonny Colbrelli (Bahrain Victorious), 9: Senza timori di esagerare, la stagione del bresciano si può riassumere con una sola parola: fantastica. Un’annata di altissimo livello nella quale, a 31 anni, l’ex Bardiani dimostra di aver raggiunto la piena maturità e di potersela giocare alla pari con alcuni dei migliori corridori del mondo. Oltre gli otto successi, tra i quali spiccano sicuramente quelli ottenuti al Campionato italiano, agli Europei e alla Parigi-Roubaix (primo italiano a vincerla dopo più di 20 anni), è soprattutto da sottolineare questa consapevolezza, quella di poter essere stabilmente tra i migliori. L’obiettivo (non facile) è quindi ora quello di confermarsi.

Simone Consonni (Cofidis), 8,5: Tanto lavoro per la squadra per il 27enne, ma anche risultati in prima persona, con piazzamenti al Giro d’Italia (quarto a Gorizia e secondo a Stradella) e in altre corse della stagione. Sempre pronto a sacrificarsi, soprattutto per la causa di Elia Viviani, le soddisfazioni maggiori per lui arrivano dalla pista, dove con il quartetto dell’inseguimento a squadre conquista un oro alle Olimpiadi e uno ai Mondiali, manifestazione questa dove vince anche anche la medaglia d’argento nella Madison assieme a Michele Scartezzini.

Valerio Conti (UAE Team Emirates), 6: Due sprazzi per salvare una stagione nella quale il corridore romano non riesce a mettersi molto in mostra. I due secondi posti, al Giro dell’Appennino e al GP di Lugano, sono gli unici piazzamenti di un’annata nella quale il 28enne si mette soprattutto al servizio dei compagni di squadra. Il trasferimento in Astana il prossimo anno potrebbe dargli più spazi.

Bryan Coquard (B&B Hotels p/b KTM), 5,5: Per la prima volta in carriera non ottiene successi, e nonostante tantissimi piazzamenti durante tutto l’anno, non appare quasi mai in grado di battere gli altri velocisti, anche quelli non di primissima fascia.

Magnus Cort Nielsen (EF Education-Nippo), 7,5: Tra i migliori della sua squadra in questa stagione, il danese si conferma corridore poliedrico, capace di vincere su tanti terreni diversi. Durante l’anno dimostra anche una buona continuità, cosa che gli permette di alzare le braccia al cielo cinque volte, tre delle quali alla Vuelta a España, diventata ormai il suo terreno di caccia preferito.

Benoit Cosnefroy (Ag2r Citroën), 7,5: Partito male a causa soprattutto di alcuni problemi fisici, il 26enne francese riesce a mettere in mostra le sue qualità e il suo talento nella seconda metà della stagione, quando conquista la Bretagne Classic battendo allo sprint il campione del mondo Alaphilippe e ottiene la medaglia di bronzo nell’esigente prova in linea dei Campionati Europei.

Rui Costa (UAE Team Emirates), 6: L’ex campione del mondo si vede poco in prima persona, con i migliori risultati della stagione che vengono fatti registrare in Svizzera tra Romandia, GP Gippingen e quel Giro di Svizzera conquistato già tre volte in carriera, ma il portoghese ottiene sicuramente la sufficienza visto il tanto lavoro fatto per il team.

Alessandro Covi (UAE Team Emirates), 7: Tra i giovani italiani più interessanti, il 23enne sfiora il successo in più occasioni e, pur non riuscendo mai ad alzare le braccia al cielo, dimostra di cavarsela più che bene su terreni diversi, confermandosi un corridore da tenere d’occhio nei prossimi anni. Con il rinnovo fino al 2024, la squadra dimostra di avere fiducia nel fatto che il suo talento possa sbocciare.

LETTERA D

Victor Lafay (Cofidis), 7: La vittoria di tappa a Guardia Sanframondi al Giro d’Italia vale una stagione per un corridore come lui. Oltre a questo risultato, arriva anche qualche piazzamento sparso qua e là, come il quarto posto finale alla Volta Valenciana, il terzo alla Arctic Race of Norway e il sesto ai campionati francesi, a conferma di un talento in crescita.

Yves Lampaert (Deceuninck-QuickStep), 7: Tanta sfortuna non gli permette di essere sempre protagonista, ma la stagione 2021 è anche quella in cui il belga conferma di essere ormai uno dei più forti sul pavé, come dimostrano i buoni piazzamenti nelle classiche del Nord e il quinto posto alla Parigi-Roubaix nonostante tre forature. Quest’anno per lui arrivano anche due vittorie, con il successo al campionato nazionale a cronometro davanti a Remco Evenepoel che si aggiunge alla settima tappa del Tour of Britain.

Mikel Landa (Bahrain Victorious), sv: La sua annata parte bene con il terzo posto alla Tirreno-Adriatico, ma sul più bello si rompe e non si riaggiusta praticamente più. Dopo il ritiro al Giro d’Italia, infatti, il basco torna in gara vincendo la Vuelta a Burgos, ma è solo un’illusione: alla Vuelta a España uscirà presto di classifica, finendo per ritirarsi nel corso della diciassettesima tappa dopo aver provato ad andare in fuga. Vederlo poi staccarsi sul Bondone in occasione dei Campionati Europei è l’immagine di una stagione per lui da dimenticare.

Christophe Laporte (Cofidis), 7,5: Si piazza con continuità in tutta la stagione, durante la quale mantiene quasi sempre una buona condizione ottenendo quattro vittorie e un’infinità di secondi posti a tutti i livelli, che ne confermano la crescita e la competitività su più fronti. Da segnalare in particolare il sesto posto alla Parigi-Roubaix: ormai il francese è competitivo anche sui più grandi palcoscenici, e nei prossimi anni potrebbe fare un percorso “alla Colbrelli” che lo porti a lottare per un grande traguardo.

Pierre Latour (Team TotalEnergies), 6,5: In gara è sempre presente con il suo spirito combattivo, si piazza spesso e vince una tappa alla Vuelta Asturias. Al Tour de France, però, da uno come lui ci si aspettava sicuramente di più, tenendo conto che inizialmente la squadra lo aveva portato con ambizioni di classifica: una pecca in una stagione che, tuttavia, può sicuramente essere considerata migliore rispetto alle ultime due.

Juan Pedro Lopez (Trek-Segafredo), 6,5: Il giovane scalatore spagnolo inizia pian piano a far intravedere le sue qualità. Durante la stagione non ottiene risultati particolarmente rilevanti, ma è certamente positiva la sua Vuelta a España, durante la quale dimostra una buona costanza che lo porta a chiudere in tredicesima posizione.

Miguel Angel Lopez (Movistar), 6: Il suo voto è una media: per i risultati ottenuti meriterebbe sicuramente di più, ma la testa lo penalizza. Inizia tardi la sua stagione a causa del Covid e il debutto avviene solo a fine aprile al Giro di Romandia. Per vincere dovrà però attendere poco, conquistando una Vuelta Andalucia priva di grandi nomi al via. Vince anche sul Mont Ventoux, ma non quello del Tour de France, dove, causa anche la sfortuna, non riesce a farsi notare. Poi, partecipa alla Vuelta a España, dove corre bene fino al fattaccio della diciannovesima tappa. Come considerare la sua gara? Da una parte è sempre stato presente nelle tappe di montagna, vincendo anche la tappa regina de l’Alto de Gamoniteiru; dall’altra ha concluso nel modo più brutto possibile, con un ritiro che gli preclude la top 10 finale e lo porta a rompere con la squadra.

Alexey Lutsenko (Astana-Premier Tech), 7,5: Altra ottima stagione per il kazako, che è sempre di più l’uomo di punta della squadra e dell’intero movimento nazionale, altrimenti non brillante. Ottiene due vittorie, una delle quali a fine anno in Italia alla Coppa Agostoni. Ma è soprattutto al Tour de France che supera le aspettative di tutti, arrivando settimo nella generale alla prima occasione nella quale prova a fare classifica in un GT. Che la sua forma fosse ottima lo si era comunque capito già al Delfinato, chiuso al secondo posto dietro a Richie Porte per soli 17″ dopo aver conquistato la cronometro e aver tenuto la maglia di leader per un giorno.

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